Bologna, 5 ottobre 2018 – La fotografia che vedete qui è l’immagine che illustra il comunicato stampa diffuso dalla Fei ieri al termine del sorteggio per l’ordine di partenza delle squadre che a partire da oggi si sfidano a Barcellona nella sesta finale mondiale del circuito di Coppa delle Nazioni. La fotografia ritrae tutti i capi squadra delle formazioni in gara. Il messaggio dunque è questo: una riunione di persone che rappresentano le compagini in corsa per il successo finale.
Ma a ben vedere il messaggio può anche essere un altro, un messaggio ulteriore, che va oltre la situazione contingente, oltre la situazione del momento. Vedere tutti loro lì, riuniti insieme, non può non far pensare infatti a quanta vita questi uomini rappresentino: quella che hanno vissuto loro, e quella che altri adesso vivono in qualche modo grazie a loro, alle loro scelte, alle loro decisioni. Come se ciascuno di loro rappresentasse una sorta di crocevia al centro del quale si intersecano storie, eventi, situazioni, collegamenti, snodi, provenienze (quindi passato) e direzioni (quindi futuro). Tutti uomini di cavalli, ovviamente, secondo varie proporzioni: dallo svizzero Andy Kistler che non è mai stato cavaliere internazionale – persona di una gentilezza e di un tatto e di una sensibilità straordinariamente eccezionali – e che allo sport equestre è arrivato grazie alle figlie maturando rapidamente una capacità gestionale e dirigenziale portentosa, per finire a quel fuoriclasse magnifico e vincitore seriale che è il brasiliano Rodrigo Pessoa (conquistatore di tutto: Campionato del Mondo, Olimpiadi e finali di Coppa del Mondo). In mezzo ci sono campioni della più bell’acqua: l’unica signora, la britannica Diane (da tutti conosciuta come Di) Lampard, che in sella ad Abbervail Dream tra la fine degli anni Novanta e il principio dei Duemila ha raggiunto vette mondiali e che dopo il mitico Ronnie Massarella è il c.t. di più lunga carriera alla guida della squadra di Sua Maestà; o l’olandese Rob Ehrens che ha ben sette presenze in squadra nei campionati internazionali; per non parlare del tedesco Otto Becker, campione olimpico e continentale con la squadra tedesca oltre che vincitore della finale della Coppa del Mondo; e che dire dello svizzero Philippe Guerdat, colonna della formazione elvetica degli anni Ottanta e due volte sul podio del Campionato d’Europa… E poi altri cavalieri che hanno vinto meno ma la cui qualità di atleti e di uomini di cavalli è massima in ogni caso: il nostro Duccio Bartalucci, il tedesco Peter Weinberg, lo svedese Henrik Ankarcrona, lo statunitense Robert Ridland, il canadese Mark Laskin… E poi lo spagnolo Marco Fuste: che non ha esperienze di agonismo di alto livello in sella ma che è uomo di sport sotto il profilo manageriale e organizzativo, che ha lavorato anche con il tennis e con il calcio, dirigente sportivo, giudice, commentatore…
Uomini che hanno consacrato la propria esistenza allo sport e che dallo sport in alcuni casi hanno anche ricevuto porzioni importanti della propria vita personale e privata e intima: Rodrigo Pessoa si è sposato due volte, e sempre con amazzoni di livello internazionale; Peter Weinberg è stato marito dell’amazzone inglese Helena Dickinson (favoloso curriculum il suo), e con lei ha messo al mondo un figlio – Thomas – divenuto a sua volta cavaliere internazionale; Otto Becker è stato marito della favolosa dressagista Nicole Uphoff. Oppure pensiamo a Philippe Guerdat, che allo sport della sua vita ha avviato il figlio Steve il quale oggi è uno dei più forti cavalieri del mondo; procedimento inverso per Rodrigo Pessoa: suo padre Nelson è una leggenda vivente, ma lui – Rodrigo – l’ha superato in termini di qualità e quantità di vittorie. Poi ci sono considerazioni legate alla nazionalità: Rodrigo Pessoa è brasiliano ma guida la squadra irlandese che con lui lo scorso anno ha vinto il Campionato d’Europa; Philippe Guerdat è svizzero ma è alla testa della squadra francese che nel 2016 ha vinto l’oro olimpico a Rio de Janeiro; Peter Weinberg è tedesco ma è il c.t. del Belgio che nel corso degli ultimi anni sta conquistando risultati fenomenali. Pensate a cosa deve succedere dentro l’animo e nei pensieri di Philippe Guerdat mentre durante un campionato internazionale o una Coppa delle Nazioni lui vede nella Francia il suo personale lavoro di vita e di passione e di dedizione, sentendosi contemporaneamente avversario di quella Svizzera che rappresenta la sua esistenza, la sua famiglia, la sua nascita, le sue amicizie, la sua casa e soprattutto suo figlio…
Tutti questi uomini oggi guidano una squadra. Selezionano i cavalieri, stilano i programmi, orientano in modo più o meno determinante il corso degli eventi dello sport di una nazione. Ci sono amazzoni e cavalieri il cui destino sportivo dipende in buona parte dalle scelte di questo gruppo di uomini: vita e sensazioni ed esperienze e gioie e dolori e delusioni e lavoro che sono legati a ciò che questi uomini pensano e decidono. Uomini che in passato a loro volta sono stati subordinati a decisioni altrui: e che oggi invece si trovano a gestire proprio quel tipo di responsabilità, la responsabilità di decidere. Sono quindici, e ciascuno di loro guida una squadra di cinque: settantacinque cavalieri e settantacinque cavalli (senza considerare tutti quelli comunque passati al vaglio più o meno ‘stretto’ di una selezione) che oggi faranno lo sport di massimo livello mondiale a Barcellona. Quanti tra questi settantacinque saranno coloro i quali dovranno decidere del destino di altri in futuro? Quanti di loro si troveranno nel ruolo di qualcuno dei quindici uomini raffigurati in questa fotografia? Lo sport è una catena che collega passato, presente e futuro in modo serrato e infrangibile, un anello dopo l’altro, cosicché il passato di ieri diventa il presente di oggi e nello stesso tempo il futuro di domani. Questa fotografia ne è la chiara dimostrazione. Quindici uomini riuniti insieme in questa immagine ci dicono e ci raccontano che lo sport è meraviglioso.