Bologna, sabato 17 agosto 2019 – Massimo Grossato oggi è al mare con la sua famiglia. Sta vivendo le ultime ore di una vacanza che per lui si interromperà questa sera, quando tornerà a Torino per poi prendere un aereo domani e raggiungere il suo Lazzaro delle Schiave che in questo momento si trova in Olanda nella scuderia di Piergiorgio Bucci. E poi cavallo e cavaliere insieme faranno rotta su Rotterdam: Campionato d’Europa!
La notizia è stata ufficializzata ieri: il cavallo di Lorenzo de Luca, Ensor de Litrange, non è in grado di affrontare l’impegno continentale e dunque il c.t. azzurro Duccio Bartalucci ha convocato Massimo Grossato. Per il cavaliere torinese – nato il 25 maggio del 1975 – si tratta del secondo Campionato d’Europa dopo quello di Donaueschingen affrontato nel 2003 in sella a El Kintot, e del terzo campionato internazionale calcolando anche il mondiale di Jerez de la Frontera nel 2002. Massimo Grossato ha esordito nella squadra nazionale seniores nel 1996 e a oggi ha collezionato 43 presenze in totale tra Coppe delle Nazioni e campionati. È un uomo e un cavaliere nel pieno della maturità personale e sportiva: in sella a un cavallo italiano – Lazzaro delle Schiave, nato nel 2009 da Acodetto – che lui stesso ha cresciuto fin dalle gare per i soggetti giovani dopo averlo prelevato dalle scuderie di Stefano Brecciaroli. Massimo Grossato però non è solo un favoloso cavaliere capace di produrre stile e risultati e agonismo in egual misura: è anche un uomo intelligente e profondo, capace di analizzare la realtà sportiva in senso oggettivo e ad ampio raggio…
Tutto è quindi nato lo scorso fine settimana a Dublino…
«Sì, il cavallo di Lorenzo ha avuto qualche problema all’inizio del concorso, quindi questa cosa era un po’ nell’aria. Il nostro tecnico Duccio Bartalucci ha organizzato una riunione tra tutti noi domenica mattina prima del Gran Premio nella quale appunto ha chiesto a me e a Paolo Paini di tenerci in preallarme nel caso in cui Ensor de Litrange non ce l’avesse fatta».
Quindi non si tratta di una convocazione che le ha creato sorpresa.
«Direi di no. Poi il mio cavallo ha fatto benissimo anche il Gran Premio a Dublino, quindi io sono molto tranquillo, Lazzaro è in gran forma e sta benissimo».
Secondo le intenzioni di partenza di Duccio Bartalucci lei dovrebbe essere il quinto della squadra, quindi la riserva… Inutile dire che forse preferirebbe essere nei quattro, no?
«Beh, questo è ovvio, chi non lo preferirebbe… ! Ma sono anche molto ben consapevole di essere salito su un treno non direi nemmeno in corsa, direi proprio lanciato… Quindi io a oggi nella testa di tutti sono il quinto ed evidentemente anche nella mia previsione, poi vedremo: se dovrò montare, ripeto, il cavallo è pronto».
Nel caso in cui debba succedere, come pensa che Lazzaro potrebbe reagire sottoposto a un impegno così forte e soprattutto con gare così impegnative una dopo l’altra?
«Allora, dopo lo Csio di Roma io ho modificato molte cose perché è evidente che a Piazza di Siena qualcosa non ha funzionato a dovere: infatti il Gran Premio è andato male. Da lì ho cambiato molte cose a partire dall’imboccatura per arrivare a tante altre piccole sottigliezze però importanti nel lavoro e nella preparazione. Il cavallo mi ha risposto fin da subito molto positivamente e Dublino secondo me è stata un po’ la prova del nove: lì io ho voluto fare appositamente anche il Gran Premio dopo la Coppa delle Nazioni perché volevo verificare la tenuta di Lazzaro dal punto di vista mentale, perché per lui i problemi sono solo di carattere psicologico, mentale. Ma Lazzaro ha risposto benissimo: il Gran Premio è la gara che ha fatto meglio».
