Bologna, 14 agosto 2018 – “Siamo in crisi? Beh, speriamo che la crisi… continui!”. Così il c.t. tedesco Otto Becker chiacchierando con i giornalisti in conferenza stampa dopo la vittoria della Germania in Coppa delle Nazioni ad Aquisgrana qualche giorno fa. La terza vittoria in tre anni, tra l’altro… Ovvio che nessuno meglio di Becker può essere realmente consapevole dello stato delle cose in Germania in questo momento, data anche la sua favolosa esperienza come cavaliere di altissimo livello prima ancora che di tecnico di pari caratura: ma se di crisi non è certo il caso di parlare (tuttavia il piazzamento finale della Germania nella Prima Divisione di Coppa delle Nazioni 2018 non è certo all’altezza dei trionfi del passato… ), altrettanto certamente si può dire di un momento di transizione. Un momento di transizione per un Paese che in ogni caso da sempre esprime una quantità impressionante di campioni a due e a quattro gambe, questo va detto come premessa. Però quello che stiamo vivendo è un momento di passaggio per la Germania: passaggio da una situazione che è stata consolidata per anni a un’altra che invece si deve ancora consolidare, e che magari si consoliderà senza alcuna soluzione di continuità rispetto al passato. Quello che c’è stato prima si può riassumere in un nome: Ludger Beerbaum. Il Kaiser infatti ha rappresentato a lungo il centro di una galassia che di fatto è stata la prima squadra tedesca: composta da lui, dai cavalieri suoi allievi e collaboratori (i vari Marco Kutscher, Christian Ahlmann, Philip Weishaupt, oltre a quell’Henrik von Eckermann che essendo svedese non ha servito la Germania), dai suoi parenti più stretti (il fratello Markus e sua moglie Meredith Michaels). Un gruppo di cavalieri che – montati su cavalli altrettanto eccellenti – hanno garantito alla Germania una quantità impressionante di successi nel corso degli anni. Adesso però Ludger Beerbaum ha lasciato la squadra (subito dopo le Olimpiadi di Rio) ed è prevalentemente rivolto ad altri interessi (il rapporto con la Cina: training, organizzazione eventi e commercio cavalli). A ciò si aggiunga la mancanza di cavalli di primissimo livello (da campionato, cioè) per Marco Kutscher e Meredith Michaels, il fatto che due ‘senatori’ del calibro di Christian Ahlmann e Daniel Deusser ormai per il secondo anno consecutivo non hanno firmato l’accordo con la federazione tedesca dunque non sono convocabili per Coppe delle Nazioni e campionati internazionali. Bisogna quindi voltare pagina e far largo a forze nuove, forti però di un uomo che rappresenta una sorta di ponte che collega passato e futuro, un uomo il quale può essere a tutti gli effetti considerato ormai il veterano della squadra tedesca: Marcus Ehning, il fuoriclasse stupendo che ad Aquisgrana quest’anno si è tolto lo sfizio di vincere sia la Coppa delle Nazioni sia il Gran Premio. Attorno a lui quindi Otto Becker deve costruire una nuova Germania, giovane e piena di voglia di vincere: ecco dunque spazio per le ‘ragazze’ Simone Blum e Laura Klaphake, entrambe montate su due cavalli che hanno a più riprese scatenato le voglie di mezzo mondo – cioè Alice e Catch Me If You Can – ma invano… A loro si è aggiunto Maurice Tebbel (figlio di quel Rene ora ucraino ma nato in Germania e a sua volta e a lungo cavaliere della prima squadra tedesca) per completare la formazione trionfatrice ad Aquisgrana. Oltre a loro quattro, per comporre la lista per il Campionato del Mondo di Tryon il c.t. tedesco ha chiamato anche Hans Dieter Dreher (Embassy II e Berlinda), Christian Kukuk (Limonchello e Lukas), Janne-Friederike Meyer (Goya e Buettner’s Minimax), Meredith Michaels (Calle), Denis Nielsen (Cashmoaker) e Philip Weishaupt (Asathir e Convall). Quindi tra i tanti motivi di interesse che un Campionato del Mondo porta sempre con sé, quest’anno a Tryon ce ne sarà uno in più: la nascita di una Germania che – Marcus Ehning a parte – non avrà più nulla a che spartire con quella che per decenni ha trionfato in Europa e nel mondo. Una nuova Germania che probabilmente continuerà a vincere come la ‘vecchia’, dato che a questo i tedeschi ci hanno ormai abituato dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi…