Ginevra, venerdì 7 dicembre 2018 – Le luci calde che si alternano sul campo in un caleidoscopico multicolore. La musica che entra nel battito dei cuori. Lui che galoppa con la mano sollevata verso il buio delle tribune dettando il ritmo dell’applauso alla moltitudine. La folla in piedi che vorrebbe abbracciarlo e galoppare con lui.
Nelle vittorie di Steve Guerdat a Ginevra c’è sempre qualcosa di potente che va oltre il dato statistico di un primo posto conquistato davanti a un gruppo di avversari. Ginevra ama Steve Guerdat e Steve Guerdat ama Ginevra: è una compenetrazione di possesso reciproco, un’amplesso quasi carnale che in caso di vittoria esplode in gioia irrefrenabile e in caso di sconfitta si liquefa in dolore condiviso. Il giro d’onore di Steve Guerdat questa sera è stato ancora una volta un rito celebrativo di un’unione che è difficilmente comprensibile se non viene vissuta nel momento del suo consumarsi.
La vittoria nella diciottesima edizione della finale della Top 10 Rolex/IJRC non sembrava sulla carta tanto possibile per Steve Guerdat: il campione elvetico aveva deciso di destinare la sua numero uno Bianca al Gran Premio Rolex di domenica e dunque di impegnare oggi Alamo, cavallo di eccellenti qualità ma probabilmente non del pari di quelle dei cavalli degli avversari, tutti – o quasi – numeri uno assoluti. Nel primo giro Guerdat è entrato per penultimo dopo cinque cavalieri a zero penalità, due a 4 e uno a 19 (Ben Maher, che ha vissuto un momento terrificante quando il suo Explosion staccava un tempo prima sul largo di ingresso della doppia gabbia, franandovi all’interno in un trituramento di barriere e poi comunque riuscendo a superare il secondo elemento in acrobazia per infine uscire prima del terzo… ): obbligatorio un percorso netto, che infatti il campione svizzero riusciva a portare a termine pur con un cronometro non di eccellenza, così da inserirlo al quinto posto nell’ordine di partenza della seconda manche. Una posizione… scomoda, se poi si deve lasciare la parola a binomi che si chiamano Henrik von Eckermann/Castello, McLain Ward/Clinta, Harrie Smolders/Don VHP Z, e soprattutto – ultimo a entrare – quel fulmine accecante di Niels Bruynseels/Gancia de Muze.
Secondo giro. Il campione d’Europa Peder Fredricson con Christian K chiude a zero ma aveva un 4 in eredità dalla prima frazione. Marcus Ehning su Funky Fred parte da 4 un po’ rassegnato: arriva un altro errore che lo mette fuori gioco. E’ la volta di Daniel Deusser, cavaliere in super forma, vincitore ieri della gara grossa su Calisto Blue: oggi è il turno di Tobago Z (vittoria del GP di Coppa del Mondo di Madrid) che dopo lo zero stupendo del primo giro chiude con un secondo percorso netto piuttosto veloce. “Basterà per vincere?”, chiede Alban Poudret al campione tedesco nella tradizionale intervista in campo a percorso ultimato: “Mmmmh, non credo… temo”, risponde sorridendo Deusser. Ecco Steve Guerdat. Deusser ha chiuso a 41.53. Tutti sanno che Alamo potrebbe non reggere il ritmo dell’avversario. Steve Guerdat parte a suo modo: attaccando. Nessun errore fino al penultimo ostacolo – un largo – prima del quale c’è un ampio specchio di luce in cui tentare il tutto per tutto… Steve Guerdat sente che quello è il momento, ora o mai più: butta Alamo contro quel largo galoppando vorticosamente e puntandolo come un bersaglio, Alamo si distende in un salto lunghissimo ma nessuna barriera cade, poi subito la girata radente verso il verticale finale e il Palexpo esplode fragorosamente: 39.75… ! Ma Guerdat non esulta, accarezza Alamo e rimane impassibile, gli avversari sono bestiali, questo risultato li renderà ancor più determinati. Martin Fuchs con Clooney fa benissimo tutto, ma il primo a ritenere non possibile superare il suo compagno di squadra sembra essere proprio lui: un ottimo zero in 42.03. Henrik von Eckermann è sempre un avversario rognoso: difficilmente dà l’idea di essere velocissimo, ma poi il cronometro si ferma sempre molto presto… Castello dà il massimo e in effetti succede anche questa volta: 40.44, ma Guerdat rimane lassù. McLain Ward: Clinta è una cavalla favolosa, ma non ancora così veloce come in passato lo sono stati i numeri uno del campione statunitense; tuttavia 40.51… ! Penultimo a entrare il numero uno del mondo, Harrie Smolders: Don è cavallone di ampia falcata ma non troppo agile, pur avendo vinto molti Gran Premi con barrage veloci; qui però bisogna raggiungere l’estremo per aver ragione di Guerdat: arriva tuttavia un errore e quindi nulla da fare.
L’ultima parola spetta a Niels Bruynseels. Un 2018 formidabile. Cavaliere di velocità e di riflessi fulminanti. Averlo come ultimo a partire in qualunque barrage di qualunque Gran Premio costituisce un pericolo quasi fatale per qualsiasi avversario. Ma niente è certo prima che l’azione si compia: la gabbia, girata al fulmicotone a sinistra a 180 gradi, l’attacco verso il verticale, Niels aggredisce la distanza, è grande, lui parte ma Gancia de Muze no, è troppo lontana, non se la sente, mette a terra un tempo in più, l’ostacolo è attraversato da parte a parte con le barriere che volano via… L’urlo del Palexpo prima è di paura per Niels Bruynseels, ma quando è chiaro che nulla di male è accaduto al cavaliere belga e alla sua cavalla quel suono potente si trasforma in esultanza incontenibile: ed è il trionfo di Steve Guerdat!
LA CLASSIFICA DELLA FINALE TOP 10 ROLEX/IJRC