Piacenza, 5 febbraio 2019 – Chi l’ha detto che per affrontare un trekking a cavallo impegnativo sia necessario andare lontano, in remote regioni più o meno esotiche? Se volete mettervi alla prova basta affardellare la sella e percorrere la Via degli Abati: 187 km. da Piacenza sino a Pontremoli, in quel di Massa Carrara, suddivisi in 6 tappe.
Questo percorso, opportunamente modificato in alcuni punti del tracciato per renderlo agevole ai cavalli, ha una genesi del tutto particolare: è stato riscoperto da un appassionato studioso di storia, Giovanni Magistretti, che ha unito col ragionamento e la ricerca, sia documentale che su terreno, il monastero di Bobbio agli altri luoghi di potere e culto esistenti all’epoca della sua fondazione, trovando poi i riscontri archivistici delle sue deduzioni logiche.
L’Associazione Via degli Abati si prende cura di tutto l’itinerario, mentre i Cavalieri delle Terre di San Colombano si occupano della sua variante equestre: una squadra bene affiatata, che fa coesistere sullo stesso cammino escursionisti a piedi, in bicicletta e a cavallo.
Tutto cominciò con San Colombano, nel 614: l’integerrimo monaco irlandese, anziano ma non per questo poco combattivo, ottenne dal re longobardo Agilulfo di fondare a Bobbio, in Val Trebbia, l’ultimo dei suoi monasteri. Morì l’anno dopo, ma Bobbio divenne un importante avamposto di religione e cultura: i monaci del suo ordine coltivavano insieme anime e terreni e mantenevano stretti legami di corrispondenza e frequentazione sia coi re longobardi che con il Papa a Roma, una capacità di andare oltre i confini e le difficoltà tale da rendere onore al loro fondatore che è stato il primo nei suoi scritti a parlare di «Totius Europae», quindi di una Europa intesa come unica entità.
Parlano i protagonisti
«Pensi a come doveva sembrare strano un irlandese a quei tempi, qui sugli Appennini» dice Giovanni Magistretti, «eppure furono proprio lui e i suoi successori a far diventare questo posto un faro di civiltà. Da Bobbio passava la strada che evitava ai longobardi di incappare nei bizantini, che controllavano il passo della Cisa, andando verso Roma: e come ogni altro percorso di montagna permetteva di evitare la costa che era infestata da pirati saraceni, zanzare, caldo e malaria. Ai giorni nostri non ci sono più i saraceni ma in compenso in pianura ci sono troppo traffico e strade asfaltate: un buon motivo per preferire questa via anche adesso, e anche a cavallo, esattamente come facevano i religiosi del Medioevo che da Bobbio potevano raggiungere tutta l’Europa che contava».
Albino Bertagna è la guida equestre che ha individuato il tracciato più idoneo per i cavalli partendo da quello della Via degli Abati, a lui chiediamo quale è la caratteristica peculiare di questo percorso:
«Sicuramente il fatto che comprenda pochissimo asfalto. E’ un itinerario che attraversa tanti luoghi con testimonianze storiche importanti, borghi che sembrano usciti dai secoli passati ma anche boschi e praterie intatti, con tanti animali al pascolo. L’ho studiato per anni percorrendolo in sella e compulsando le carte e ho eliminato dal tracciato originale tutti i passaggi che potevano risultare pericolosi per i cavalli: adesso è un percorso certamente impegnativo ma non rischioso, adatto anche a chi non è un esperto di trekking in sella. Ma non ai principianti dell‘equitazione o ai binomi poco preparati dal punto di vista atletico: i 5.000 metri e passa di dislivello lo rendono molto esigente dal punto di vista fisico. Un cavallo per fare la Via degli Abati deve essere prima di tutto bene allenato e abituato a stare in posta mentre il suo cavaliere deve avere assetto sicuro ed esperienza a sufficienza per garantirgli sella, sotto-sella e finimenti adatti, ben tenuti e correttamente posizionati: le fiaccature possono diventare un problema molto serio su un percorso così lungo e impervio. Noi prevediamo sempre un veterinario ed un trailer-ambulanza di appoggio ai nostri trekking, ma prevenire i problemi è sempre molto meglio che doverli curare».
