Bologna, 18 novembre 2022 – Un argomento che abbiamo trattato nel numero di Cavallo Magazine uscito il giugno scorso, ma sempre di attualità.
Quali sono i cavalli ideali per il turismo equestre?
Al di là di tipi equini e razze specifiche, la prima dote da ricercare in loro è l’equilibrio mentale.
Il cavallo da trekking deve essere capace di sopportare con calma gli stress più diversi – dalle bisacce e dal materiale di affardellamento alle piccole e grandi sorprese che può incontrare lungo il cammino.
Deve saper aspettare con calma a ogni sosta improvvisa, che può capitare anche in passaggi difficili e delicati.
Avere un cavallo che si mette a ballare sul posto o smania per raggiungere l’amico più avanti se rimaniamo bloccati in un passaggio esposto di alta montagna può diventare molto pericoloso. Valutiamo obiettivamente questa capacità in ogni soggetto che vogliamo impegnare in questa disciplina.
Perché l’educazione a stare fermo e tranquillo non serve soltanto in casi estremi, ma in ogni momento di un trekking.
Già solo il fatto che un cavallo non sia capace di stare legato diventa un problema per qualsiasi impegno che superi la passeggiata di un paio d’ore. E trasforma ogni sosta in una battaglia sfiancante, con tutti i pericoli connessi ad un cavallo libero di spostarsi senza controllo in una zona sconosciuta.
Altra qualità indispensabile: la rusticità.
Il cavallo da trekking deve esser capace di adattarsi, sempre: ai fieni diversi ogni sera come ad accontentarsi di pascolare.
Ed è importante che lo sappia fare. Un cavallo non abituato al pascolo non sa che erbe mangiare, e corre il rischio di avere problemi di forma proprio quando gli è richiesto uno sforzo significativo.
Per lo stesso motivo, fondamentale sappia che per bere esistono anche i secchi, oltre ai beverini da scuderia.
Terza virtù fondamentale dei cavalli da trekking, buoni piedi: nel senso di capacità di muoversi con sicurezza su terreni accidentati, come in quello di avere zoccoli adeguatamente preparati all’impegno previsto.
Il primo è una dote di propriocezione che i cavalli acquisiscono, come ogni creatura vivente, sin dall’infanzia.
Logico che un soggetto nato in montagna, o comunque su pascoli dai terreni difficili e abituato a muoversi liberamente in branco sa perfettamente come cavarsela nei cambi di equilibrio delicati che gli vengono richiesti nei trekking su terreno vario.
Per quanto riguarda il piede inteso come ‘zoccolo’, mettersi una mano sul cuore quando si ha un cavallo abitualmente sferrato e si pensa di affrontare un viaggio su terreni abrasivi (molti sassi, molto asfalto) che duri più di tre giorni.
Il nostro orgoglio barefoot vale molto meno del dolore che potremmo procurargli facendogli spezzare o consumare l’unghia al vivo strada facendo.
Per chiudere, una caratteristica forse non indispensabile ma che comunque fa molto comodo.
Un cavallo eccessivamente alto al garrese è davvero scomodo al momento dell’affardellamento, e del montare e smontare di sella con sacche e bisacce a ostacolare i movimenti.
Anche questa è una qualità trasversale alle razze: che non c’è poi tanta differenza di statura tra un Purosangue Inglese molto basso e un Merens molto alto…
Curiosità
Se dovete scegliere un soggetto da campagna è utile essere a conoscenza di alcune locuzioni di compravendita universalmente accreditate tra gli allevatori di razze autoctone, quello da cui provengono tanti cavalli ottimi per il trekking: ce le ha ricordate Mauro Ferraris, nel suo ‘Trekking a cavallo‘.
‘Sano, giusto e da galantuomo’: il venditore garantisce dei vizi, tranne quelli palesi e apparenti (e che dovete quindi essere in grado di cogliere!).
‘Te lo do per la capezza’, o ‘com’è nella stalla’: il venditore esclude qualsiasi garanzia, salvi i vizi redibitori.
Il Consiglio dell’esperto: Davide Bianco
Abbiamo chiesto al cuneese Davide Bianco, lo specialista dei trekking in sella in alta quota con cui abbiamo approfondito questa voce, quale consiglio dare a chi sta cercando un buon cavallo da turismo equestre. “Raccomando di scegliere sempre il cavallo con cui abbiamo trovato facilmente un buon feeling. Perché alla fine anche in mezzo a tanti siamo sempre solo in due, noi e lui. Avere una buona intesa e fiducia reciproca è molto importante, è quel qualcosa in più che può fare la differenza nei momenti difficili”.