Monza, 21 Maggio 2018 – Poteva contare su una ‘corte dei miracoli’ di professionisti compiacenti per salvare il suo impero immobiliare Giuseppe Malaspina. Con lui sono stati arrestati avvocati, commercialisti, architetti, geometri, tutti pronti a fare diventare regolari operazioni illecite e ‘coprire’ un giro di passaggi di società compiacenti e di false fatturazioni per un ammontare di circa 95 milioni di euro, con distrazioni patrimoniali per un valore di 234 milioni di euro. Tra gli arrestati, dieci dei quali in carcere, c’è anche l’ex magistrato Gerardo Perrillo che prestava servizio alla sezione fallimentare del Tribunale di Monza e due avvocati.
Un imprenditore definito “spregiudicato” dagli inquirenti, Malaspina, pronto a fare portare via la documentazione ‘scottante’ con una ruspa, bloccata dai finanzieri prima che arrivasse in discarica. Documentazione, sostengono i pm Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo, “inventata di sana pianta”: venivano redatte scritture private in cui la societa annotante e la cartiere si riconoscevano vizi e difetti delle opere, peraltro mai neanche eseguite. Venivano predisposte anche false perizie tecniche, fingendo vizi e difetti per non pagare fatture fittizie per opere mai realizzate. Tra i sequestri c’è anche un maneggio di lusso con agriturismo a Ornago in Brianza acquistato con i proventi di due bancarotte contestate e quote di società che detengono la proprietà dell’ albergo Gritti a Milano e del Ca Sagredo a Venezia. Per gli inquirenti Malaspina aveva “una smania di ricchezza e una bramosia al di fuori dei limiti della decenza” e si era contornato di collaboratori altrettanto spregiudicati.
Come si capisce dalle intercettazioni. “Guardate che qua bisogna fare uno sforzo di fantasia, ci vuole Walt Disney” – dice un professionista durante una delle riunioni operative che di tenevano a Vimercate. E un altro aggiungeva: “Tutto quello che abbiamo detto oggi è finto. Vabbè, una finta in più o una in meno… il problema è avere un pezzo di carta”. L’imprenditore di origini calabresi trapiantato in Brianza ha anche creato, secondo la Procura di Monza, una schiera di prestanome per rendere improssibile ricondurre a lui i patrimoni e una miriade di società intestate anche alla moglie da cui si è fittiziamente separato e persino alle segretarie, nonché societa cartiere che emettevano fatture false, creando crediti iva inesistenti che finivano compensati con debiti fiscali per raggirare l’Erario. “Bisogna trovare prestanome sui 60-70 anni, sfigati, che non capiscono nulla e firmano… perchè qui ti portano via la casa e si va in galera”, sosteneva una dei collaboratori dell’imprenditore edile.
Articolo di Stefania Totaro, da Il Giorno