Bologna, martedì 24 marzo 2020 – Fontainebleau, 1970. Durante l’annuale settimana che celebra l’allevamento del cavallo francese, la finale riservata ai 4 anni e quella riservata ai 5 presentano un elemento in comune abbastanza impressionante: i cinque puledri dominatori della prima e il cavallo vincitore della seconda sono tutti figli di uno stesso stallone, Ibrahim. La cosa è impressionante perché fino a quel momento Ibrahim non era mai stato particolarmente amato dagli allevatori francesi, perlomeno non tanto quanto il suo valore riconosciuto oggi farebbe pensare. Nato nel 1952, figlio di The Last Orange (1941, dal purosangue Orange Peel x Horloger) e di Vaillante (1943, da Porte Bonheur x Vas Y Donc), Ibrahim sarebbe morto tre anni dopo quel suo exploit a Fontainebleau. Tre anni durante i quali l’opinione su di lui e sul suo valore di padre cambia radicalmente in Francia, anche perché nel frattempo si comincia ad apprezzare ad alto livello sia riproduttivo sia sportivo un gran numero di suoi figli nati negli anni precedenti.
Oggi sappiamo bene come considerare Ibrahim: non un ottimo stallone, ma proprio una colonna portante del mondo del cavallo sportivo mondiale, non soltanto francese. Da lui proviene direttamente e indirettamente una quantità strabiliante di formidabili riproduttori. Per citare solo alcuni suoi grandi figli stalloni si possono fare i nomi di Quastor (1960), Tanael (1963), Ukase (1964), Digne Espoir (1969), Double Espoir (1969), Dynamique (1969), Elf III (1970), Fantastique (1971), Fleuri du Manoir (1971), tutti padri di grandi campioni dello sport. Ma il più grande tra tutti, quello destinato addirittura a superare la fama del suo stesso genitore è uno dei cinque puledri protagonisti di quella finale dei 4 anni nel 1970 a Fontainebleau: Almé.
Almé nasce per l’appunto nel 1966 e muore nel 1991: grazie a lui durante questi venticinque anni vengono al mondo alcuni tra i migliori cavalli sportivi e tra i più prestigiosi stalloni che si possano ricordare. La sua storia di stallone si divide per importanza in due aree geografiche: la Francia, ovviamente, e Zangersheide, l’allevamento del ricco imprenditore Leon Melchior che si trova a Lanaken, in Belgio. A Zangersheide la combinazione tra Ramiro (altro mito dell’allevamento mondiale) e Almé produce campioni meravigliosi tra i quali spicca Ratina Z, la cavalla che più ha vinto nell’intera storia del salto ostacoli internazionale, mentre ‘fuori’ da questo incrocio Almé a Zangersheide mette al mondo stalloni del calibro di Alexis Z (1977), Athlet Z e Ahorn Z (1979), tutti a loro volta padri di grandi campioni e di grandi riproduttori.
Tra i tanti figli stalloni del periodo francese di Almé (che si snoda prima e dopo quello vissuto a Zangersheide) se ne distinguono in particolare quattro per qualità sportiva prima e riproduttiva poi: Galoubet A (1972), I Love You (1974), Jalisco B (1975) e Joyau d’Or A (1975). La storia di ciascuno meriterebbe di essere raccontata per esteso, ma qui ci soffermeremo su Jalisco B, il quale ha forse un curriculum sportivo solo leggermente meno scintillante di Galoubet e di I Love You (e comunque partecipazione a Olimpiade 1988 e Campionato d’Europa 1985, e vittorie in Coppe delle Nazioni e Gran Premi: ma certo non c’è confronto con il titolo mondiale di Galoubet nel 1982 o con la vittoria della Coppa del Mondo di I Love You nel 1983), ma come padre è di gran lunga il migliore dei quattro, benché fuoriclasse del calibro di Baloubet du Rouet o stalloni come Quick Star o Qredo de Paulstra o Skippy II abbiano fatto di Galoubet A un vero e proprio mito. Jalisco B nel mondo dell’allevamento del cavallo sportivo è senza dubbio l’erede naturale della fama e del prestigio di Ibrahim e di Almé: come loro può essere considerato un vero e proprio capostipite.
