Bologna, sabato 13 luglio 2019 – Simone Perillo è uomo di sport e di organizzazioni sportive. Dai primi mesi del 2017 è il segretario generale della Fise. Ecco come veniva presentato sul sito della nostra federazione alla vigilia dell’ufficializzazione della sua nomina in questo delicato e importantissimo ruolo: “Napoletano di nascita, Perillo è romano di adozione. Nella Capitale ha compiuto tutti gli studi sino alla laurea all’università Luiss, seguita da un Master alla London School of Economics. Ha alle spalle esperienze da dirigente in Confindustria in qualità di Vice Direttore dell’Area Relazioni Internazionali, ed in Ferrari dove è stato a capo delle relazioni istituzionali. Ha poi rivestito il ruolo di Segretario Generale FOTA (Formula One Teams Association a Ginevra). La sua più recente esperienza è stata infine con il Comitato Roma 2024, per il coordinamento delle relazioni con il Comitato Olimpico Internazionale e le Federazioni Sportive Internazionali, per la presentazione del dossier di candidatura olimpica. Ha coordinato la partecipazione di Roma 2024 all’Observers Program del CIO in occasione delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Rio 2016”. Ecco. Un uomo quindi di capacità indiscutibili ma soprattutto un uomo di vedute, di prospettive, di dinamismo organizzativo. Oltretutto un uomo che può essere molto utile al mondo dello sport equestre proprio perché non nato e cresciuto ‘dentro’ lo sport equestre: e dunque non contaminato originariamente da tutte quelle situazioni che nel bene come anche nel male possono creare un pregiudizio. Di conseguenza è impossibile non parlare con lui della candidatura italiana a ospitare e organizzare l’edizione 2022 dei World Equestrian Games…
Il primo contatto diretto che lei ha vissuto con i Weg è stato a Tryon, l’anno scorso. Che idea se ne è fatto?
«Si tratta di un appuntamento dalla straordinaria potenzialità che in quell’occasione ha rappresentato una grande festa di sport: ma con delle criticità in termini di coinvolgimento, di comunicazione, di richiamo e di impatto sul pubblico».
A Tryon ci sono state anche delle situazioni abbastanza eccezionali, come ad esempio il meteo…
«Certo, il dressage ha sofferto molto le condizioni meteorologiche e di questo non si può fare una colpa a nessuno. L’endurance invece è stato un disastro organizzativo: c’è sicuramente una responsabilità di chi aveva in carico l’organizzazione e di chi non ha controllato l’intero processo. E queste sono tutte valutazioni che fanno nascere un grande rimpianto per quello che poteva essere e che invece non è stato. Ma da lì a dire che il concetto Weg sia da archiviare ce ne passa, credo che sarebbe un errore pensarla così. Nel senso che un’edizione che non è andata bene non può pregiudicare il valore di una manifestazione del genere».
Si può quindi dire che sia questo il messaggio contenuto nella candidatura della Fise a organizzare l’edizione del 2022?
«Assolutamente sì. Secondo me il valore della candidatura italiana è rappresentato al meglio del motto che è stato scelto per la nostra iniziativa, “We Are One”: non una specialità, bensì tutte, tutte insieme nel rappresentare una cosa sola».
Infatti questo era il principio che stava alla base del progetto iniziale, quando a metà degli anni Ottanta in Fei se ne è cominciato a discutere per poi lanciare la prima edizione dei Weg a Stoccolma nel 1990…
«Questo è il valore che va preservato. Detto ciò, è giustissimo l’approccio della Fei nel porre la massima attenzione al contenimento dei costi e alla fattibilità. Noi abbiamo colto in pieno tale messaggio con il nostro progetto: non proponiamo una singola sede dove ospitare tutte le specialità, cosa che sarebbe stata molto difficile da un punto di vista organizzativo ed economico, bensì una serie di luoghi di gara avvalendoci di eccellenze come i Pratoni del Vivaro, come la Tenuta Santa Barbara, come il Garda Endurance Team. Ognuno di questi soggetti è in grado di portare capacità e competenze organizzative, aiutandoci nello stesso tempo nella programmazione economica dell’evento».
Lei come vive questa prospettiva?