Daniele Capacchione cura logistica e comunicazione dei Cavalieri di San Colombano, ed è convinto che questa ippovia possa essere una risorsa per l’Appennino: «Sì, perché un percorso tracciato e segnato, con importanti valenze storiche e spirituali diventa un mezzo per fare in modo che le amministrazioni e i residenti abbiamo qualcosa da cui ottenere reddito a fronte di adeguati investimenti. Diventa uno strumento per organizzare e coordinare il movimento dei cavalieri, un catalizzatore che mette insieme chi ha voglia di attrezzare un paio di box nella sua azienda agricola come chi ha un B&B o un ristorante o una locanda con chi vuole venire qui a godersi la bellezza del territorio. Per questo è importante creare percorsi ben studiati, basta guardare cosa fa il Club Alpino Italiano con la sua rete di sentieri e l’importanza che ha avuto il Touring Club per farli conoscere, da sempre: è la sinergia tra chi investe e chi può pubblicizzare e far conoscere che porta i risultati concreti. Il nostro biglietto da visita, volendo, potrebbe essere quello di un percorso di Mountain Trail che adesso va tanto di moda…solo che il nostro è di 180 km.! E si sviluppa per il lungo, invece di girare su se stesso rinchiuso in un recinto. Inoltre il nostro Appennino è più a portata di cavallo delle Alpi, molto belle ma anche più impegnative: un giusto mix tra difficoltà e bellezza del territorio».
Luciano Allegri, presidente della Via degli Abati, ci parla della coesistenza tra pellegrini a piedi e cavalli: «La maggior parte dei fruitori del nostro itinerario lo percorre camminando o in mountain-bike, chiaro che per chi lo fa in sella andasse adattato. Poi ovviamente il passaggio di tanti cavalli non può essere frequentissimo, la componente equestre deve autoregolarsi pena il danenggiamento dei sentieri: ma abbiamo instaurato ottimi rapporti con le amministrazioni locali e nei paesi che si attraversano i gruppi di cavalieri sono graditi e ben accolti. Anche durante l’ultimo trekking c’è stata festa al loro passaggio con tanto di scambio di gagliardetti e saluto da parte dei sindaci a Bobbio e Pontremoli; Borgotaro è stato evitato solo perché c’era la fiera del paese quello stesso giorno, e anche con Bardi abbiamo instaurato una bella collaborazione».
D’altronde quest’ultima è la patria del cavallo che si può considerare il padrone di casa di queste montagne, il Bardigiano: non poteva certo essere trascurata visto che anche lui, il baio dell’Appennino, ha lontane ascendenze celtiche proprio come San Colombano.
Perché la valorizzazione di un territorio passa attraverso l’esaltazione di tutte le sue ricchezze: itinerari, storia, gastronomia, cultura, religione e anche i suoi cavalli.
La Via: un museo diffuso a cielo aperto
Essendo un percorso che ricalca quello seguito dei viaggiatori del Medioevo la Via degli Abati passa da pievi, chiese e abbazie che fungevano da punti di sosta e riposo per pellegrini e viaggiatori a piedi, a cavallo o con animali da basto al seguito. Nati in punti strategici e con una frequenza adatta a pausare il cammino dei viandanti, questi luoghi sono anche tesori d’arte e devozione, oltre che la testimonianza spicciola della assistenza sociale esistente a quei tempi.
Tappe, numeri e dettagli
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Il percorso a cavallo è di 187 kilometri e prevede 6 tappe, comunque modulabili in funzione dell’ospitalità necessaria ai cavalli di volta in volta (e per il momento ancora in posta): Nibbiano, Bobbio, Nicelli, Bruzzi, Osacca, Passo del Brattello, Pontremoli
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30 km al giorno ad una velocità media di 5 km/h
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5.250 mt. di dislivello totale (solo in salita…)
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L’auto d’appoggio per preparare campi e soste macina circa 700 kilometri ad ogni tour completo
Da notare che San Colombano, la cui festa cade il 23 novembre, è anche il santo protettore dei motociclisti: gli unici frequentatori non esattamente ricercatissimi in una via utilizzata per la stragrande maggioranza da escursionisti, camminatori, bikers e cavalieri…
Agenda dei trekking Cavalieri di San Colombano 2019:
- 16/17 marzo: Trekking sulla Pietra Parcellara, partenza da ‘AC Ranch’ di Alessia Consolini (Nibbiano)
Percorso ad anello – Tempi di percorrenza: 6 ore il sabato, 5 la domenica.
