Bologna, mercoledì 4 settembre 2024 – Intanto una prima bellissima notizia: Piergiorgio Bucci dopo una stagione maledetta che l’ha visto martoriato da incidenti e infortuni è adesso pienamente recuperato. Non da oggi, ovviamente: però intercettarlo nel passaggio da una formidabile prestazione domenica 1 settembre nel Gran Premio dello Csi a cinque stelle di Roma – quattordicesima tappa del Longines Global Champions Tour 2024 – e la partenza alla volta di Varsavia dove comporrà domenica 8 settembre la squadra azzurra in gara per la finale del circuito di Coppa delle Nazioni della Eef… beh, dimostra che le cose hanno ripreso il regime della normalità. Certo, sì: perché per un cavaliere della sua capacità e bravura questa è la normalità…
Il Gran Premio Global di domenica a Roma è stata la gara più difficile e importante per Hantano fino a oggi?
«Assolutamente sì. Non è stato in realtà il suo primo GP a cinque stelle perché uno l’avevamo già fatto a Wellington: ma io avevo appena ripreso dopo il mio infortunio e Hantano non era veramente pronto per un impegno del genere, anche se non se l’è cavata affatto male».
La gara a Roma è stata magnifica, nonostante quello scarto in barrage…
«Eh sì… bellissima. Devo onestamente ammettere che sono deluso dal risultato, ma contentissimo della prestazione di Hantano. Era veramente tanto tempo che non finivo così bene un Gran Premio di quel livello: direi esattamente un anno perché poi ho avuto tutti i miei problemi fisici ed essendo stato fermo a lungo ho perso molte posizioni nella computer list e quindi di cinque stelle non ne ho più fatti… Lunedì mattina mi sono svegliato provando una bellissima sensazione! Però nello stesso tempo l’amarezza è stata tanta per il risultato perché io quel Gran Premio lo volevo vincere: non so dire se senza quello scarto sarei stato effettivamente primo alla fine, però di certo non molto lontano perché Hantano è un cavallo molto veloce».
Per lei però non sarà stata una sorpresa un rendimento del genere da parte di Hantano…
«No certo. In giugno nel GP a quattro stelle di Opglabbeek ci siamo classificati al 2° posto dietro Kent Farrington: d’accordo, c’era una stella in meno e un montepremi inferiore ovviamente, ma la gara in sé è stata molto difficile e soprattutto in barrage c’è stato un numero di avversari superiore a quello di Roma, e tutti molto forti… Da lì ci ho creduto davvero e per questo mi interessava molto la possibilità di una conferma in un cinque stelle importante: ed eccola domenica scorsa».
Quali sono ora le prospettive agonistiche per Hantano e per lei?
«Principalmente recuperare posizioni nella computer list: partecipare alla finale Eef di Varsavia per me è una gioia come sempre quando si tratta di battersi per l’Italia, ma in questo caso sarà utilissimo anche per conquistare punti nel ranking mondiale. Dopo Varsavia spero di poter fare qualche tappa di Coppa del Mondo perché sono sicuro che Hantano può essere molto competitivo in quel contesto».
Poi c’è Cochello…
«Una specie di miracolo… ! Ho perfino timore nel dirlo, nel senso che io lo avevo quasi ritirato ma effettivamente sembra essere tornato in forma più di prima: a Varsavia con lui farò le gare più grosse e se torna a casa senza problemi vuol dire averlo davvero recuperato, cosa che nessuno si sarebbe aspettato. Un soggetto come lui dietro a un cavallo come Hantano vuol dire poter disporre di una risorsa preziosissima, a tutto vantaggio di entrambi».
Se dovesse fare una graduatoria tra tutti i più importanti cavalli da lei montati, Hantano dove lo collocherebbe?
«Mah… diciamo che se si confermerà su questi livelli lo metterei subito dopo quel fenomeno di Casallo Z, il quale rimane il vertice assoluto. Hantano è un cavallo che ha veramente tutto».
Quindi il 2025 potrebbe essere l’anno della sua consacrazione?
«Io credo di sì. Anche perché lui era di proprietà di una mia allieva, l’amazzone canadese Karina Frederiks: lei è stata bravissima nel permettermi di rilevarne la metà e quindi adesso possiamo puntare a mantenere il cavallo nella mia scuderia e avere così belle prospettive per l’anno prossimo».
Mantenere… nel senso di non vendere?
«Esatto, sì».
La vendita dei migliori cavalli originariamente nella disponibilità dei cavalieri italiani è diventato l’incubo del nostro salto ostacoli…
«Dico una cosa. Io adesso ho un cavallo di 6 anni a casa che non ha fatto ancora nulla: mi stanno facendo delle offerte esagerate senza averlo mai visto solo perché è approvato come stallone ed è figlio della cavalla di Julien Epaillard, Dubai du Cedre. Io ho avuto la fortuna e anche la pazzia di comperarlo a 3 anni e al momento sto resistendo a tutte le richieste: ma per la gestione della mia scuderia e della mia attività io di media ho una spesa annua di 800, 900 mila euro, ma se dicessi un milione non sbaglierei di molto… e mi mantengo da solo. Se capita il momento in cui non posso montare a causa di un infortunio come è successo l’anno scorso e in tre mesi vado giù di 200 mila euro… beh, allora come si fa a non vendere quando arrivano offerte pazzesche? Al momento posso permettermi di resistere a tutte le richieste, ma è evidente dove stia il problema».
