Bologna, giovedì 14 novembre 2019 – Il comunicato diffuso dalla comunità di San Patrignano è lapidario e definitivo nel suo contenuto: «In un’ottica riorganizzativa sociale ed economica, la comunità San Patrignano ha preso la sofferta decisione di interrompere l’attività della sua scuderia. Il 31 dicembre cesserà l’esercizio che era in essere come circolo ippico. Ci teniamo a ringraziare tutti i clienti che in questi anni ci hanno dato fiducia, dando modo ai nostri ragazzi di tornare a sentirsi utili ed apprezzati. È stata una scelta necessaria, ma non facile, alla luce dell’importanza che la scuderia ha rivestito negli anni per la comunità. I ragazzi impegnati in scuderia, continueranno a portare avanti il percorso di recupero e troveranno nuove occasioni di formazione professionale all’interno degli altri laboratori di San Patrignano». Finisce così una lunga storia assolutamente unica e quindi del tutto peculiare per due mondi: quello dello sport equestre e quello della lotta alla dipendenza dalle sostanze stupefacenti. Nessuna comunità al mondo infatti ha mai avuto una presenza così radicata e importante del cavallo all’interno della propria vita sociale e dei propri programmi riabilitativi: quanto meno non raggiungendo tali livelli di eccellenza e importanza. E per converso prima di San Patrignano non era mai esistito nel mondo dello sport equestre (non italiano: planetario… !) qualcosa anche di solo minimamente paragonabile a San Patrignano.
Due mondi che Vincenzo Muccioli aveva messo in reciproca connessione ‘usando’ il cavallo come formidabile elemento di raccordo dell’uno sull’altro. Fin dai primi momenti di vita della comunità infatti per Muccioli era ben chiaro il ruolo che i cavalli avrebbero potuto rivestire lungo il cammino di affrancamento dalla schiavitù della droga per tutti i ragazzi che a San Patrignano cercavano una via di salvezza. La frase leggendaria – e vera – pronunciata da Muccioli un giorno al cospetto di un gruppo di ragazzi sulla collina in mezzo ai vigneti è la dimostrazione di una visionarietà audace ma lungimirante: «Qui un giorno proprio su questo terreno salteranno i cavalli e i cavalieri più importanti del mondo». Le parole di un pazzo? No, quel giorno è infine arrivato: nel luglio del 2005, dal 21 al 24, quando i meravigliosi impianti della comunità hanno ospitato il Campionato d’Europa di salto ostacoli. Impianti che erano cresciuti negli anni, migliorati passo dopo passo, scuderie, paddock, maneggio coperto, campo ostacoli in erba, campi di lavoro… una scuderia che pian piano aveva preso vita secondo il progetto di Vincenzo Muccioli, cioè quello di avere come cavalieri di San Patrignano alcuni tra i più grandi campioni internazionali in sella a cavalle femmine e a cavalli stalloni, con gli obiettivi paralleli di far parlare della comunità in tutto il mondo grazie ai risultati sportivi e di gettare le basi di un allevamento che avrebbe dovuto alla lunga autoalimentare la vita sportiva della scuderia oltre a generare anche degli utili grazie alla vendita dei puledri. Quali i passi compiuti lungo questo cammino? Prima di tutto l’ingaggio di fuoriclasse del calibro del tedesco Franke Sloothaak e del francese Michel Robert, ai quali in seguito si sarebbe aggiunto il nostro fortissimo Emilio Puricelli. In secondo luogo di dotare tutti loro di cavalli di primissimo livello in modo da poter vincere subito e poi sfruttare l’onda lunga del successo per promuovere l’immagine della comunità. In terzo luogo l’organizzazione di un grande concorso ippico internazionale che servisse come richiamo ‘verso’ la comunità del mondo esterno alla comunità stessa. Tutti e tre gli obiettivi sono stati centrati come meglio non sarebbe stato possibile. Nel 1994 nel Campionato del Mondo di salto ostacoli, disputato a L’Aia nell’ambito della seconda edizione dei World Equestrian Games, Franke Sloothaak in sella a San Patrignano Weihaiwej vince la medaglia d’oro individuale e a squadre, Michel Robert in sella a San Patrignano Miss (nome originario Sissi de la Lande) vince la medaglia d’argento individuale e a squadre… ! Tutto il mondo parla di San Patrignano: che cosa è San Patrignano, cosa fa San Patrignano, perché San Patrignano… Nel 1997 il meraviglioso campo ostacoli in erba della comunità ospita il primo “Challenge Vincenzo Muccioli”, il grande concorso ippico internazionale che fin da questa prima edizione si pone ai massimi standard mondiali per qualità dell’organizzazione e livello dei partecipanti. Vincenzo Muccioli però non potrà godere di tutto questo: la morte lo porta via nel settembre del 1995… Ma la sua idea sarebbe rimasta forte più che mai. Fino ad arrivare alla vetta massima: la Federazione Equestre Internazionale assegna a San Patrignano l’organizzazione del Campionato d’Europa di salto ostacoli 2005. E l’Italia coglie un magnifico 4° posto (il miglior risultato della storia azzurra fino alla medaglia d’argento del 2009) schierando tra i quattro della squadra un cavallo nato e allevato nella comunità, Nadir di San Patrignano, sotto la sella di Jerry Smit. Tutto questo richiama su San Patrignano un’attenzione mediatica straordinaria: giornali, televisioni, fotografi… il mondo della comunicazione invade la comunità per parlare e raccontare non solo di cavalli e di sport ma anche di droga, di vita, di tragedia, di dolore, di morte e di rinascita.