Dislivello: Si raggiuge una altezza massima di 700 metri,
Difficoltà: adatto a tutti
Cavalli: Propri
Itinerario: Si passerà nei pressi di Rocca d’Olgisio per raggiungere successivamente le pietre Perduca e Parcellara.
Descrizione: Trekking alla scoperta delle Pietre Perduca e Parcellara, conformazioni rocciose in Ofiolite di Serpentino Nero che dominano la Val Trebbia; il secondo giorno rientro seguendo un diverso percorso .
Distanza percorsa: 55 km
Punti di interesse: Pietre Parcellara e Perduca
Contatto: Albino Bertagna, 3409625412
- 25/26 maggio: Terre di Confine
Partenza da Nibbiano, percorso ad anello
Tempo di percorrenza: 6 ore il sabato e 5 la domenica
Dislivello: Altezze massime di 800 metri
Difficoltà: adatto a tutti
Cavalli: Propri
Itinerario: Partenza da Nibbiano, Val Boreca e Pendici del Monte Lesima (1700 mt)
Descrizione: Trekking che si svolgerà sui crinali tra le provincie di Piacenza e Pavia, durante il quale si si raggiungeranno la Val Boreca e i piedi del Monte Lesima.
Distanza percorsa: 50 km
Punti di Interesse: Castello di Zavattarello
Contatto: Alessia Consolini, 3391342259
- 16 giugno: Trekking del Ponte del Diavolo
Partenza da Bobbio, percorso: ad anello
Tempo di percorrenza: 6 ore
Dislivello: si raggiugerà un’ altezza di 1000 metri circa
Difficoltà: Adatto a tutti.
Cavalli: propri
Itinerario: Bobbio, monastero di San Colombano, Ponte gobbo, Chiesetta di San Colombano
Descrizione: Trekking alla scoperta di Bobbio e dei suoi luoghi più caratteristici
Distanza percorsa: 30 km
Punto di Interesse: Monastero di San Colombano, Ponte Gobbo, Chiesetta di San Cristoforo
Contatto: Stella Agostini, 3392310648
- Giugno: Via degli Abati
Partenza da Zavattarello e arrivo a Pontremoli attraversando Bobbio- Bardi- Borgotaro – Pontremoli (5/6 tappe), Tempo di percorrenza: 5 giorni
Dislivello: il complessivo per le varie tappe è di 5000 mt.
Difficoltà: cavalli allenati e cavalieri con esperienza
Cavalli: propri, con possibilità di monta in loco
Itinerario: Zavattarello, Bobbio, Bardi, Pontremoli
Descrizione: Percorso millenario, che percorrevano gli abati del Monastero di San Colombano a Bobbio, per raggiungere Roma e la città Santa.
Distanza percorsa:180 km
Punto di interesse: Bobbio, Bardi, Pontremoli
Albino 3409625412
- 7/8/9 luglio: Cavalli selvaggi nel Parco dell’ Aveto.
Partenza: S. Stefano d’Aveto, passando da Valle tribolata, Groppo Rosso, Prato Cipolla, Monte Penna, Monte Aiona e Lago delle Lame.
Percorso: Ad anello
Tempo di percorrenza: 3 giorni
Dislivello: si viaggerà ad altezze che variano fra i 1200 e i 1700 metri
Difficoltà: Cavalli allenati e cavalieri con esperienza
Cavalli: Propri
Itinerario: S. Stefano d’Aveto, Valle Tribolata, Groppo Rosso, Prato Cipolla, Monte Penna, Monte Aiona, Lago delle Lame
Descrizione: Tre giorni sulle vette di confine tra Emilia e Liguria e incontro, durante il tragitto, con i Cavalli Selvaggi della Val d’Aveto.
Distanza percorsa: 80 Km circa
Punto di interesse: S. Stefano d’Aveto, Valle Tribolata,Groppo Rosso, Prato Cipolla, Monte Penna, Monte Aiona, Lago delle Lame
Contatto: Albino Bertagna, 3409625412
Per approfondire: Via degli Abati
I Cavalieri delle Terre di San Colombano
Contatti e informazioni: Daniele Capacchione,
cell. 349/4923140 mail to: [email protected]