Bologna, 14 maggio 2017 – L’aveva detto e l’ha fatto. Quando ritireremo Big Star mi ritirerò anche io, aveva annunciato Nick Skelton (60 anni il prossimo 30 dicembre) dopo la conquista della medaglia d’oro individuale alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Adesso (cioè: qualche tempo fa) la decisione di ritirare il portentoso stallone baio è stata presa e quindi anche Nick Skelton lascia la scena agonistica. Definitivamente. Il che è obiettivamente traumatico per un pubblico di tifosi e di addetti ai lavori e di ammiratori e di semplici amanti dello sport equestre che attraversa diverse generazioni, verticalmente e trasversalmente: come faremo a ‘vivere’ il salto ostacoli senza Nick Skelton nel panorama dei campioni attivi e in attività? Come faremo a pronunciare il suo nome collegandolo a qualcosa di passato, agonisticamente iniziato e finito, chiuso in un arco di tempo definito e circoscritto? Certo, in questo momento l’emotività collettiva viene investita dall’immagine del binomio composto da cavallo e da cavaliere insieme, e poi bisogna riconoscere che Big Star al suo massimo (toccato nel 2013, nonostante la vittoria olimpica del 2016: questo bisogna dirlo) è stato senza alcun dubbio il miglior cavallo del mondo: ma Big Star è ‘solo’ il migliore tra i migliori cavalli di Skelton – Apollo, Arko III, Tinka’s Boy, Dollar Girl, Top Gun, Showtime… – mentre lui, Nick, è semplicemente unico. Unico e solo. Irripetibile e irreplicabile. Ci saranno altri Big Star, ma non ci sarà mai più un Nick Skelton. Questo è sicuro. Oggi a Windsor durante la cerimonia ufficiale dell’addio alle scene di questa favolosa coppia si è celebrato un rito che è andato oltre l’entità dichiarata di tale momento: per molti salutare Nick Skelton è stato fermare la propria vita e fare un rapido ripasso (e bilancio) di ciò che è accaduto nel corso degli ultimi quarant’anni. Per poi piantare un paletto a contrassegnare la giornata di oggi, 14 maggio 2017: giorno del ritiro dalle gare di Nick Skelton. Da domani inizia una cosa diversa, per tutti.