Pescara, 13 aprile 2022 – Ci sono tanti modi per ispirare un viaggio.
Alla Stazione di Posta Cavalli Majella seguono anche leggende e miti che affondano le radici nella storia più antica del loro territorio.
Come il trekking che si svolgerà dal 29 maggio al 3 giugno 2022 e che hanno chiamato ‘La leggenda di Maja’: una dea che abitava nella lontana Frigia con il suo unico figlio.
“Il quale era talmente grande da non essere più chiamato col suo nome ma semplicemente il ‘Gigante’”, spiega la presentazione di questo itinerario. “Un giorno, durante una battaglia, il Gigante fu ferito mortalmente. La madre chiese aiuto ad un oracolo, il quale così parlò: “Su una montagna altissima, di là dal mare, ai piedi di un Grande Sasso, cresce un’erba miracolosa in grado di guarire tuo figlio”. Maja radunò le sue cose, le caricò su una nave insieme al figlio morente e, accompagnata dai suoi servi, partì alla ricerca della grande montagna e dell’erba miracolosa. Navigarono per giorni e giorni fino a quando, finalmente, approdarono nel porto di una città chiamata Ortona. La montagna però ancora era lontana e, dopo aver chiesto indicazione agli abitanti, si rimisero in viaggio trasportando il corpo del Gigante su una barella. Dopo giorni di duro cammino arrivarono sulla magica montagna, ma quando l’erba era ormai vicina ad esser colta, il Gigante, stremato dalla fatica, morì. Maja lo seppellì ai piedi del Grande Sasso che, in onore del figlio, da allora fu chiamato ‘il Gigante’. Poi, impazzita dal dolore, fuggì sulla montagna di fronte, dalla quale si poteva vedere il luogo dove era sepolto il figlio. Visse nelle grotte, in compagnia delle bestie feroci, aiutata e sfamata dai pastori del luogo, impietositi dalla sua triste storia. Proprio loro, alla sua morte, la seppellirono sulla montagna ove era vissuta e che, in suo onore, fu chiamata ‘Majella’ cioè ‘madre’, come ancor oggi viene chiamata dagli abruzzesi. Narrano i pastori che, quando sulla Majella infuria la bufera, insieme all’urlo del vento, si senta la voce di Maja che, disperata, invoca suo figlio”.
Questo il racconto mitologico che verrà ripercorso nel viaggio a cavallo La Leggenda di Maja – il viaggio a cavallo dal Gran Sasso alla Majella, la storia di Hermes e Maia la più bella delle Pleiadi, ripercorso a cavallo da amazzoni e cavalieri che entreranno a far parte della “Leggenda di Maja” i soli a poter incidere il loro nome nel libro consegnatoci dalla Dea al nostro arrivo in Majella.
La Stazione di Posta Cavalli è a Sant’Eufemia di Maiella, in provincia di Pescara.
Da qui, a 900 metri sul livello del mare e nel cuore del GeoParco Majella, si può partire a cavallo per tanti itinerari molto ben conosciuti, tracciati e regolarmente praticati in sella.
Teatro la splendida Regione d’Abruzzo e le sue montagne, dove da secoli vivono genti in armonia con l’ambiente circostante: un’esperienza dura, non facile e che non è alla portata di tutti.
Si tratta di un vero e proprio tuffo nel passato con tutte le scomodità conseguenti: poca linea telefonica e internet, ci si lava nei fontanili o nei torrenti, si dorme in bivacco al campo o in rifugi di fortuna se va bene.
Una prova unica, difficile da dimenticare e riservata a cavalieri molto esperti in grado di programmare il giusto equipaggiamento per il viaggio e la gestione dell’impegno del binomio prolungato nel tempo, in ambiente montano ed in piena autonomia.
Un plus la cura che Posta Majella mette nel valorizzare la produzione del territorio e quindi le sue aziende agricole di frontiera, che coltivano e allevano in una situazione che non è esagerate chiamare di frontiera: colazioni, pranzi e cene sono al sacco, preparate con materie prime fresche locali o in strutture ricettive tipiche situate lungo l’itinerario.
Posta Majella fornisce l’assistenza per questo trekking ai cavalieri che lo affronteranno con i loro cavalli: ma oltre all’esperienza dei primi, è indispensabile che i secondi siano soggetti bene allenati ai lunghi percorsi con importanti dislivelli, sicuri e abituati alle difficoltà di un percorso impegnativo di montagna.
Scriveva l’abruzzese Ennio Flaiano, per una volta senza caustico nella penna: “Quel senso ospitale che è in noi, un po’ dovuto alla conformazione di una terra isolata, diciamo addirittura un’isola (nel Decamerone, Boccaccio cita una sola volta l’Abruzzo, come regione remota: ‘Gli è più lontano che Abruzzi’); un’isola schiacciata tra un mare esemplare e due montagne che non è possibile ignorare, monumentali e libere: se ci pensi bene, il Gran Sasso e la Majella son le nostre basiliche, che si fronteggiano in un dialogo molto riuscito e complementare”.
E sono ancora lì queste due montagne, con una moltitudine di tratturi, sentieri e paesaggi unici da scoprire a cavallo.