Bologna, 2 giugno 2017 – Questo è un articolo da leggere, ma in realtà più che altro bisognerebbe guardare la fotografia che lo illustra. Bisognerebbe ingrandirla usando la funzione apposita, quella piccola lente di ingrandimento nell’angolo in alto a destra. Ingrandirla per guardarla. A lungo. Fatelo. Non c’è azione: cioè non c’è spettacolarità. Ma se vi isolate per un attimo da tutto e da tutti, se riuscite a tagliare tutto quello che sta intorno a voi per rimanere con lo sguardo fermo e costante su questa fotografia, allora pian piano sentirete il movimento del tempo che passa… comincerete ad avvertire le pulsazioni della vita vissuta… i pensieri che si spostano nello spazio… i sogni che sgorgano dalla passione… All’inizio l’immagine sarà poco definita ma pian piano prenderà forma se avrete la pazienza di abbandonarvi a sentire voi stessi e allora comincerete a vedere un ragazzino con una gran chioma nera e arruffata e scomposta con il viso affilato e un paio di occhiali da vista con una gran montatura scura, e con quei capelli arruffati che a volte scendendo sulla fronte arrivano a toccare quella montatura scura. Un ragazzino che non parla molto e che si muove tra campi ostacoli e scuderie veloce e silenzioso, proprio come poi dimostrerà di essere in campo di gara: veloce e silenzioso. Silenzioso: non parla, non risponde, soprattutto non risponde a chi lo giudica poco adatto, poco conforme, poco coerente con un’equitazione che la tradizione italiana vuole di un certo tipo, ma tanto è un fenomeno passeggero – si dice – in quel modo non andrà certo molto lontano, adesso ha questa cavallina che gli permette tutto ma finita questa Bellivienne dove volete che arrivi uno così, figuriamoci… Bellivienne, certo: il tempo passa e il ragazzino diventa ragazzo e poi uomo, e Bellivienne diventa mamma nell’allevamento di Roberto Arioldi e di Annina Rizzoli che nel frattempo si sono uniti per formare una coppia, una squadra, un’azienda, una famiglia… tutto, unione totale, e Bellivienne mette al mondo puledri (puledre, per la precisione… ) che con Roberto arrivano dove con nessun altro sarebbero mai potute arrivare, quella Paprika della Loggia minuscola come la mamma ma per la quale non c’è ostacolo o percorso impossibile, e intanto gli anni sono poi passati, sì, e con loro i cavalli, tanti cavalli, un’infinità di cavalli e tanti concorsi, un’infinità di concorsi, gli anni Settanta, poi gli Ottanta, poi i Novanta, ecco il Duemila e poi ancora più avanti… Roberto Arioldi allevatore, cavaliere, padre, marito, agricoltore, sempre di corsa, senza mai fermarsi, anche lui selezionato per le squadre azzurre, anche lui a disposizione di qualcuno che lo valuta e che gli dice cosa fare e quando farlo, anche lui che deve inghiottire qualche boccone amaro compensato da tante gioie, le Olimpiadi, i campionati, gioie che a ben vedere sono più per le cose importanti, per le cose che restano, per una vita che si è costruita con sacrificio e impegno e fatica, una vita, certo, la vita di quel Roberto Arioldi che a un certo punto confluisce dentro quella di altri cavalli e cavalieri con tutto il suo carico di esperienza e maturità e conoscenze, una vita che a un certo punto diventa una vita a disposizione degli altri, Roberto Arioldi che decide, che consiglia, che suggerisce, che aiuta e che capisce, che diventa l’uomo che sta in testa al salto ostacoli azzurro, lui che finita Bellivienne figurati… eccolo dopo anni e anni e anni, eccolo in questa fotografia, la fotografia che state osservando lasciandovi andare al flusso dei pensieri, ecco Roberto Arioldi in mezzo a due uomini che si sentono evidentemente fieri e felici di averlo tra di loro, perché anche loro sono uomini di cavalli e sanno le cose, quello alla destra di Arioldi per esempio si chiama Otto Becker e rappresenta la potenza formidabile della Germania, cavaliere che ha vinto tutto e poi tecnico che ha continuato a vincere tutto, Otto Becker, un nome che più tedesco di così non si può e un cavaliere e uomo di cavalli che più di così non si può, punto di riferimento – lui e la sua squadra – che quasi tutti hanno considerato quasi irraggiungibile… e poi alla sinistra ecco Andy Kistler che non è stato cavaliere ma che è uomo di intelligenza e sensibilità superiori, persona che deve pilotare la squadra di un Paese piccolo i cui successi sono però di dimensione inversamente proporzionale a quella della sua estensione geografica, la Svizzera, certo, che è la padrona di casa perché la fotografia è stata scattata a San Gallo subito dopo la fine della Coppa delle Nazioni dello Csio elvetico, e Roberto Arioldi sta in mezzo alla Germania e alla Svizzera perché l’Italia e lui hanno vinto. Il ragazzino silenzioso che va veloce è andato talmente veloce che adesso è arrivato lassù in alto, dove la Germania e la Svizzera lo guardano con ammirazione e rispetto, l’ammirazione e il rispetto che si devono sempre ai vincitori. Ecco cosa succede guardando questa fotografia: la magia del tempo e delle cose che accadono e della passione. La passione. Dove volete che arrivi quel ragazzino… ? Ecco dove è arrivato. Lì, dove ora tutti noi lo stiamo osservando ammirati.