Bologna, venerdì 21 febbraio 2020 – Un probabile incidente… diplomatico si profila all’orizzonte tra Qatar e Marocco? Un’ipotesi non del tutto peregrina, stando a quanto accaduto di recente dopo che due cavalieri della squadra del Qatar impegnata in Coppa delle Nazioni nello Csio del Marocco sono risultati positivi al controllo antidoping.
Ricapitoliamo i fatti. Lo scorso 13 ottobre si è disputata la gara di Coppa delle Nazioni a Rabat nell’ambito dello Csio a quattro stelle del Marocco, gara valida anche come qualifica olimpica per le nazioni facenti parte del gruppo Fei di quell’area. Al termine della prova il pass per Tokyo 2020 è stato conquistato dall’Egitto vincitore e dal Qatar 8° classificato. Il 7 gennaio tuttavia la Fei ha reso noto che lo sceicco Ali Al Thani e Bassem Mohammed, entrambi facenti parte della squadra qatariota impegnata a Rabat, sono risultati positivi al Carboxy-THC, metabolita della cannabis che è sostanza vietata dai protocolli dell’antidoping umano. Quindi è scattata per loro la sospensione in attesa del provvedimento del tribunale della Fei, reso infine noto lo scorso 15 febbraio: squalifica dei due atleti con la conseguente perdita per la squadra del Qatar del posto alle Olimpiadi, trasferito al Marocco che nella classifica della Coppa delle Nazioni di Rabat si era inserito al 9° posto proprio alle spalle del Qatar.
I due cavalieri hanno tuttavia reagito al provvedimento, prima di tutto asserendo che il rifiuto da parte del tribunale della Fei di dar luogo a una loro personale audizione costituisce violazione dell’Echr (European Convention on Human Rights): entrambi adducono infatti ampie ragioni secondo cui una conferenza telefonica (tale deve essere stata la modalità) impedisce di presentare al meglio le proprie ragioni, e inoltre dichiarano di aver avuto una quantità di tempo insufficiente – tre giorni – per preparare i documenti per la loro difesa.
Ma il punto più… delicato dell’intera questione è un altro. Lo sceicco Al Thani e Bassem Mohammed infatti sostengono che “l’unica spiegazione plausibile per la positività è di essere stati inconsapevolmente esposti al consumo della cannabis durante una delle visite al Shisha Bar del loro hotel a Rabat, da entrambi frequentato quotidianamente durante i giorni del concorso”. Fumare il narghilé (shisha appunto) è una cosa molto comune sia in Qatar sia in Marocco, ma in Marocco sembra che spesso nel farlo venga utilizzata una sostanza che si chiama kif, praticamente la cannabis marocchina, insieme al tabacco o proprio in sostituzione di questo. Essendo certi di non aver volontariamente assunto nulla di ciò che si sarebbe potuto rivelare positivo al test antidoping, Al Thani e Mohammed sono giunti alla conclusione che il kif sia stato deliberatamente aggiunto al loro shisha nel preciso intento di renderli positivi al controllo antidoping; e dal momento che in caso di eliminazione del Qatar il posto olimpico sarebbe stato preso dal Marocco (come in effetti per il momento è accaduto), i due cavalieri qatarioti hanno fatto denuncia alle autorità marocchine ritenendosi vittime di un crimine. Il che sarebbe come dire: visto che il Marocco avrebbe preso il nostro posto alle Olimpiadi se noi fossimo stati eliminati, allora qualcuno del Marocco ci ha appositamente drogato… Sabotaggio, insomma. Ed entrambi chiedono alla Fei che si tenga conto dell’esistenza di questa denuncia e del seguente corso di eventi.
Ma ora lasciamo perdere i particolari strettamente tecnici e procedurali dell’intera vicenda (chi volesse leggere nel dettaglio tutti i passi compiuti e ancora da compiere lo può fare cliccando il link a piede pagina) per sottolineare invece un aspetto… anzi, l’aspetto più inquietante e allarmante di questa storia. Quello del gravissimo insulto prodotto ai danni dell’etica sportiva… da qualunque parte si osservi la questione. E’ un insulto gravissimo se i due cavalieri qatarioti consapevoli della loro colpa intendono negarla accusando propri colleghi. E’ un insulto gravissimo se i due cavalieri qatarioti hanno buoni motivi per credere di essere rimasti vittime di un sabotaggio. E’ un insulto gravissimo se atleti o loro rappresentanti hanno effettivamente compiuto un atto di sabotaggio di tale gravità. Ecco ciò che lascia davvero sconcertato e addolorato chiunque sia un amante dello sport, di qualunque sport: di fronte a questa situazione non c’è possibilità di… salvezza, non esiste un’ulteriore possibilità rispetto a quelle delineate che dissolva questo sapore davvero sgradevole. E’ sempre e solo e comunque una brutta storia.
(Parentesi. Non siamo tecnici della materia specifica né investigatori… ma un dubbio non può non emergere: la Coppa delle Nazioni a Rabat si è disputata domenica, ultimo giorno del concorso… nessuno ovviamente poteva sapere in anticipo quale sarebbe stato il risultato finale della gara… e tra le nazioni in corsa per un posto olimpico non c’era solo il Qatar… dunque qualunque eventuale atto di sabotaggio ai danni dei cavalieri qatarioti sarebbe stato logicamente possibile solo a gara conclusa… e normalmente il test antidoping viene effettuato a gara appena conclusa… mentre il narghilé solitamente si fuma in momenti di relax… e quindi?)
LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DELLA FEI SUL CASO AL THANI / MOHAMMED
https://inside.fei.org/system/files/Cases%202020-HD01%20Al%20Thani%20and%202020-HD02%20Mohammed%20-%20Partial%20Tribunal%20Decision%20-%2015%20February%202020.pdf