Bologna, 17 agosto 2018 – Ci siamo. I World Equestrian Games di Tryon sono ormai praticamente alle porte. Ma quali Weg ammireremo? Cosa ci dobbiamo attendere da un appuntamento come quello del prossimo settembre?
Intanto cominciamo con il dire che la prossima potrebbe essere l’ultima edizione dei Weg così come li conosciamo dal 1990. L’attuale format – il campionato del mondo di tutte le specialità riconosciute della Fei nello stesso luogo e nello stesso momento – non ha mai avuto vita facile soprattutto a causa degli alti costi organizzativi e delle difficoltà logistiche: spesso si è sentito dire che sarebbe stato inevitabile tornare all’antico, salvo poi avere un comitato organizzatore disposto e – anzi – desideroso di cimentarsi nella grandiosa impresa. Il problema, però, è che questa volta non c’è ancora nemmeno una candidatura per l’edizione del 2022… e le voci sia in Fei sia altrove secondo le quali sarebbe ormai davvero suonata l’ora fatale si stanno rincorrendo a gran ritmo. Mentre a suo tempo prevaleva l’idea di una sorta di ecumenismo sportivo secondo il quale l’interesse dei singoli si sarebbe dovuto adattare a quello comune, adesso invece si sta diffondendo sempre più quello che potremmo definire come revisionismo: molto meglio sia per aspetti tecnici sia economici organizzare ciascun campionato per conto proprio… per dire, il salto ad Aquisgrana, il completo a Badminton, il dressage a Rotterdam… luoghi già perfettamente attrezzati per la bisogna. I problemi ci sarebbero per le specialità minori: volteggio, attacchi, endurance, reining riceverebbero la stessa attenzione mediatica e di pubblico? Risposta scontata…
Detto ciò, veniamo al salto ostacoli, specialità di maggior seguito e che tra tutte quelle in programma a Tryon è anche la più ‘modificata’ rispetto al suo impianto tradizionale. Prima di tutto a causa di una scellerata gestione del programma dell’evento da parte della Fei, che in un primo momento aveva ridotto la gara a squadre a una semplicissima Coppa delle Nazioni abolendo la prima prova, quella di velocità in tabella C; e quella individuale a un altrettanto ‘normale’ Gran Premio cancellando la tradizionalissima e storica finale a quattro con lo scambio dei cavalli, fase di gara che differenziava in modo assolutamente peculiare il Campionato del Mondo da qualunque altro campionato internazionale fin dall’inizio della sua vita, cioè dal 1953. Una vera e propria sollevazione generale da parte di cavalieri, giornalisti e addetti ai lavori ha però in seguito costretto la Fei a un parziale dietro front: riammissione della gara di velocità in tabella C, ma abolizione confermata della finale a quattro. Meglio di niente, ovvio: rimane il fatto che la finale a quattro rappresentava un momento di spettacolo soprattutto tecnico – unitamente a un carico di tensione agonistica meravigliosamente eccitante – davvero straordinario, assolutamente unico nel suo genere, e che si poteva ammirare solo una volta ogni quattro anni. Ma ormai cosa fatta capo ha.
L’altro aspetto del tutto inedito nei suoi contenuti è il… modo con il quale le varie federazioni si avvicinano loro malgrado a questo Campionato del Mondo. Un modo che lascia intuire come per alcuni – cavalieri, proprietari, scuderie… – il mondiale non sia più una gara di valore superiore, indiscusso e indiscutibile. Ora il Campionato del Mondo è subordinato ad altre gare che garantiscono una remunerazione (anche solo potenziale) ben maggiore. Lo vediamo in modo eclatante nel caso della Gran Bretagna, che deve fare a meno di un asso come Scott Brash e che deve adattarsi ad avere un Ben Maher senza i suoi cavalli numero uno. Lo vediamo nel caso della Germania, che da due anni non può schierare campioni del calibro di Christian Ahlmann e Daniel Deusser i quali non hanno firmato l’accordo che la federazione tedesca propone a tutti i cavalieri di interesse per la prima squadra. Lo vediamo nel caso della Francia, con il proprietario di Ryan des Hayettes (compagno di gara di Simon Delestre) che non ha concesso il cavallo per la spedizione mondiale spiegando che il formidabile campione sauro soffre troppo i viaggi aerei. Lo vediamo anche nel caso dell’Italia, con un campione del calibro di Alberto Zorzi che ha la sua numero uno – Fair Light van het Heike – decisamente dedicata al Global Champions Tour e che in un primo momento sembrava altrettanto decisamente esclusa dalla spedizione mondiale (poi forse no: si vedrà… ).
Insomma: con questa realtà ormai si devono fare inevitabilmente i conti. Il segno dei tempi che cambiano, del resto. Ma anche il segno di una Fei il cui operato non è certo esente da critiche. L’abbiamo scritto, detto e ripetuto più e più volte: la Fei dovrebbe essere la grande madre di tutto lo sport, non invece indurre più o meno esplicitamente il mondo sportivo a frazionarsi. Guardate quello che è accaduto con le Coppe delle Nazioni: è normale che in tale circuito non rientrino gli Csio di Roma, Aquisgrana e Calgary? E dal prossimo anno – sembra, pare, si dice… – anche Dublino (parentesi: tutti gli Csio della Prima Divisione per decisione della Fei quest’anno hanno messo in calendario il Gran Premio il venerdì e la Coppa delle Nazioni la domenica: Dublino no… ). La Fei ha messo in atto una politica di gestione dei propri sponsor che ha creato conflitti al momento insanabili, o quanto meno tali da creare situazioni di impossibile convivenza. La Fei avrebbe dovuto dire ok, noi facciamo questo, se ci volete sponsorizzare ne siamo felici ma sponsorizzerete i nostri prodotti. Invece la Fei ha detto ok cari sponsor, cosa volete che io faccia per poter essere da voi sponsorizzata? Il che può andare bene nel caso di una azienda privata: ma non in quello di una istituzione pubblica.
In ogni caso le conseguenze sono oggi sotto gli occhi di tutti. Stiamo andando verso un Campionato del Mondo di salto ostacoli che sembra essere solo uno dei tanti impegni sportivi e agonistici dentro una stagione piena di appuntamenti imperdibili, ultimativi, estremi, definitivi. Un Campionato del Mondo che avrebbe perduto completamente le sue caratteristiche peculiari, se fosse stato per la Fei, e in parte le ha effettivamente perdute. Un Campionato del Mondo per il quale le federazioni nazionali devono sperare che i propri cavalieri si concedano… Forse vediamo le cose in chiave eccessivamente critica: tuttavia è quasi certo che nel prossimo immediato futuro molte cose dovranno essere riviste e riorganizzate. Se si vuole garantire alla parola sport il suo significato originario, ovviamente…