Londra, 18 giugno 2018 – Era nata nel nord dello Yorkshire nel 1837, 14 anni dopo la morte di Jane Austen, 10 prima dell’uscita del best-seller Jane Eyre di Charlotte Bronte e 6 prima dell’ascesa al trono di Vittoria del Regno Unito.
Era Isabella Bird, figlia di un semplice pastore anglicano.
E in quell’epoca le donne erano ben lontane dall’essere indipendenti, specialmente se non provviste di una fortuna economica personale di qualche entità.
Per di più Isabella soffriva di nervi e aveva una salute sempre cagionevole perché da ragazza venne operata alla schiena per un tumore.
Ma il medico di famiglia era convinto che la cura migliore per lei fosse stare all’aria aperta e montare a cavallo.
Per cui la incoraggiò a fare una vita sana e convinse il padre a finanziarle un viaggio in America per raggiungere alcuni cugini.
Isabella trasse il meglio dalla possibilità: sulla base delle numerose e regolari lettere che scriveva a casa elaborò il suo primo libro, The Englishwoman in America, che le permise di cominciare una prolifica carriera di scrittrice, giornalista, fotografa ed esploratrice.
Isabella amava moltissimo montare a cavallo e raccontare quello che vedeva, la sua curiosità la portò dalle dal Canada all’Australia, dalle Isole Sandwich (le moderne Hawaii) al Colorado.
Lì Isabella fece anche la cow-girl e per alcuni mesi accompagnò le mandrie al pascolo con il suo Birdie, il cavallo con cui tra le altre cose percorse 800 miglia sulle Montagne Rocciose montando, molto modernamente, da uomo e non all’amazzone.
Questa era una delle libertà che il Nuovo Mondo permetteva ad una signorina così lontana dalla sua abituale società, e non la sola: sulle Montagne Rocciose Isabella incontrò anche un amore al di fuori delle regole, Jim Nugent.
Meglio conosciuto come Rocky Mountain Jim, Isabella lo definiva come “…l’uomo che ogni donna vorrebbe amare, ma nessuna sana di mente sposerebbe mai”.
Selvaggio fuori e romantico dentro, un quasi fuorilegge che si dimostrava sempre delicato e comprensivo con quella donna apparentemente fragile ma in realtà fortissima.
Isabella Bird tornò in Inghilterra, lui fu ucciso un anno dopo in uno scontro a fuoco.
Lei continuò per tutta la vita ad essere una donna al di sopra della normalità, pur con tutta la grazia di una perfetta signora vittoriana (sella da uomo a parte).
Viaggiò poi in Giappone, Cina, Korea, Vietnam, Singapore, Malesia: si fermò per un poco ne 1881, quando sposò il chirurgo John Bishop e la sua salute ne risentì in peggio.
Ma nel 1886 il povero Bishop morì e Isabella ricominciò a viaggiare in India, Tibet (qui il suo preferito era il pony Gyalo, uno scugnizzo in versione equina) Persia, Kurdistan, Turchia e Marocco.
Questa del 1904 tra i Berberi fu la sua ultima avventura: era ormai anziana, ma montava ancora uno stallone morello che le era stato regalato dal Sultano in persona.
Morì pochi mesi dopo cadendo a casa sua, in Inghilterra: come sempre, sarebbe stato meglio fare un bel viaggio.
Questa sera sarà Miss Bird la protagonista della trasmissione “Lady Traveller” in onda alle 22.40 su Rai Storia.