Trento, 13 gennaio 2020 – Se volete fare in trekking in alta montagna, ci vuole un cavallo di alta montagna: come l’Haflinger, nato e selezionato su pascoli e malghe alpini.
Ne parliamo con Giuseppe Sieff, allevatore, cavaliere e consigliere di A.n.a.c.r.ha.i, presidente della sezione equidi della Federazione Provinciale Allevatori di Trento oltre che dell’Haflinger Club Fassa & Fiemme, una associazione che raccoglie molti cavalieri di queste valli trentine (ma non solo) e promuove svariate attività che vedono al loro centro il cavallo più biondo del mondo equino nazionale.
E noi abbiamo bisogno di Sieff in quest’ultima veste, per farci raccontare cosa vuol dire fare trekking lassù, sulle montagne, in compagnia di un Haflinger.
“A me piace andare sulle linee rare dell’Haflinger, quelle che per un po’ sono state tenute ai margini della selezione” spiega Sieff, “le stiamo riprendendo: preferisco la linea S e la linea B, essendo la A e la W fin troppo rappresentate. Non voglio correre il rischio di perdere tipicità nei miei soggetti, ma ritornare sulla testa del cavallo, con prove attitudinali ad hoc per evidenziarne la capacità di accettare imprevisti e difficoltà. Perché questa è la base per avere di nuovo cavalli a duplice attitudine: io i miei li attacco tutti, posso fare qualsiasi lavoro agricolo e poi metterli a sella e non perdono nulla, sia montati che a redini lunghe, anzi. I cavalli basta adoperarli: io amo gli attacchi perché mio papà era carrettiere, ma mi piace anche fare trekking e passeggiate in sella. E loro si accorgono subito di quel che devono fare e si adeguano: che sia una prova di lavoro di esbosco o una giornata di festa con l’attacco tipico del nostro paese non fa differenza, loro ci mettono sempre tutto l’impegno e la buona volontà che serve, senza confondere né dimenticare nulla”.
Quali sono le richieste minime che fate a chi vuole partecipare ai vostri trekking?
“Prima di tutto l’allenamento, sia del cavallo che del cavaliere: al mattino siamo sempre tutti pimpanti, poi dopo pranzo tanti fanno fatica a seguirci anche se qualcuno con i cavalli di statura ogni tanto prova a prendere in giro i nostri Haflinger perché sono piccoli e rotondetti. Seconda cosa è importante controllare la ferratura prima dell’uscita, in molti arrivano con i piedi non in ordine e poi si deve perdere tempo fermandosi per la rimessa. E’ vero che noi abbiamo sempre l’occorrente al seguito, ma è comunque un problema: specialmente perché non tutti i cavalli sono capaci di stare tranquilli in certe situazioni”
Cosa non bisogna dimenticare mai per un trekking in quota?
“Di portarsi abiti protettivi e caldi perché in montagna il tempo cambia molto velocemente, in tutte le stagioni, quindi bisogna essere previdenti. Per quanto riguarda i cavalli i nostri sono abituati a questo clima ovviamente, ma una coperta non fa male averla dietro: per quando si toglie la sella, alla sera, e il cavallo magari è ancora sudato. Poi nelle uscite di due giorni è meglio avere un sottosella di ricambio, perché di notte quello utilizzato non si asciuga e metterlo la mattina dopo bagnato e freddo sulla schiena del cavallo non è bello”.
Quale è la caratteristica Haflinger che ve li fa preferire per i trekking?
“Il fatto che sui sentieri stretti e difficili, se c’è pericolo lui sta fermo lì, tranquillo. Quando siamo fuori danno un po’ di pensiero i cavalli che si agitano, allora è ancora più importante lasciare tanto spazio tra un binomio e l’altro prima di un tratto difficile: molte volte su passaggi particolarmente complicati lasciamo i cavalli completamente liberi, noi andiamo avanti e loro ci seguono scossi. Perché non dobbiamo dimenticare che sono bravissimi ad arrangiarsi da soli: noi abbiamo sempre avuto bestiame e sappiamo che in certe situazioni è addirittura meglio seguire loro, che ti fanno capire quale é il punto migliore per superare un malo passo. Qui capita di dover seguire sentieri larghi 30 cm. con un precipizio di centinaia di metri a valle, e nessuno spazio di manovra a monte: è importante poter contare su cavalli che sappiano usare la loro testa per non causare guai e che abbiano esperienza di questo particolare territorio, sapendosi dosare e contenere l’impulso sia in salita che in discesa”.
Come gli Haflinger, per l’appunto: cavalli di dimensioni contenute, spesso con misure al garrese da pony. Ma affidabili, forti e sicuri come veri montanari: e per di più biondi, anzi biondissimi, come fossero filati con l’oro.
