Bologna, martedì 29 settembre 2020 – Un giorno di giugno del 1953 il conte romano Giovanni Vaselli si rivolge ai fratelli Riccardo e Carlo D’Angelo con una richiesta ben precisa: vorrei un cavallo grigio, di ottimo carattere, giovane, di forte muscolatura e di buona statura. I fratelli D’Angelo erano rinomati commercianti di cavalli sportivi, ben conosciuti non solo a Roma – dove avevano la loro scuderia e base d’appoggio – ma anche in tutt’Italia: il loro Paese preferito dal quale importare i cavalli scelti con la lungimiranza del loro occhio competente era l’Irlanda, naturalmente. Vaselli voleva un cavallo di tali caratteristiche per uno scopo mirato: andare in caccia alla volpe. Lui era uomo piuttosto corpulento e di abilità non particolarmente raffinata nel montare a cavallo, quindi avrebbe avuto bisogno di un soggetto affidabile in tutti i sensi.
Per i D’Angelo la missione non è complicata: i due fratelli erano esperti conoscitori del mercato irlandese, più volte all’anno lo setacciavano in profondità alla ricerca di ciò che di meglio veniva prodotto dal florido allevamento locale. Infatti non è molto difficile per loro individuare il soggetto giusto, quindi acquistarlo e condurlo in Italia: un figlio del purosangue Water Serpent e di una figlia del purosangue Sandyman. Questo cavallo si trovava nella fattoria di Tommy Haurahan e di sua moglie: cinque anni (dunque nato nel 1948), figlio di una fattrice grigia piuttosto rustica nonostante il padre purosangue, probabilmente destinato a diventare un cavallo da lavoro in campagna, o forse a essere venduto a una delle fiere agricole che si tenevano ciclicamente nella contea di Kilkenny. È lui, The Rock: e arriva in Italia nell’agosto del 1953.
Tuttavia, nonostante il cavallo risponda in pieno ai requisiti richiesti, il conte Vaselli non esce né subito né mai in caccia con lui: forse non ci si trova, forse gli è passata la voglia di caccia alla volpe, forse qualche problema fisico… chissà. Però questo cavallo nel frattempo si dimostra di grande qualità: carattere molto equilibrato nonostante la giovane età, fisico possente ma atletico, notevole facilità di conduzione. Un perfetto cavallo da avviare alle gare di salto ostacoli. Infatti Carlo D’Angelo – il minore dei due fratelli – comincia il lavoro di preparazione senza farselo ripetere due volte: e nell’aprile del 1954 The Rock affronta con lui il primo concorso ippico della sua vita, a Salerno, dando così inizio a una storia sportiva e agonistica tra le più esaltanti al mondo.
Bastano solo quattro mesi a The Rock per imporsi sulla scena del salto ostacoli italiano, grazie a una serie di prestazioni eccellenti nelle gare riservate ai cavalli che iniziano l’attività in concorso. Il più convinto ammiratore delle qualità del potente grigio è il generale Giorgio Morigi (la leggenda racconta che rivolgendosi ai cavalli lui usasse dire: «Se non volevi saltare dovevi nascere cardinale»), il quale lo fa acquistare a una giovane e affascinante signora sua allieva, Amalia Borgnino. Quando alla fine della stagione agonistica si approssima il più importante appuntamento agonistico nazionale dell’anno, quello che riunisce il Criterium (il massimo campionato nazionale, diviso in Classe A e Classe B a seconda delle somme in denaro fin lì vinte dai cavalli che vi partecipano) e i campionati riservati alle amazzoni e ai cavalli di cinque anni, programmato a Villa Borghese, a Roma, dal 13 al 16 novembre, Morigi medita di farvi partecipare anche The Rock, il quale grazie ai risultati ottenuti con Carlo D’Angelo nei sette concorsi della prima metà della stagione è già nella Classe B, quella riservata ai cavalli vincitori delle più consistenti somme di denaro. Però non è Amalia la persona adatta a montarlo in un’occasione del genere: lei è brava e diligente, certo, ma non ancora preparata per un impegno così difficile. Dunque l’idea conseguente è quasi naturale: Morigi possedeva un altro cavallo – D’Artagnan – che stava andando molto bene in gara in quel periodo con il giovane cavaliere al quale lo aveva affidato e che avrebbe fatto il Criterium però di Classe A, perché dunque non consegnare al ragazzo anche The Rock e fargli fare il Criterium di Classe B? Più ci pensa, Morigi, più se ne convince: quindi il ragazzo sì, monterà a Villa Borghese anche The Rock. Basta solo dargli il tempo sufficiente per mettersi assieme al cavallo, perché i due si capiscano e trovino la giusta intesa. Non è un obiettivo complicato da raggiungere, del resto: The Rock è un cavallo facile, di mezzi e di qualità, e il ragazzo… beh, il ragazzo è uno di quelli destinati a far strada, pensa Morigi, uno che parla poco e lavora molto, uno che sa ascoltare quello che gli viene insegnato, uno che vive nei cavalli e con i cavalli dalla mattina alla sera facendo box e svuotando carriole e raccogliendo fieno e paglia e montando e andando in gara per vincere tutto quello che è possibile vincere. Si chiama Graziano Mancinelli, questo ragazzo, ha diciassette anni ma sembra già un adulto per la serietà con la quale si applica alle cose che fa. E le cose che fa sono solo cose di cavalli… Ecco come avviene il primo incontro tra un uomo e un cavallo destinati entrambi a divenire in futuro magnifici protagonisti del salto ostacoli mondiale…
