Roma, domenica 26 maggio 2019 – Il Rolex Gran Premio Roma oggi pomeriggio in Piazza di Siena ha visto tra i partenti alcuni binomi di primissimo livello. Detto che oggigiorno qualunque Gran Premio – anche il più difficile, come questo di Roma – può trovare il suo vincitore all’interno di una rosa molto ampia di cavalieri, tra gli addetti ai lavori i pronostici erano orientati in direzioni abbastanza precise.
Lo svedese Henrik von Eckermann e il tedesco Daniel Deusser erano tra i più accreditati, soprattutto perché in sella ai loro cavalli numero uno (Mary Lou e Tobago Z); lo svedese Peder Fredricson per il suo valore immenso di cavaliere, anche se il suo cavallo attualmente più competitivo era stato destinato alla Coppa delle Nazioni (Christian K); Steve Guerdat, che però proponeva un soggetto – Venard de Cerisy – non ancora in possesso di molti risultati in gare di questo livello, sebbene il fuoriclasse elvetico vi riponga molta fiducia; Cian O’Connor con la favolosa Irenice Horta, cavalla che Lorenzo de Luca aveva impegnato nel Campionato del Mondo di Tryon l’anno scorso chiudendo al 7° posto (e da lui definita uno dei migliori cavalli mai montati… ), ma da poco tempo sotto la sella del cavaliere irlandese e quindi – si pensava – non ancora perfettamente in sintonia con lui; Kent Farrington che in sella a Gazelle può vincere qualunque gara, e per l’appunto già vincitore con lei ieri di un difficilissimo Trofeo Loro Piana: improbabile ripetersi a questo livello, però i due insieme ci hanno abituato a imprese davvero estreme; Lorenzo de Luca, campione uscente avendo vinto questo GP nel 2018, con un Ensor de Litrange che aveva chiuso venerdì la Coppa delle Nazioni con una prestazione magnifica… Ecco, si pensava che con buone probabilità il vincitore sarebbe stato tra questi campioni, fermo restando il principio di partenza: cioè che la qualità di cavalli e cavalieri oggi è talmente elevata che la rosa dei papabili è davvero molto ampia.
Ha vinto Daniel Bluman su Ladriano Z. Ed è un risultato molto coerente con le prestazioni offerte da questo binomio – e con i risultati ottenuti – nei Gran Premi disputati nel corso del 2018 e di questa prima parte di 2019, prevalentemente nel circuito statunitense di Wellington. Quindi nessuno stupore… Daniel Bluman è nato nel 1990 in Colombia (e per il suo Paese natale ha disputato ben due Olimpiadi, oltre a due Campionati del Mondo), ma dall’inizio del 2017 è divenuto israeliano di nazionalità sportiva, entrando così a far parte di un gruppo di cavalieri che sotto la guida del tecnico olandese Hans Horn cercherà di ottenere la qualifica per la partecipazione ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020: cavalieri prevalentemente ‘stranieri’ (le ex statunitensi Ashlee Bond e Danielle Goldstein, quest’ultima non presente a Roma, l’ex francese Robin Muhr, ai quali si aggiungono i nativi israeliani Elad Yaniv e Dan Kremer), i quali tuttavia compongono una squadra che Israele può schierare per la prima volta nelle Coppe delle Nazioni e nei campionati internazionali. E due binomi come Danielle Goldstein/Lizziemary e Daniel Bluman/Ladriano Z sono di assoluto valore…
Il bilancio dei nostri non può che essere positivo. Molto positivo. Certo: lo scorso anno avevamo ottenuto una vittoria inebriante grazie a Lorenzo de Luca e Halifax van het Kluizebos, ma non bisogna mai dimenticare che il nostro è uno sport in cui si ‘perde’ molto più di quanto si vinca: vale per tutti, salvo casi eccezionali normalmente caratterizzati da cavalli di rendimento per l’appunto eccezionale. Le variabili che devono essere coordinate per arrivare alla vittoria sono infinite, e non tutte sempre sotto il controllo del cavaliere: questo vale in riferimento al risultato, cioè al posto che si occupa in classifica. Ma il valore della prestazione non è sempre collegato al risultato… Oggi per esempio Giulia Martinengo Marquet su Elzas, Luca Marziani su Tokyo du Soleil, Emanuele Gaudiano su Chalou e Alberto Zorzi su Danique hanno portato a termine prestazioni bellissime. I doppi netti infine sono stati solo tre, e Gaudiano e Zorzi con un errore in prima manche (così come altri sei concorrenti che invece per la seconda si sono qualificati) sono stati esclusi dalla successiva frazione solo per non aver avuto un cronometro sufficiente a farli rimanere nei primi undici: parliamo di decimi di secondo… Tutti loro possono ovviamente rammaricarsi di qualcosa, a voler essere molto pignoli: Luca Marziani per esempio è uscito dal campo con un’espressione non troppo soddisfatta sul volto, ma passato il nervoso per quell’errore commesso in seconda manche dopo il magnifico netto nella prima (solo quattro gli zeri nel primo giro… !) nel campione d’Italia non può che essere rimasta la precisa consapevolezza di aver fatto un GP in realtà positivo. Alberto Zorzi può recriminare per un maledetto errore sull’ultimo ostacolo della prima manche al termine di un percorso stupendo: ma aver condotto una Danique a un ‘quasi’ zero non può che essere motivo di gioia. Giulia Martinengo Marquet invece di rammarico non dovrebbe proprio averne: questo era il primo Gran Premio di così alto livello della vita di Elzas, e averlo chiuso arrivando in seconda manche per infine classificarsi al 5° posto… beh, equivale a una vittoria.
LA CLASSIFICA DEL ROLEX GRAN PREMIO ROMA
http://www.livejumping.it/ShowJumping/AR24819/Classifica11.pdf