Bologna, 16 gennaio 2018 – Sembrano sempre le solite frasi, i soliti pensieri, le solite cose… Ma quando si pensano veramente, e veramente si sentono nel cuore, non sono mai solite e soliti: sono le uniche cose di adesso, sono gli esclusivi pensieri di adesso. Adesso è morto Willi Melliger e – come si dice sempre in questi casi – sembra impossibile: ma non ci sono mai stati casi come questo perché Willi Melliger non è morto tante volte, è morto oggi, e di Willi Melliger non ce ne sono stati tanti, bensì solo uno, e quell’unico e solo Willi Melliger da oggi non c’è più. Sembra impossibile perché Willi Melliger c’è sempre stato: è sempre stato un elemento fondamentale del panorama del salto ostacoli mondiale dalla metà degli anni Settanta fino a oggi. Facendo parte di un gruppo e di una squadra e di una generazione di cavalieri elvetici che rispondono ai nomi di Thomas Fuchs, Markus Fuchs, Walter Gabathuler, Philippe Guerdat, Heidi Hauri, Hansueli Sprunger, Bruno Candrian, Gerhard Etter… ma tra tutti questi – e molti altri più giovani e che sono venuti dopo come Beat Maendli, o Leslie McNaught solo per dirne due di grandissimi – essendo a lungo il più continuo, il più vincente, il più rappresentativo. Dire Willi Melliger ha sempre voluto dire la Svizzera. La forza della Svizzera di fronte a tutti. Lui con quella faccia che sembrava non essere fatta per il sorriso, con quel carattere duro e rude e spigoloso, con quello sguardo che sembrava lanciare due raggi laser puntati verso l’obiettivo, con quella sua equitazione per nulla appariscente ma di infinita sostanza. Lui, Willi Melliger insomma.
La sua sostanza, la sua costanza e la sua consistenza si sono eloquentemente dimostrate al mondo soprattutto per due ragioni: la bravura di cavaliere e la bravura di uomo di cavalli. Come cavaliere Melliger ha avuto pochi rivali quando montato in sella a cavalli in grado di valorizzarne le qualità tecniche. Come uomo di cavalli Melliger è stato capace di produrre o garantirsi in scuderia sempre almeno un soggetto di alto livello internazionale, in modo da non dover mai abbandonare il ritmo e la continuità della prima squadra o comunque del massimo sport. Ovviamente la gran parte del pubblico lo associa al meraviglioso e poderoso Calvaro, un cavallo dalle caratteristiche molto particolari e del tutto peculiari: mantello grigio, dimensioni monumentali, una potenza debordante. Ma Willi Melliger ha legato il suo nome a tanti soggetti che con lui hanno vinto ad altissimo livello: Quinta C, Van Gogh, Landlord, Trumpf Buur, Gold du Talus, Rhonas Boy, Corso, Beethoven, Domina III, Elastique… Una sequela di nomi come accade solo nel caso dei grandi cavalieri, i cavalieri che tali non sono solo su di un cavallo.
Willi Melliger possiede un curriculum impressionante, impreziosito dalla medaglia d’argento individuale alle Olimpiadi di Atlanta 1996 in sella a Calvaro (in totale quattro Giochi Olimpici con anche l’argento a squadre a Sydney 2000), ma è il Campionato d’Europa che più di qualunque altra manifestazione agonistica offre il senso della sua importanza e del suo ruolo in seno alla squadra elvetica: tredici presenze tra il 1977 e il 2003 – e non mancando mai un solo appuntamento continentale dal 1981 al 2003 – con un bottino complessivo di tredici medaglie delle quali tre d’oro a squadre (1983, 1993, 1995) e una d’oro individuale (1993). Il Campionato del Mondo è invece la competizione che gli ha dato più gioia e più dolore allo stesso tempo (tre partecipazioni: 1982, 1990, 1998), e in un’occasione ben circoscritta, cioè Roma 1998. In quell’occasione infatti il suo Calvaro è risultato il migliore dei quattro cavalli finalisti – finale con lo scambio dei cavalli tra i quattro migliori cavalieri dopo le prime tre prove individuali – ma lui infine ha occupato il quarto posto alle spalle del vincitore Rodrigo Pessoa, dell’argento Thierry Pomel e del bronzo Franke Sloothaak; tuttavia tutti e tre i campioni medagliati durante la cerimonia di premiazione hanno preteso che sul podio salisse anche lui, anche Willi Melliger, per condividere quel momento di grande sport senza discriminazione tra ciascuno dei quattro finalisti. Un gesto bellissimo, pieno di significato: e anche di eloquente dimostrazione di quanto Melliger fosse apprezzato dai suoi amici/rivali.
L’ultima stagione agonistica di Willi Melliger è stata quella del 2010. Poi basta campi ostacoli, ma solo attenzione per i suoi allievi – tra i quali i figli Kevin e Kay – e per i suoi amici. E’ iniziato così un tempo durante il quale Willi si è visto sempre meno magro e meno asciutto, sempre con il suo enorme sigaro in mano e in bocca… Poi un forte attacco cardiaco nel gennaio del 2017 con l’immediato intervento chirurgico che è servito a scongiurare il peggio… Quindi il maledetto 13 dicembre 2017, il mercoledì successivo alla fine del grande concorso internazionale di Ginevra: il cervello e la vita di Willi Melliger quel giorno hanno subito un colpo dal quale il grande campione non ha più ripreso conoscenza. Ed è poi arrivata la scorsa notte: quando Willi ci ha lasciato. Ecco, così. E ora non possiamo fare altro che ricordarlo, che rivolgere i nostri pensieri a lui: con ammirazione, affetto e riconoscenza.