Il Criterium di Mancinelli/The Rock va molto bene, anzi benissimo: 2° posto! A quel punto Morigi decide di prendere per sé il cavallo e di montarlo personalmente in concorso: tutto il 1955 e buona parte del 1956 saranno caratterizzati dai loro eccellenti risultati nei concorsi nazionali più importanti. Ma la svolta decisiva nella storia di The Rock arriva appunto nel 1956: il giorno 1 agosto di quell’anno viene registrato il passaggio di proprietà del cavallo a Carlo Costanzo d’Inzeo. Proprio lui: il padre dei formidabili fratelli Piero e Raimondo. D’Inzeo acquista il cavallo espressamente per il figlio Piero il quale in quel momento – pur ufficiale dell’esercito in cavalleria – a differenza del fratello si trovava sprovvisto di soggetti di grande prospettiva internazionale: Uruguay, con il quale il fuoriclasse azzurro aveva vinto la medaglia di bronzo individuale e d’argento a squadre alle Olimpiadi di Stoccolma, era decisamente in fase calante e altri cavalli di pari livello non erano presenti in scuderia. Il primo concorso internazionale del nuovo binomio è a Pinerolo dal 19 al 23 settembre 1956; il Gran Premio è un trionfo di marca d’Inzeo, dato che lo vince Raimondo su Merano davanti proprio al fratello Piero su The Rock! È lo squillo di tromba che annuncia l’ingresso in società di un binomio destinato a divenire uno dei più grandi della storia del salto ostacoli mondiale. Piero d’Inzeo e The Rock diventeranno vincitori seriali: due volte al primo posto nel Gran Premio di Aquisgrana (1959 e 1961), due volte vincitori della King George V Gold Cup (il Gran Premio dello Csio della Gran Bretagna, nel 1961 e 1962), medaglia d’argento individuale e bronzo a squadre alle Olimpiadi di Roma 1960, due volte medaglia d’argento individuale nel Campionato d’Europa (1958 e 1962), vincitori del Gran Premio Roma a Piazza di Siena nel 1958… Senza ovviamente contare la quantità di successi in gare per così dire… minori: nel 1957, 1958 e 1959 The Rock è il cavallo numero uno in Italia per somme vinte.
Poi il colpo di scena. Nella seconda metà del 1962 il più forte binomio italiano si scioglie per volontà dello stesso Piero d’Inzeo. The Rock nel frattempo era stato acquistato dalla Fise (alla fine del 1959) proprio per impedire che una eventuale e irrinunciabile offerta di acquisto del cavallo potesse farlo perdere per i colori azzurri. Alla fine del 1962 Piero d’Inzeo chiede alla Fise di poter fare con The Rock due concorsi in Belgio e Olanda: la Fise nega la disponibilità del cavallo, sostenendo che The Rock dovesse essere risparmiato (il cavallo nel frattempo aveva raggiunto i suoi 14 anni). Si apre così la polemica tra il campione azzurro e la Fise: e infine Piero decide di smettere di montare il cavallo. Per sempre. Una decisione che spiazza decisamente i responsabili federali che tentano in qualche modo di ricomporre la frattura: ma invano, Piero d’Inzeo è irremovibile. È così che The Rock ritorna sotto la sella di quello che un tempo era un ragazzino diciassettenne e che ora è un uomo ma, soprattutto, un campione affermato e dalla carriera agonistica travolgente: la Fise affida il cavallo a Graziano Mancinelli. The Rock partecipa sotto la sella di Mancinelli al Campionato d’Europa del 1963 che si tiene in Piazza di Siena a Roma dividendo l’impegno con la ‘sorellastra’ Rockette (anche lei irlandese figlia di Water Serpent): l’esito è formidabile, Graziano Mancinelli campione d’Europa!
In seguito il favoloso fuoriclasse grigio sarà montato in qualche occasione anche da Adriano Capuzzo e Gualtiero Castellini prima di ritornare definitivamente nella scuderia di Graziano Mancinelli nel 1964 e 1965 e una piccola porzione di 1966. Chiusa la carriera agonistica, The Rock morirà nel 1967: è sepolto insieme a un buon numero di altri indimenticabili cavalli azzurri al Centro Militare di Equitazione di Passo Corese. In quello che è stato denominato il Paddock dei Campioni.