Tutto questo in un certo senso potrebbe essere visto come un contenitore. Il contenuto sono i ragazzi e le loro vite. I ragazzi di San Patrignano. Questa è stata la grande opera di Vincenzo Muccioli. Perché i ragazzi stavano in scuderia, accudivano i cavalli, seguivano l’allevamento, guidavano il van, svuotavano le carriole, guidavano i trattori, costruivano gli ostacoli, coltivavano le piante e i fiori, lavoravano in segreteria, contattavano i cavalieri e le federazioni, lavoravano in campo, tiravano su le barriere, stavano in campo prova, lavoravano in ufficio stampa, accompagnavano i cavalieri e le loro famiglie, gestivano i collegamenti audio e video, spiegavano a chi chiedeva, raccontavano a chi ascoltava, mostravano a chi guardava… Una iniezione di autostima e di entusiasmo e di passione inimmaginabile per chi non ha mai provato o anche solo non suppone cosa voglia dire essere in crisi di astinenza, cosa voglia dire ricevere su di sé lo sguardo schifato della gente cosiddetta civile, di chi per sua fortuna non sa cosa significhi essere in bilico tra la vita e la morte ogni giorno, senza più né casa né famiglia, senza più amici né dignità, senza più niente e con un unico pensiero fisso piantato nel cervello: farsi…
L’ammirazione del mondo dello sport, e comunque del mondo che entrava in San Patrignano provenendo da fuori, sbalordito nell’ammirare tanta e tale bellezza, esterrefatto nel vedere come ragazzi e ragazze che la società civile probabilmente aveva provveduto a bollare come delinquenti in realtà si dimostrassero un’eccellenza assoluta nello svolgere le mansioni loro affidate… tutto questo è servito a far vivere ai ragazzi il successo di San Patrignano nel mondo dello sport equestre come una vittoria propria, personale, come qualcosa di cui essere artefici mostrandolo al pubblico con orgoglio e fierezza, e con la possibilità di condividerlo in squadra, in gruppo… la condivisione di una cosa grandiosa e positiva, e non più quello stare assieme falso e malato e mortifero che prima caratterizzava la loro esistenza di tossici. Uno scenario completamente, diametralmente opposto. Un mondo che si rovescia aprendo orizzonti per tutti i ragazzi non solo insperati ma anche – per moltissimi di loro – perfino inimmaginabili. Inimmaginabili in senso letterale: non immaginati. Sconosciuti.
I cavalli. Loro. Un cavallo è vivo e caldo. Reagisce e si mette in contatto con chi gli sta vicino. Ma stare vicino a un cavallo – soprattutto nel caso di chi non lo ha mai fatto prima nella sua vita – richiede attenzione e concentrazione e dedizione. Un cavallo può essere inavvertitamente pericoloso: e un cavallo però è anche delicato, bisogna trattarlo con attenzioni e cure che richiedono un procedimento mentale integralmente dedicato. Un cavallo lo si vede nascere piccolo puledrino e poi lo si vede gareggiare in campo ostacoli come atleta meraviglioso. Il corso della vita. Ecco l’arma migliore con la quale combattere la dipendenza mentale – prima ancora che fisica – dalla droga: tutto questo. Ed è per questo che i cavalli stavano a San Patrignano. È per questo che Vincenzo Muccioli voleva i cavalli.
Il tempo è passato e le cose sono successe. La famiglia Muccioli è stata estromessa da San Patrignano e la famiglia Moratti (da sempre principale sostegno economico della comunità) ne ha assunto direttamente la gestione ormai da diversi anni. Non sta certo a noi in questa sede valutare cosa abbia rappresentato nel bene e nel male questa transizione ‘storica’: San Patrignano oggi è una macchina gigantesca la cui gestione non deve essere certamente la cosa più facile di questo mondo… Sta di fatto però che prima di tutto il concorso “Challenge Vincenzo Muccioli” è andato a morire (ultima edizione nel 2012), poi è morto l’allevamento e adesso la notizia della chiusura annunciata per il 31 dicembre del centro ippico che comunque all’interno della comunità funzionava. Gli impianti della scuderia, quegli stessi impianti che per tanti anni hanno rappresentato un’eccellenza assoluta in Europa in termini di bellezza ed efficienza, verranno riconvertiti e dedicati a una delle tante attività produttive della comunità. I cavalli a San Patrignano non ci saranno più: fine della storia.