Jalisco B nasce nel 1975 e muore nel 1994, la mamma è Tanagra, nata nel 1963 dal purosangue Furioso e da Délicieuse (da Jus de Pomme). A cinque anni Jalisco B cala subito gli assi: nascono infatti nel 1980 gli stalloni Olisco, Oscar de Revel e Onyx IV. Nel 1981 arrivano altri fuoriclasse: Papillon Rouge e Page de Paulstra. Ma è nel 1982 che vedono la luce due puledri destinati come i loro illustri ascendenti a scrivere in futuro pagine e pagine di storia dello sport e dell’allevamento mondiale: Quito de Baussy e Quidam de Revel. Del primo abbiamo già raccontato la storia qualche giorno fa (la leggete qui: https://www.cavallomagazine.it/sport-equestri/salto-ostacoli/quito-de-baussy-il-re-di-medaglie), un cavallo che ha conquistato vittorie straordinarie ma che nel ruolo di riproduttore non ha avuto lo stesso successo ottenuto nel campo di gara: molti suoi figli hanno raggiunto la competizione internazionale ma nessuno riuscendo ad avvicinarsi allo spettacolare livello paterno.
Molto diverso invece il caso di Quidam de Revel: anzi, quasi opposto. Figlio di Dirka (baia francese nata nel 1969 e autrice di un’ottima carriera sportiva sotto la sella del fuoriclasse brasiliano Nelson Pessoa, figlia di Nankin – 1957, Fra Diavolo xx x Plein d’Espoir – e di Ondine de Baugy – 1958, Harphortas xx x Issu d’Amblie), più piccolo (1.69 al garrese) e leggero nel modello rispetto a Quito, Quidam de Revel vive una carriera agonistica assolutamente di primissimo livello, ma senza ottenere i formidabili risultati del fratello. Dai 4 ai 7 anni è sempre qualificato per la finale di Fontainebleau: a 4 anni è autore di dodici percorsi netti su quattordici (e doppio netto a Fontainebleau), a 5 ottiene dieci vittorie su quattordici uscite in gara (e ancora doppio netto a Fontainebleau), a 6 anni porta a termine un totale di 15 percorsi netti. Proprio nella stagione dei suoi sei anni, Quidam passa al cavaliere che lo valorizzerà al massimo in campo ostacoli, Hervé Godignon (classe 1952). Curioso gioco del destino: per il Campionato del Mondo del 1990 Godignon è in squadra in sella a La Belletière, ma alla vigilia dell’evento mondiale la cavalla si infortuna e così il c.t. francese Patrick Caron decide di mettere in campo la riserva. E chi è la riserva? Quito de Baussy con Eric Navet, i quali insieme avrebbero poi vinto l’oro individuale e a squadre. In effetti nel ’90 Quito e Quidam hanno 8 anni: sono quindi abbastanza giovani e l’aver schierato Quito inizialmente come riserva era stato più che altro un dovere formale da parte di un Caron ben lungi dal pensare di doverlo poi mettere davvero in campo. Quindi si può dire che la formidabile carriera di Quito sia cominciata anche grazie a questa situazione imprevedibile. Quella di Quidam, invece, ha osservato una più tradizionale evoluzione, ma senza ritardare poi di molto: i due fratelli sono in squadra insieme nel Campionato d’Europa del 1991 disputato proprio in casa, a La Baule, dove Quito trionfa di nuovo mentre Quidam si classifica al 6° posto (e la Francia al 4°). Le Olimpiadi del 1992 a Barcellona vedono nuovamente i due fratelli grandi protagonisti: insieme conquistano con la Francia la medaglia di bronzo, mentre a livello individuale Quidam (che a Barcellona arriva dopo aver vinto Gran Premio e Coppa delle Nazioni a Roma) supera Quito: rispettivamente 4° e 11°. La prestazione di Quidam in Spagna è superba: una medaglia individuale gli avrebbe reso davvero giustizia.