«Secondo me è una prospettiva sfidante per noi come federazione. Gli ultimi tre anni dello Csio di Roma in Piazza di Siena testimoniano come all’interno della Fise ci siano eccellenti capacità organizzative e di programmazione, abbiamo probabilmente coinvolto il meglio del mondo equestre italiano con tantissimi nomi di prestigio riconosciuti a livello internazionale che hanno già dato la loro disponibilità a collaborare con noi nel progetto Weg. Queste eccellenze messe in squadra ci permettono di puntare a un obiettivo di altissimo livello, un obiettivo che dovrà essere una festa per gli appassionati e quindi trasformarsi in uno strumento promozionale per gli sport equestri in Italia a beneficio di tutto il movimento».
La concorrenza però è forte…
«È chiaro. Noi abbiamo due tipologie di concorrenti in questo progetto. Da una parte c’è l’Arabia Saudita che a Riyadh ha proposto una candidatura per tutte le discipline nello stesso momento e nello stesso luogo, quindi il concetto Weg classico e tradizionale. E dall’altra tante realtà che si sono candidate per una o più discipline ma non per tutte, e che in diversi casi hanno delle tradizioni di eccellenza verso le quali nutrire un grande rispetto… Questo da un lato è un bene perché permetterà alla Fei di scegliere come sarà ritenuto più opportuno da un punto di vista generale. Per noi ovviamente è sfidante perché ci dobbiamo confrontare con una concorrenza molto agguerrita».
Secondo lei c’è qualcosa che l’Italia può offrire in più e in meglio rispetto alle concorrenti?
«Una tradizione equestre straordinaria e una capacità organizzativa straordinaria. Penso che l’Italia possa offrire il punto di arrivo perfetto per mantenere vivo il sogno dei Weg organizzando l’evento al meglio».
Da un punto di vista del bilancio e dei costi c’è sempre una certa dose di rischio…
«Noi abbiamo fatto un’analisi preliminare facendoci mettere in controluce i valori e le potenzialità da una società esperta in analisi di mercato. Le potenzialità di incasso le abbiamo fatte stimare a una società terza che ci ha dato un parere oggettivo su cui noi abbiamo sempre avuto un approccio estremamente cautelativo in termini di potenzialità di biglietteria, di raccolta di sponsorizzazioni e di altre entrate. Allo stesso tempo forti della nostra esperienza organizzativa vissuta sul campo abbiamo avuto un approccio molto cautelativo anche sul lato dei costi: ovviamente la sfida sarebbe chiudere complessivamente in pareggio. Ma abbiamo dei partner forti perché Garda Endurance Team collabora con Fieracavalli, Elementa su Tenuta Santa Barabara è una realtà molto dinamica e forte che si sta affermando sempre più, il Centro Equestre Ranieri di Campello in occasione della Coppa delle Nazioni di completo ci ha dimostrato come ai Pratoni si sia ritornati a fare sport ad altissimo livello riannodando il filo di recupero di un altro pezzo di storia dell’equitazione italiana… Sappiamo di avere una squadra di valori in campo, sappiamo di dover fare molta attenzione al monitoraggio dei costi, ma il nostro è stato un approccio molto cautelativo sul fronte delle entrate in modo tale da non rischiare di avere sorprese, o in ogni caso di avere sorprese solo in chiave positiva».
La Fei deciderà a novembre in occasione dell’assemblea generale di Mosca.
«Sì, quello sarà il momento in cui il board della Fei deciderà. Posso dire che qualche tempo fa sono stato all’assemblea della Federazione Equestre Europea: e tanti colleghi hanno espresso la loro simpatia e sostanziale preferenza verso l’Italia. Ma la scelta starà ai quattordici membri del board della Fei… Durante questi due anni che ho trascorso in Fise ho imparato tanto da chi ha vissuto in prima persona i Weg del 1998, un evento che a livello internazionale è ancora considerato come uno dei migliori di sempre dal punto di vista organizzativo: e tantissime figure chiave dell’equitazione italiana odierna si sono fatte le ossa proprio durante quei Weg. Detto questo, penso che sarà importante che tutto il movimento equestre italiano dia prova di unità e di voglia di avere questa grande manifestazione, anche perché sarebbe una grandissima occasione per attrarre risorse che poi rimarrebbero a beneficio del nostro intero movimento sportivo».