3 gennaio 2019 – Un Clown d’Oro a pari merito: è questo il colpo di scena che ha entusiasmato gli spettatori del 42° Festival del Circo di Montecarlo, classico appuntamento di Natale anche sui canali televisivi italiani e che ha visto primeggiare tra tutti gli artisti in competizione la Troupe Acrobatica Shangai e il pas de deux di Jozsef Richter Jr. e Merrylu Cassely-Gossing.
Che è stata la rivisitazione, in chiave delicatamente moderna, del numero principe del circo: un pas de deux in volteggio su due cavalli, commissionato appositamente a questi artisti, marito e moglie nella vita ed eredi di due delle più importanti famiglie circensi d’Europa, per onorare il 250° anniversario della nascita del circo moderno.
Che fu creato da Philip Astley: ex sottufficiale del 15° Light Dragoons arruolato per amore dei cavalli, aveva accumulato sotto le armi una notevole esperienza come cavaliere e addestratore. Una volta tornato nel mondo civile dava lezioni di equitazione e si esibiva con la moglie in arditi numeri di acrobazie a cavallo e varie dimostrazioni di abilità in sella.
Il circo moderno nacque quando Astley, il 4 aprile 1768, pensò di alternare ai suoi numeri equestri quelli di funamboli, acrobati e clown per intrattenere il pubblico durante le pause e fare esibire tutti in una pista circolare di 19 metri di diametro (poi ridotti agli attuali 13): la soluzione ideale per il pubblico che poteva così vedere bene ogni momento dello spettacolo e anche per gli artisti, facilitati nella conduzione dei cavalli e anche da quel po’ di forza centrifuga che li aiuta nei volteggi.
Ma torniamo al numero dei coniugi Richter: perfettamente disegnato secondo gli schemi della tradizione (quei due magnifici cavalli Pinzgauer, che sembrano usciti da un disegno di Henri de Toulouse-Lautrec…) ma con l’inevitabile tocco di modernità che due ragazzi così giovani e preparati non possono non portare: tante difficoltà tecniche, una mirabile eleganza di esecuzione, la musica dal vivo (You’ll Be in My Heart di Phil Collins, la colonna sonora da Oscar del cartoon Tarzan) modulata all’impronta secondo il passaggio dei cavalli per non disturbarli.
Il dettaglio che abbiamo particolarmente apprezzato: al centro della pista non c’era nessuno che aiutasse i cavalli a tenere l’andatura, i due Pinzgauer (la “versione coi pallini” del Noriker, se ci permettete la libertà di espressione) facevano tutto da soli e questo la dice lunga sul loro addestramento – e il loro addestratore, ovviamente.
Un bellissimo numero, la punta dell’iceberg di una tradizione che viene da lontano e che questi artisti sanno portare avanti con passione, competenza e amore.
Per le polemiche sul circo con animali, dal sito del Festival di Montecarlo il comunicato di un veterinario specializzato in fauna selvatica a difesa di una realtà troppo spesso misconosciuta.