Ma gli appassionati e gli intenditori non hanno bisogno di medaglie per riconoscere il valore di un cavallo, e ben presto Quidam diventa il sogno di molti, sebbene proibito quasi per tutti. Non per il ricco stalloniere danese Flemming Velin, però: il quale infatti nel 1993 riesce ad acquistare il figlio di Jalisco B pagando quella che al tempo risulta la cifra più alta mai sborsata per un cavallo da salto ostacoli. La cosa fa notevole scalpore, ma Velin non è un pazzo che ama buttare i soldi dalla finestra: fonti attendibili sostengono infatti che nel giro di tre anni Quidam abbia pareggiato la spesa del suo acquisto con le sole monte. «Quidam è di una bellezza perfetta», dichiara Velin al tempo dell’acquisto. «Se lo si confronta con il leggendario Northern Dancer (purosangue nipote del grande Nearco e padre dei formidabili Sadler’s Well e Nijinsky, n.d.r.) si riesce a fatica a distinguerli. Potrebbero essere gemelli». Aggiunge il figlio di Velin, Thomas, classe 1975, cavaliere internazionale che proprio con Quidam ha ottenuto i suoi primi successi di rilievo: «Quidam mi ha fatto capire cosa si prova nel montare un fuoriclasse. Se non si vive questa esperienza non si può proprio immaginare cosa voglia dire. Quando Quidam è sospeso in aria durante il salto è come se… come se riuscisse a spingersi ancora più in alto mentre è ancora in volo».
La carriera di Quidam in qualità di stallone subisce un’accelerazione portentosa, nonostante la sua monta sia quella più costosa al mondo (e risulti approvata in quasi tutti gli studbook più importanti), mentre quella in campo ostacoli ovviamente risente sia dell’attività riproduttiva sia del fatto che Velin pur essendo un ottimo cavaliere certo non è un campione come Godignon, anche se riesce comunque a ottenere risultati di eccellenza come la vittoria del Gran Premio di Hannover nel 1997 e diversi piazzamenti in Gran Premi di Coppa del Mondo (oltre alla partecipazione a tre Campionati d’Europa, di cui uno young rider nel 1996 con il 5° posto individuale).
Per dire del valore di Quidam de Revel come padre basta un dato statistico: è stato lo stallone con il maggior numero di figli – ben sette! – in campo nel Campionato del Mondo di Jerez de la Frontera 2002, dei quali due vincitori di una medaglia a squadre, vale a dire Dollar de la Pierre oro con Reynald Angot per la Francia e Nabab de Reve bronzo con Philippe le Jeune per il Belgio (e Dollar du Murier, figlio di Jalisco B proprio come lo stesso Quidam de Revel, argento individuale con Eric Navet… !). Naturalmente Quidam de Revel ha occupato diversi anni il primo posto dell’annuale classifica della World Breeding Federation for Sport Horses riservata agli stalloni grazie ai magnifici risultati conquistati in gara dai suoi figli, una lista dei quali è impossibile da stilare: sono troppi quelli che hanno avuto grande successo internazionale a un livello senza dubbio più alto per qualità e continuità rispetto ai figli di Quito de Baussy, mentre tra gli stalloni più celebri – la lista è ugualmente lunga – come non dire di Guidam (padre di Ninja, vincitore con Giorgio Nuti e poi argento individuale olimpico nel 2008 con Rolf Goran Bengtsson; e di Authentic, argento individuale nel Campionato del Mondo 2006 con Elizabeth Patton Madden), oppure i già citati Nabab de Reve (padre di Vigo d’Arsouilles, il cavallo con il quale Philippe Le Jeune ha vinto il tiolo di campione del mondo nel 2010) e Dollar de la Pierre (conosciuto anche come Tlaloc La Silla), e poi Ohio van de Padenborre, Quaprice du Bois Margot, Quidam’s Rubin, Verdi (grande vincitore sotto la sella di Maikel van der Vleuten), Rahotep de Toscane (campione olimpico a squadre 2016 con Philippe Rozier). Ma anche in questo caso è difficile scegliere quali nomi citare: sono tanti, e moltissimi di eccelsa qualità.
Quidam de Revel è morto nel 2014, a 32 anni. I suoi figli sono più di tremila, gli ultimi nati nel 2019. La sua progenie è distribuita in tutti gli studbook del mondo del cavallo sportivo: in Francia, ovviamente, e poi in Germania, Olanda, Belgio, Italia, Svezia, Danimarca e perfino Irlanda. Quando lo si è visto sotto la sella di Hervé Godignon nelle sue prime uscite ad alto livello internazionale è stato facile immaginare che sarebbe diventato prima di tutto un campione in campo ostacoli e poi anche in allevamento. Quello che non si poteva immaginare, però, è che la sua immensa qualità come padre lo avrebbe reso ideale continuatore e migliore erede di quel ruolo di capostipite che prima di lui in famiglia era stato di Jalisco B e di Almé fino ad arrivare all’iniziatore di tutto, il leggendario Ibrahim. Adesso invece la leggenda è lui: Quidam de Revel.