E dove sta il problema… ?
«Di certo non nei cavalieri. Chi continua a sostenere che i cavalieri italiani non sono all’altezza si sbaglia di grosso. Ma di grosso… E lo dico perché oggi credo di essere una persona e un cavaliere che può permettersi di non avere dubbi su questo. Io adesso ho 49 anni, ho alle spalle una certa carriera e alcune cose credo di poterle dire… Ho fatto parte di due grandi cicli, quello del 2009 quando abbiamo vinto la finale mondiale del circuito di Coppa delle Nazioni a Dublino e subito dopo la medaglia d’argento nel Campionato d’Europa con in squadra un binomio portentoso come quello composto da Natale Chiaudani e Seldana oltre a Giuseppe D’Onofrio con Landzeu, Juan Carlos Garcia con Hamilton de Perhet e il sottoscritto con Kanebo, poi quello del 2016/2019 quando abbiamo vinto Coppe delle Nazioni e GP importantissimi con cavalli del calibro del mio Casallo Z, di Ensor de Litrange, di Cornetto, Fair Light van het Heike, Tokyo du Soleil… Ecco: cavalieri come quelli che ho citato e poi come Lorenzo de Luca, Alberto Zorzi, Emanuele Gaudiano, Emanuele Camilli, Giulia Martinengo Marquet, Bruno Chimirri, Massimo Grossato, Luca Marziani solo per dirne alcuni, tra i quali mi ci metto anche io… non sono secondi a nessuno. A nessuno! Lo conferma il fatto che quando i cavalli li abbiamo avuti i risultati sono arrivati, lo abbiamo dimostrato in campo, non a parole. Ieri mio fratello mi ha mandato un messaggio per dirmi che Hantano è il diciottesimo cavallo tra quelli che ho classificato nei primi dieci posti di un GP a cinque stelle. Mi ha fatto impressione questa cosa… ma sei sicuro, gli ho risposto… non lo avrei mai immaginato… Tecnicamente e agonisticamente parlando noi i cavalli li sappiamo creare e sappiamo portarli ad alto livello: il problema è riuscire a tenerli. Il problema è che bisognerebbe avere sponsor o proprietari in grado di garantire lo sport ai nostri migliori cavalieri liberandoli da preoccupazioni economiche e di gestione… Questa è l’unica cosa, assolutamente l’unica cosa che manca a noi italiani».
Un meccanismo che tra l’altro ci sta impedendo la partecipazione alle Olimpiadi da troppo tempo…
«Appunto. Adesso abbiamo una buona prospettiva per il 2025: Lorenzo de Luca sta montando Denver de Talma che forse è il miglior cavallo della sua carriera insieme a Ensor de Litrange, io ho Hantano, Giulia Martinengo Marquet ha Delta de l’Isle, tutti soggetti che in teoria non dovrebbero essere a rischio di vendita. Emanuele Camilli se non avrà più Odense Odeveld ha comunque la cavalla saura Chacco’s Girlstar che è di altissima qualità… Poi speriamo che ne emergano degli altri per dare l’opportunità al nostro tecnico Marco Porro di gestire al meglio le risorse disponibili».
Però è sempre il solito discorso: se arriva l’offerta irrinunciabile come si fa a pensare che un proprietario che magari ha fatto anche molti sacrifici non venda?
«Bisogna decidere se si vuole fare lo sport oppure correre dietro ai soldi. Ogni proprietario ha il pieno diritto di vendere, ci mancherebbe altro: ma poi dovrebbe reinvestire almeno in parte, altrimenti quella non è passione ma aspettare di vincere alla lotteria. Henrik von Eckermann è un cavaliere fortissimo, un mostro, ma lo è anche grazie al proprietario di King Edward che non ha mai pensato di vendere il cavallo… solo per fare un esempio. Ed Ermitage Kalone? Il suo proprietario ha continuato a respingere offerte progressivamente sempre più alte, stratosferiche, perché il suo obiettivo era che il cavallo partecipasse alle Olimpiadi: e così è stato».
Esiste qualche soluzione?
«Forse quella del consorzio di proprietari. Per la cavalla di Julien Epaillard, Dubai du Cedre, ci sono state offerte anche di otto milioni di euro. Una cifra del genere è notevole anche per persone ricche. Ma per persone davvero ricche 800 mila euro non sono molti soldi: ecco, dieci persone a 800 mila euro ciascuna potrebbero rappresentare una risorsa… Dico tanto per fare un esempio, ovvio che poi non è così semplice, lo so benissimo, figuriamoci. E inoltre le cifre possono essere anche notevolmente inferiori in fase di partenza. Ci vuole bravura e anche un po’ di fortuna, questo è certo».
A lei è capitato di dover rinunciare a qualche cavallo di grande qualità?
«Certo. Bohemian Rhapsody: continuo a nominarla e nessuno la conosce perché con lei ho fatto solo tre gare… La migliore cavalla che io abbia mai montato, sarebbe stata di certo migliore perfino dello stesso Casallo Z… facile, rispettosa, competitiva… Ma quando è arrivata la prima offerta la proprietaria non ha voluto tener duro e così è stata venduta… Così come è successo a tantissimi cavalli che abbiamo avuto in Italia. La lista è lunga… troppo lunga!».