Bologna, 19 agosto 2018 – Ieri era il giorno del suo compleanno: Piergiorgio Bucci è infatti nato il 18 agosto del 1975, a L’Aquila. Il nostro cavaliere ha compiuto dunque 43 anni. Tanti? Pochi? Lui si sente così…
«Mi guardo indietro per fare il punto della situazione e scopro di sentirmi come se avessi ancora vent’anni, e invece è passato un bel po’ di tempo… Da un certo punto di vista sono consapevole di avere un buon bagaglio di esperienza, da un altro punto di vista mi creo da solo un bel po’ di pressione perché sento di dover dare qualcosa di più a questo sport… sono i momenti in cui penso che sia giunta l’ora in cui io mi dia davvero da fare una volta per tutte… ».
Beh, non che fino a oggi lei non si sia dato da fare…
«Sì, però ci vuole qualcosa di più… Comunque sono ottimista: quando si fanno le cose giuste e si lavora sodo, prima o poi la situazione gira nel modo giusto».
E il suo 2018 come è… girato?
«Come non avrei mai immaginato. Mi sento in qualche modo vittima di una stagione molto particolare, una stagione che pensavo si sarebbe sviluppata in modo completamente diverso da come poi è realmente accaduto. Ma con i cavalli lo sappiamo che purtroppo può andare anche così… Comunque, io ho dato il massimo, adesso non è finita, manca ancora il mese più importante, e poi vedremo… ».
Una delle cose che probabilmente non si sarebbe aspettato sono stati i problemi di Casallo…
«Esatto. Casallo è uno dei motivi della mia stagione riuscita solo a metà. Quando all’inizio dell’anno sono stato invitato in una delle squadre della Global Champions League sapevo comunque di dover portare avanti sia l’impegno con la nazionale italiana sia con la squadra del Global: ma in quel momento avevo cinque cavalli in grado di saltare in Gran Premio, tra i quali i più importanti erano Casallo e Catwalk. E poi mi sono venuti a mancare entrambi… Casallo è rientrato dal grave infortunio patito ad Aquisgrana nel 2017: ed è rientrato perfettamente a posto. Ma poi a Saint Tropez su quello stesso tendine ha riportato un’altra piccola lesione e si sa come vanno queste cose nei cavalli di una certa età: dove il tendine si ripara diventa più rigido e quindi più fragile. Per fortuna me ne sono accorto all’istante: conosco Casallo come le mie tasche e l’ho sentito muoversi un filo meno bene del normale. Così l’abbiamo subito controllato, fortunatamente: ci avessi saltato sopra chissà cosa sarebbe successo… Quindi l’abbiamo fermato nuovamente: ha fatto un mese di box e di piccole passeggiate a mano, poi un altro mese di leggero movimento. Adesso sta lavorando quasi normalmente, ma queste sono cose che partono da un mese e finiscono dopo cinque… Insomma: Casallo era prontissimo per rientrare al suo livello, ma si è fermato proprio in quel momento».
Catwalk ha avuto invece una storia molto particolare: sembrava completamente perduto per lo sport, poi dopo due anni è ritornato ma proprio quando sembrava che tutto stesse andando per il meglio…
«Si è fermato di nuovo, sì. Catwalk era tornato in piena forma, sotto tutti i punti di vista. Lo Csio di Rotteram quest’anno era l’ultimo dei concorsi che avevo pianificato per il suo completo recupero secondo un programma rispettato al meglio. Poi Aquisgrana, questa benedetta Aquisgrana dove sembra che ogni anno io ci debba lasciare un cavallo… Il primo giro della Coppa delle Nazioni non l’ho terminato, mi sono ritirato quando ho sentito che qualcosa non stava andando per il verso giusto… Sentivo che Catwalk si riceveva dal salto in modo un po’ strano… E nel secondo percorso la stessa cosa».
Ma avendo avuto una sensazione di quel tipo non è stato un azzardo fare anche il secondo percorso?