In effetti Lazzaro è in crescita costante…
«Di sicuro è un cavallo che atleticamente non ha nulla da invidiare ai migliori cavalli che ci sono in circolazione. Il fatto è che lui è un po’ particolare di testa. Adesso giocano a suo favore la mia esperienza con lui e la sua età: maturando è diventato un po’ più sereno… Lui di base è infatti un po’ ansioso, questo è un po’ il suo problema, ma adesso questa routine di gare grosse l’ha reso un po’ più rilassato… Adesso quando vede un oxer grosso non è più così ansioso da passare un metro sopra come faceva prima, adesso sta prendendo le misure giuste nel suo modo di fare».
Una domanda forse un po’… indelicata. Già tempo fa lei diceva che sarebbe stato difficile non cedere Lazzaro: ma forse adesso ancora di più, visto che il cavallo si sta mettendo in una magnifica evidenza… no?
«Eh sì, è ovvio, il cavallo me lo chiedono spesso. Però io finché le cose vanno nella direzione giusta cerco di resistere. Che le cose vadano nella direzione giusta non vuol dire fare sempre zero, sia chiaro: vuol dire avere una progressione, vuol dire avere degli obiettivi… E da questo punto di vista è innegabile che la conquista della qualifica olimpica sia un passo fondamentale».
Sì, certo, per noi è l’obiettivo principale di questo Campionato d’Europa.
«Io l’ho detto fin dall’inizio: che ci vada io o che ci vada chiunque… ma per tutto il nostro movimento sportivo è fondamentale prendere questa qualifica, altrimenti avremo sicuramente una fuga di cavalli importanti praticamente immediata perché stare un anno senza avere l’obiettivo vero è difficile per tutti, anche perché i cavalli invecchiano velocemente… Se fallissimo l’obiettivo di conquistare la partecipazione alle Olimpiadi ci ritroveremmo a parlare di un Campionato d’Europa tra due anni e di un Campionato del Mondo tra tre. E tanto per fare un esempio tra tre anni Lazzaro ne avrà 13. Insomma, è evidente che la qualifica alle Olimpiadi è fondamentale. Ma lo è per tutti. Per un movimento che deve dimostrare di essere al livello a cui tutti pensiamo di essere arrivati, e sono questi i momenti in cui bisogna dimostrarlo. Ci sono un sacco di ragazzi a casa che montano bene e che potrebbero avere un giorno l’opportunità di trovare nuovi sponsor e nuovi proprietari, ma questo lo si ottiene solo se lo sport rimane ad alto livello con la visibilità che c’è adesso. Se scendiamo di livello è finita… È un problema per tutti, non solo per noi che adesso siamo lì».
Comunque fino a oggi la stagione della nostra squadra è stata molto positiva.
«Ah, sicuro! Abbiamo fatto tutto il circuito di Prima Divisione senza mai fare peggio di un terzo posto… Adesso dobbiamo mettere la ciliegina sulla torta, che è quello di cui parliamo dall’inizio dell’anno, cioè appunto questa qualifica per le Olimpiadi di Tokyo 2020».
Lei come la vede?
«Speriamo in bene. Come ha detto ieri Duccio Bartalucci, ci sono i corsi e ricorsi storici. Mi ricordo benissimo anche io il Campionato d’Europa di Donaueschingen del 2003: alla vigilia si fece male Havinia che era indiscutibilmente il nostro numero uno con Gianni Govoni… ma alla fine andò tutto bene e prendemmo la qualifica per Atene 2004. Lorenzo è oggi indiscutibilmente il nostro numero uno, perderlo può sembrare una catastrofe: ma nella gravità della sua perdita dobbiamo trovare la motivazione per fare bene ugualmente… ».