Bologna, sabato 24 ottobre 2020 – Era l’aprile del 2017. Nella scuderia di Jan Tops a Valkenswaard – in Olanda – stavano cambiando un po’ le cose: Alberto Zorzi, che era stato inizialmente ingaggiato dall’ex campione olimpico olandese per dedicarsi al lavoro sui cavalli giovani, in realtà era esploso ai massimi livelli internazionali grazie alla sua formidabile qualità di cavaliere. E in più Edwina Alexander Tops, la moglie di Jan e naturalmente la numero uno della scuderia, era in attesa della sua primogenita. Quindi sarebbe stato più che mai necessario trovare un cavaliere da affiancare ad Alberto Zorzi con lo specifico compito di dedicarsi appunto ai cavalli giovani e a quelli che dovevano mantenere il lavoro in vista di una possibile crescita tecnica e agonistica. Massimo Maggiore, uno dei collaboratori più fidati e importanti di Jan Tops, l’uomo che a suo tempo aveva portato Zorzi a Valkenswaard, ha avuto così un’altra delle sue tante brillanti intuizioni e idee: Roberto Previtali. «Roberto mi è sempre molto piaciuto», raccontava a quel tempo Massimo Maggiore, «non ha lo stile di Alberto Zorzi ma il talento e la qualità sono indiscutibili. Adesso poi è in una fase un po’ delicata, non ha molte occasioni per mettersi in mostra, così non ci ho pensato due volte e lo abbiamo portato con noi a Valkenswaard. Lo attende un lavoro duro e impegnativo, ma non ho alcun dubbio sulle sue capacità».
Sono passati quattro anni. Un periodo di tempo in cui le cose per Roberto Previtali – nato il 24 dicembre del 1992 – hanno subito un’accelerazione vorticosa, permettendogli di vivere un’esperienza magnifica in una delle scuderie più importanti del mondo. Un arricchimento personale preziosissimo. E oggi lui stesso ha deciso che è giunto il momento di chiudere questo capitolo così importante della sua storia di cavaliere per aprirne un altro… che si spera possa esserlo altrettanto.
«Le cose stavano andando molto bene. Io ero molto contento. Sono arrivato a Valkenswaard chiamato da Massimo Maggiore con il preciso compito di lavorare sui cavalli giovani: ma in realtà ho sempre avuto la possibilità di fare concorsi internazionali a due e tre stelle, e poi negli ultimi periodi anche qualcosa di più».
Quindi quale motivo l’ha spinta a interrompere il rapporto con Jan Tops?
«Dopo il lockdown siamo andati a Grimaud, in Francia, per quattro settimane di concorso. Ho fatto anche un Gran Premio a quattro stelle molto bene. Durante il concorso dell’ultima settimana sono caduto e mi sono fatto male: niente di grave, però sono stato fermo un mese, periodo di tempo durante il quale sono anche tornato a casa, in Italia. E ho avuto modo di pensare, molto… ».
E cosa ha pensato?
«Ho pensato al mio futuro. Io ho sempre avuto una scuderia con mio fratello, a casa, che comunque nel nostro piccolo ha sempre funzionato. Ed è questo che mi piace fare più di tutto: lavorare su qualcosa di mio, qualcosa di personale. Mi sono quindi reso conto che questo sarebbe stato il momento giusto per tornare a casa».
Ma non sarà stata una decisione molto semplice da prendere…
«No, per niente. Mi dispiace anzi tantissimo: sappiamo tutti bene poi che importanza abbia quella scuderia… Ma ho sentito di dover prendere questa decisione, l’ho presa io, ho deciso io».
Jan Tops come ha reagito?
«Con Jan sono stato molto onesto e sincero, e credo che lui l’abbia apprezzato. Ci siamo quindi lasciati in buonissimi rapporti, il che è importante anche in previsione futura… magari capiterà nuovamente di poter lavorare insieme, chissà… Jan Tops mi ha dato modo di vivere un’esperienza magnifica, gliene sarò sempre grato».
Probabilmente le sarà mancata anche la vita di casa in Italia, no?
«Oh sì, moltissimo! Ha avuto un peso sicuramente anche questo. Noi in famiglia siamo molto legati, quindi essere lontano per tutto questo tempo per me è stato difficile. Ma il punto principale è che il mio obiettivo è sempre stato quello di creare qualcosa di mio, di personale. Ovviamente ho colto al volo l’opportunità di vivere l’esperienza da Jan Tops perché era obiettivamente un’occasione irrinunciabile, imperdibile… Ma io ho sempre pensato di voler fare qualcosa di mio».
Comunque sono stati quattro anni importantissimi.
«Assolutamente sì. È stato un passo fondamentale nella mia carriera. Ovviamente sapevo benissimo che non avrei potuto fare chissà che grandi cose essendoci Edwina e il mio amico Alberto, però poi si sono comunque aperte delle porte importanti anche per me: ho avuto la possibilità di fare bellissimi concorsi, di montare tanti cavalli… sono felice di questi quattro anni».
Se ne sente arricchito, insomma.
«Eccome, sia dal punto di vista del montare e del lavorare in sella, sia dal punto di vista dell’organizzazione della scuderia, della gestione dei cavalli, del personale, dei materiali… mi si è aperto davanti un altro mondo, un’altra visione di questo nostro sport».
Naturalmente rimane il rapporto con l’Arma dei Carabinieri.
«Certo, ovvio. Ho parlato anche con loro prima di prendere questa decisione».
Quindi adesso cosa succederà? La sua organizzazione di vita come cavaliere cosa prevede?
«Di ritornare a casa. Di ricominciare a mettere insieme un gruppo di cavalli e di dedicarmi alla mia scuderia».
Ma c’è già questo gruppo di cavalli?
«In realtà no. Cioè, mio fratello ha alcuni cavalli, ne abbiamo un po’ di giovani, poi abbiamo un proprietario che ci è sempre stato molto vicino e che ha già investito su di un cavallo per me… Insomma, pian piano, con calma e senza esagerare cercherò di ritornare e di riprendere… almeno a un livello discreto, diciamo. Ma senza fretta».