«Ma sì, certo, con il senno di poi ovviamente non sarei rientrato. Il fatto è che abbiamo guardato il cavallo trottare e ritrottare, e lui si muoveva bene quindi siamo stati lì a decidere se andare o non andare… Certo, sarebbe stato meglio non partire perché comunque il risultato della squadra era ormai compromesso, però si sperava sempre… magari un buon risultato ci avrebbe evitato l’ultimo posto… insomma, purtroppo le Coppe… quando sei in squadra si cerca sempre di fare di tutto, questo è il fatto. Alla fine sia Duccio Bartalucci sia il veterinario hanno lasciato a me la decisione, e io sinceramente speravo fosse una cosa da niente… ».
Comunque al di là delle defezioni la sua scuderia quest’anno si è presentata fornita come mai in precedenza perché oltre a Casallo e Catwalk ci sono anche Driandria, Diesel GP du Bois Madame e Deniro, tutti cavalli con i quali lei ha saltato sia in Coppa delle Nazioni sia in Gran Premio.
«Per questo all’inizio dell’anno pensavo che la mia stagione sarebbe stata ben diversa… Purtroppo quando vengono a mancare quelli che si considerano i numeri uno va a finire che si mette un po’ troppa pressione sui cavalli che sono meno pronti, che magari avrebbero avuto bisogno di un po’ più di tempo, e così poi arrivano dei concorsi con risultati meno positivi».
Diesel è il cavallo con il quale lei tra un mese farà parte della squadra azzurra nel Campionato del Mondo di Tryon, un cavallo di 9 anni: secondo lei dopo una stagione come questa l’anno prossimo migliorerà ulteriormente?
«Ma lui di percorsi netti e di buone gare ne ha fatte tante, penso allo 0/4 di Amburgo, allo 0/0 di Estoril, al 4/0 di Falsterbo… aveva preso una piega super. La scelta un po’ meno azzeccata è stata quella di andare a Hickstead: sia perché un campo del genere per un cavallo che non ci è mai entrato non è affatto facile, e poi perché la sfortuna ha voluto che beccassimo quella giornata terribile di pioggia… Ecco, lì si è rotto quel sottile equilibrio… Diesel è un cavallo che ha un’iniziativa veramente fuori dal normale: bisogna sempre gestire il suo impulso senza mai mettere le gambe, anzi, bisogna cercare di tenerlo tra mani e gambe fino alla fine perché il rischio è che acceleri e affretti il salto, questa è la sua difficoltà e la sua prerogativa. E a Hickstead un po’ per un terreno talmente allentato dalla pioggia che ci si affondava fino ai nodelli, un po’ per un campo che tra salite e discese mette un certo timore nei cavalli che non lo conoscono e che possono quindi temerlo un po’… insomma, per tutte queste ragioni ho dovuto montare mettendo più pressione del solito. Le conseguenze si sono poi viste a Dublino soprattutto nel primo giro: nel secondo è andato tutto meglio, ho cambiato l’imboccatura, le cose sono migliorate».
In effetti Diesel sembra essere un cavallo potenzialmente fenomenale…
«Lo è. Non è il cavallo più facile del mondo, ecco, questo sì, anche per il fatto che è molto verde, poverino… in pochi mesi si è ritrovato a fare delle cose spaziali, però è vero, potenzialmente ha un margine di miglioramento almeno del 30 per cento, sicuro. Con l’esperienza i cavalli poi imparano a tenersi un po’ più da soli, a stare un po’ più indietro nei salti, lui delle volte si butta nell’ostacolo proprio come un bambinone ancora… ».
Quindi nel 2019 Diesel sarà per lei un vero numero uno…
«Se continuerò a montarlo io… Il cavallo è di proprietà di un commerciante e non è un mistero per nessuno che se arriva la proposta giusta sarà venduto. C’è già un po’ di gente che gli sta dietro… ».
