Roma, 11 settembre 2016 – Una delle sensazioni più belle che si provano al termine del concorso ippico internazionale di Roma è relativa ai cavalieri azzurri. O per meglio dire ai binomi azzurri. Lo spettatore e tifoso italiano ha infatti seguito tutte le fasi dell’evento romano certo del fatto che i propri beniamini sarebbero stati perfettamente all’altezza del confronto con i più forti stranieri. La migliore rappresentazione di ciò è stato il barrage del Gran Premio di Piergiorgio Bucci con Casallo Z. Il nostro cavaliere ha commesso un errore sull’ultimo ostacolo, ma proprio quell’errore per quanto paradossale possa sembrare è ciò che certifica e dimostra il senso di sicurezza e di autorevolezza ormai acquisito da Bucci: lui infatti ha effettivamente aggredito la gara con la voglia di vincere, ma soprattutto con la certezza di poterlo fare senza alcuna timidezza o eccessivo… rispetto degli avversari. In assenza di tali presupposti quell’errore probabilmente non ci sarebbe stato: ma non ci sarebbe stata nemmeno la possibilità di vittoria! Raggiungere questa condizione fisica, tecnica e psicologica insieme al proprio cavallo vuol dire andare al di là di quel limite che fino a quel momento impedisce le grandi imprese: superatolo, le grandi imprese è possibile che si compiano. E quando a quel punto si compiono non è per casualità o estemporaneità, bensì per conseguenza di un maturazione ormai quasi perfetta. Non è detto che si compiano sempre, ovviamente: a volte sì, a volte no, ma adesso Piergiorgio Bucci e Casallo Z sono legittimamente compresi all’interno di quel ristretto lotto di binomi consapevoli di poter vincere qualunque gara: del resto la continuità dei loro risultati ora lo dimostra.
Tale acquisita maturazione potrebbe quasi essere utilizzata come simbolo per rappresentare diverse altre situazioni. Prendiamo ad esempio Alberto Zorzi: un cavaliere formidabile che giorno dopo giorno ha costruito un binomio con un cavallo (Fair Light van het Heike) che certo non in molti avrebbero pronosticato così competitivo a questi livelli. Alberto Zorzi è diventato oggi un cavaliere perfettamente consapevole, maturo, capace e soprattutto autorevole: vederlo montare in un Gran Premio di così alto livello e difficoltà con tale sicurezza e disinvoltura è davvero uno spettacolo.
Oppure Gianni Govoni… beh, sul cavaliere sappiamo tutto e non c’è proprio nulla da scoprire, stiamo parlando – e non certo da oggi – di un talento purissimo che anzi a volte non si è potuto esprimere al meglio a causa di situazioni contingenti; adesso Govoni può nuovamente disporre di un cavallo di alto livello: certamente difficile ma altrettanto certamente di qualità. Nel Gran Premio di Roma Govoni con Antonio ha fatto una superlativa prima manche (per giunta sotto il diluvio), poi una seconda manche perfetta fino a tre ostacoli al termine: “Sul terzultimo ho sbagliato io, sono arrivato troppo vicino, c’è stato l’errore ma soprattutto Antonio si è arrabbiato ed è cambiato tutto: quando è così lui mi va dentro i salti, io non riesco più a controllarlo al meglio ed ecco gli altri due errori”. Ma Antonio è solo all’inizio della sua carriera internazionale di alto livello, quindi ci sarà certamente tempo e modo per correggere qualunque tipo di problema.
All’inizio della sua carriera di alto livello è anche Tower Mouche con Bruno Chimirri: oggi Chimirri era un po’ dispiaciuto per l’errore in prima manche ma il suo cavallo ha solo nove anni e il suo valore potenziale l’ha già dimostrato ampiamente per esempio con il fondamentale percorso netto a Dublino, determinante per la vittoria azzurra in Coppa delle Nazioni: il cavaliere azzurro poi diceva a voce alta quasi parlando a sé stesso: “No, bisogna aspettarlo, non forzarlo, non mettergli troppa pressione, qualche Gran Premio importante e poi qualche gara più semplice, ci sono i cavalli così, che maturano lentamente e più tardi degli altri: bisogna solo essere bravi a capirli”. Ha naturalmente ragione Bruno Chimirri: calma e pazienza, proprio la stessa calma e la stessa pazienza che ha avuto Piergiorgio Bucci con Casallo Z.
Emanuele Gaudiano oggi è stato forse meno brillante di altre occasioni: ma certo non si può discutere assolutamente il valore agonistico che lui di regola produce. Dopo lo zero in prima manche, Caspar ha fatto un errore nella seconda: a quel punto Gaudiano ha velocizzato la sua azione, ha tagliato una traiettoria di avvicinamento a un largo per cercare di guadagnare tempo e così è arrivato anche il secondo errore: succede, è normale che quando si cerca di recuperare una situazione compromessa il risultato possa non essere quello sperato. Che ci sia anche una qualche piccola ‘eredità’ di Rio de Janeiro per Caspar? Verrebbe da escluderlo, anche se non si può mai dire: forse il viaggio, forse lo stress, forse un po’ di stanchezza di vecchia data… chissà. Del resto non si può essere sempre al massimo e al meglio: ogni tanto un piccolo appannamento ci può stare. E poi Gaudiano ha vinto talmente tanto che adesso potrebbe prendersi tutte le pause che vuole…
A questo gruppo di cavalieri aggiungiamoci un Juan Carlos Garcia e un Emilio Bicocchi oggi (anzi, Bicocchi ieri: era stato il primo a partire… ) forse meno brillanti del solito ma sulla cui bravura certo non si può dubitare, ed ecco che il quadro è completo: una bella rappresentazione che illustra un valore medio complessivo molto alto prodotto dai nostri cavalieri, senza contare poi che a Roma non abbiamo avuto Lorenzo de Luca impegnato a… vincere in Canada nello Csio di Calgary e che diversi altri eccellenti cavalieri in questo momento non emergono oltre un certo limite a causa della mancanza di cavalli di proporzionale livello agonistico. Insomma: dopo Londra, dopo Montecarlo, dopo Mannheim, dopo Estoril, dopo Dublino, dopo Valkenswaard… anche Roma conferma che i cavalieri italiani ci sono: e si possono finalmente sedere nel salotto buono del salto ostacoli internazionale senza dover chiedere permesso a nessuno.