Haflinger Club Fiemme & Fassa
L’associazione è nata 20 anni fa, organizza trekking con cadenza almeno mensile, corsi estivi per bambini e avvicinamento all’equitazione per principianti e collabora con Just for Fun, una società sportiva locale dedicata ai bambini il cui scopo è quello di far provare ai ragazzini tutti gli sport.
Grazie al supporto fattivo del comune di Cavalese l’Haflinger Club può contare su un campo in terra battuta che è stato loro dato in concessione gratuita e sul quale si svolgono gare e manifestazioni, oltre che ad una sede per l’associazione.
Che tra le altre cose si occupa anche di mantenere in vita tradizioni locali legate al mondo agricolo come il desmontegar, cioè il ritorno degli animali dai pascoli di montagna che finisce sempre in una festosa sfilata per le strade del paese con i trombettieri a cavallo che precedono tutti e ne annunciano l’arrivo: oltre agli Haflinger montati ci sono sempre quelli addetti agli attacchi agricoli, di cui esistono tipologie diverse in ogni paese e un legno più elegante per le autorità.
In giugno ci sarà la prima uscita ufficiale dell’anno: con gli amici della valle quelli del Club Haflinger andranno ad Anterivo, in provincia di Bolzano. E’ prevista una benedizione per i cavalli, che arriveranno anche dalla Val d’Adige e dal lago di Caldaro poi un pranzo al campo tutti insieme, piatti forti braciole e polenta. Poi si rimonta in sella verso le Malghette, a 7/8 km da Anterivo: lì i cavalieri si ristoreranno con una merenda a base di fortaia, una pastella dolce fritta e arricchita con marmellata di mirtillo rosso; poi si sale verso Maso dello Speck, un posto dalla bellezza paradisiaca dove è previsto il bicchiere della staffa e poi tutti a casa, ognuno per la propria strada.
A.s.d. Haflinger Club Fiemme e Fassa – Piazza Rizzoli 1, Cavalese (Trento)
Telefono: 336/219936
Haflinger o Avelignese?
Per evitare inutili equivoci da diversi anni anche in Italia si è scelto di chiamare questi cavalli Haflinger, il nome originario della razza, di cui Avelignese era una italianizzazione successiva agli anni ’20: in questa ottica è stato cambiato il nome dell’associazione nazionale allevatori, anche in funzione del fatto che è estremamente diffusa nei paesi europei di lingua tedesca.
L’Associazione Nazionale Allevatori Cavallo Razza Haflinger Italia
Una associazione abituata da sempre ad essere in anticipo sui tempi: dalla sua costituzione nel 1973, quando dopo il riconoscimento giuridico del Ministero della Agricoltura ottiene la gestione del Libro Genealogico Nazionale iniziando a funzionare operativamente nel 1977. Una svolta rivoluzionaria e di peso storico perché con un percorso inconsueto per il mondo dei cavalli, si assisteva al distacco dagli Istituti di Incremento Ippico (gestori della selezione di tutti i cavalli nell’ambito delle loro circoscrizioni) per mettere nelle mani degli allevatori il destino della selezione dei loro Haflinger. Con un’ altra conseguenza di importanza strategica: la riunione di tutti gli archivi territoriali sparsi per l’Italia in un unico archivio centralizzato, che per l’epoca ha rappresentato un precorrere i tempi. Come è successo poi con l’adozione della scheda di valutazione lineare, alla base della selezione dell’Haflinger attuale.
Il Presidente di Anacrhai è ora il dottor Francesco Ramella, vice-presidente Antonio Marino, il consiglio direttivo è composto da Daria Longo, Georg Hoeller, Eric Messner, Giuseppe Sieff,
A.n.a.c.r.ha.i. Viale J. F. Kennedy, 182, 50038 Scarperia e San Piero FI tel.055/4627295 – www.haflinger.it
L’Haflinger in cifre
In Italia ci sono circa 12,000 soggetti iscritti distribuiti in tutte le regioni, ma quelle a più alta incidenza “bionda” sono l’Alto Adige, il Trentino, la Lombardia e la Basilicata.
Quest’ultima è stata colonizzata dai primi Avelignesi negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, quando il Re d’Italia volle mandare un nucleo importante di fattrici e stalloni affidandoli ad azienda agricole della zona sia come aiuto alla sussistenza del reddito familiare, sia per lo sfruttamento delle aree marginali non coltivate: nonostante il cambio di clima e latitudine, i cavalli si ambientarono benissimo tanto da consolidare, nel tempo, la loro presenza ed importanza.
Nota bene: l’articolo è uscito su Cavallo Magazine del giugno 2019, alcuni dettagli potrebbero non essere più attuali