Però non è detto…
«Ah, certo! Non è detto. Finché il cavallo c’è… ».
Parliamo di Campionato del Mondo…
«Adesso vado a fare il cinque stelle di Bruxelles questo prossimo fine settimana, l’ho chiesto io a Duccio Bartalucci di fare un altro concorso perché voglio la conferma del secondo giro di Dublino. Il primo percorso di Dublino mi ha insegnato delle cose e adesso a Bruxelles voglio la conferma di questo. Prima di fare il Campionato del Mondo. Detto ciò, io sono molto fiducioso per Tryon sul rendimento del mio cavallo».
La squadra è praticamente fatta, ma c’è ancora un filo di incertezza legata alla eventuale presenza di Alberto Zorzi con Fair Light van het Heike…
«Se per Alberto fosse possibile esserci nessun problema per me nel farmi da parte. L’interesse di tutti noi cavalieri italiani è che nel Campionato del Mondo di Tryon si riesca a conquistare la qualifica per le Olimpiadi: non importa chi lo farà, l’importante è farlo!».
Lei è il veterano del gruppo per numero di presenze in squadra e per ben quattro Campionati d’Europa. Però tra tutte le sue gare non c’è il Campionato del Mondo… Che sensazione sta provando adesso: che la gara si chiami ‘del mondo’ e non ‘d’Europa’ cambia le cose?
«Sinceramente no. Mi rendo conto che non l’ho mai fatto e che quindi quello di Tryon sarà il primo, ed è una cosa bella, però dal punto di vista della preparazione mentale e della pressione secondo me è la stessa cosa».
Lei ha vissuto molte situazioni della squadra azzurra in tanti anni di gare e di cavalli. Come giudicherebbe la stagione 2018 rispetto a quelle trascorse in passato?
«Quella di quest’anno è stata indubbiamente una stagione particolare. Ci sono venuti a mancare troppi cavalli di altissimo livello. Però ne abbiamo trovati altri su cui puntare forte l’anno prossimo. Diciamo che abbiamo limitato i danni in Coppa delle Nazioni riuscendo tuttavia a garantirci la Prima Divisione anche per il 2019, e nel contempo abbiamo creato un buon gruppo per il futuro con cavalli che stanno crescendo. Però è stato un anno difficile, sono mancati troppi cavalli importanti tutti insieme, tutti nello stesso momento… Ensor de Litrange, Armitages Boy, Ares, Casallo, Catwalk, Fair Light, Cornetto… sono cavalli la cui mancanza in blocco danneggerebbe qualsiasi nazione del mondo, figuriamoci l’Italia! Ma noi siamo comunque riusciti a salvarci: quindi un anno difficile, sì, ma un anno molto importante».
Quest’anno per la prima volta lei ha fatto sistematicamente il circuito Global. Che considerazioni ne ha tratto?
«Esperienza eccezionale. Concorsi di livello esasperato nel positivo. Ti fanno crescere tantissimo. È anche grazie al Global se oggi ci troviamo a parlare di un cavallo come Diesel per il Campionato del Mondo. Certo, ci vuole un buon gruppo di cavalli per tenere il ritmo, perché sono tanti concorsi e in ogni concorso c’è comunque da montare due cavalli da Gran Premio. Però avendo i cavalli è un’esperienza spettacolare. Senza poi tener conto del fatto che esiste la possibilità di vincere davvero una grande quantità di denaro».
La sua situazione di vita in Olanda?
«Beh, negli ultimi due mesi sono stato in Olanda quattro giorni… ! Ma è un Paese dove si vive benissimo. Sono davvero molto contento di stare lì, la comodità di essere al centro dell’Europa è impagabile. Non è certamente il posto dove voglio invecchiare e dove voglio finire la mia carriera… io spero sempre di trovare un giorno la scusa e la forza e l’aiuto di qualcuno per poter rientrare in Italia, però per adesso sto bene in Olanda. Pensando all’Italia… ».