Verona, 4 novembre 2019 – A distanza di quattordici anni dalla seconda edizione verrà riproposto, nel 2020, il raid equestre Monaco di Baviera – Verona.
Sarà un modo insolito, simpatico ed ecologico per festeggiare i 60 anni di gemellaggio tra la capitale della Baviera e la città di Romeo e Giulietta.
Sarà anche l’occasione per ricordare degnamente due importanti figure del mondo dell’equitazione italiana: Mario Palumbo, giornalista e direttore di Cavallo Magazine e Roberto Gobbi, uno dei padri dell’attuale Fieracavalli Verona.
La formula del raid è totalmente nuova rispetto a quelle delle passate due edizioni, infatti non saranno più quattro intrepidi cavalieri a stare in sella per tutta la durata del trekking, bensì una staffetta formata da personaggi del mondo della politica, dello sport, dello spettacolo e anche, perché no, da cavalieri non blasonati.
Lo scopo rimarrà comunque sempre quello di avvicinare le persone a questa forma di turismo lento ed ecologico, dove in sella al proprio destriero si possono apprezzare maggiormente gli ambienti che ci circondano, con il modesto ma non meno importante intento di promuovere e sostenere l’allevamento del cavallo italiano.
Il raid, secondo le prime stime degli organizzatori, coordinati da Gianni Dalla Bernardina – uno dei veterani della Monaco – Verona e supportato da Veronafiere Spa, si svilupperà su un percorso di circa seicento chilometri.
Partenza dal centro di Monaco di Baviera per giungere, tre settimane dopo, all’apertura dell’edizione 2020 di Fieracavalli.
Si ricalcherà per buona parte il tracciato della passata edizione: cavalli e cavalieri attraverseranno la parte meridionale della Baviera, la valle dell’Inn in Austria, valicheranno il Fernpass e il passo Resia per entrare in Italia.
Percorreranno quindi tutta la valle dell’Adige per giungere finalmente a Verona
Il Raid equestre Monaco Verona, che avrà il sostegno di Veronafiere Spa e Cavallo Magazine, verrà presentato sabato 9 novembre alle ore 15.30 presso lo stand di Cavallo Magazine, F6 del padiglione nr. 4.
Comunicato di Gino Perin