Torino, 6 novembre 2016 – Sveglia! ho ancora gli occhi chiusi e sento brucare Isotta. ogni passetto che fa per inseguire ciuffi di erba più tenera rimbomba sullo stesso suolo dove sono adagiata e la sento pacifica.
Che bello! apro gli occhi. le montagne ancora in bianco e nero nell’aurora stanno diventando rosa. senza uscire dal saccopelo preparo la caffettiera e la metto sul fornellino. colazione a letto. scrivo il diario del giorno prima e ogni volta che alzo lo sguardo rischio di annegare nella bellezza che mi circonda. non me ne capacitavo il primo giorno, non riesco ancora, non so se ci riuscirò mai.
Krrr krrr fa il caffè, uscendo dal beccuccio della caffettiera. è il pulsante che mette in moto l’attività della giornata:
Vestirsi, somministrare la pietanza, riorganizzare i cilindri, smontare il telo e sellare.
Partire è doloroso ogni giorno. nella maggior parte dei posti dove mi sono accampata in questi mesi avevo l’impressione di doverci restare per sempre. ogni volta che ci rimettiamo in moto Isotta si trasforma e io pure, entra in campo il ritmo della marcia, il dubbio ad ogni bivio, l’incertezza su dove troveremo l’acqua per dissetarci, la curiosità per come sarà davvero il prossimo posto dove ci fermeremo. come risolvere il quotidiano assillo di trovare la pietanza per la cavalla, i viveri per me e la soluzione alle più disparate questioni logistiche? solo la strada potrà portarci dove troveremo quello che ci serve.
Incontri previsti e altri imprevisti rendono unico ognuno dei settantanove giorni di marcia e degli otto di sosta.
Un motivo: incontrare persone coinvolte dal ritorno del lupo per raccontare le Alpi di oggi attraverso un ingrediente comune a tutte le sue genti.
Un sogno: un viaggio a cavallo attraverso tutto l’arco alpino. tanta strada e tanto dislivello per andare a trovare queste persone, bivaccando preferibilmente in solitudine dove la luce elettrica non offusca le stelle e il cielo è più vicino.
Una cavalla: Isotta Raminga, forte e gentile, abituata a sentieri di ogni tipo e ai lunghi tragitti
Una persona: paola giacomini, abituata a vivere i sogni per non dimenticarsi quanto è bella la realtà
Un luogo: Slovenia, Austria, Italia, Svizzera e Francia, l’intero arco alpino attraverso cinque nazioni.
Un modo: in sella ad una cavalla equipaggiata per permettere l’autonomia di bivacchi in luoghi selvatici.
Un momento: ogni attimo sa di eterno finchè ha un limite. senza limite si appanna l’unicità, la si rende norma. il valore di quell’attimo che non è ripetibile diventa prezioso grazie alla sua fine. ogni giorno partendo si lascia qualcosa, l’ultimo giorno fa solo più male.
La strada è su misura. una volta che la meta è chiara e la rotta è definita, viene da sè. basta guardare una cartina, scegliere e salire in sella. è talmente semplice che finchè non lo si fa sembra incredibile. la rotta di questo viaggio seguiva a grandi linee il tracciato del radiocollare di un lupo che è stato chiamato Slavcz e che è partito in dispersione dal Parco Nazionale del Triglav in Slovenia per andare a formare il primo branco misto- formato da lui, di origine slava e da una lupa di origine italica- dell’arco alpino. Sulle sue tracce sono arrivata in Lessinia dove questo branco ormai stabile testimonia che su tutto l’arco alpino il lupo sta tornando a insediarsi. da lì alle Alpi Marittime, non c’erano indizi precisi di dove fosse passata Giulietta e ho semplicemente cercato di intercettare con la mia rotta le aree con la maggior concentrazione di branchi stabili. attraversando questo territorio a cavallo, ho potuto attraversare proprio le loro zone, incontrando persone che li avevano davvero vicini.
FRONTIERE
– E come farai ad entrare in Svizzera?
– Come in tutti gli altri paesi
– Non è un paese come un altro, devi avere l’antirabbica.
– Ce l’ho, serviva anche per la Slovenia
– E c’è la quarantena
– Vedremo
– E il traces
– Mi porto quello della Slovenia, tanto anche lì nessuno me lo ha chiesto
– Ma scade dopo dieci giorni
– Non potevo arrivare dalla Slovenia alla Svizzera in dieci giorni!
– Devi andare all’ASL di Tirano a fartelo fare per la Svizzera
– No, per il traces della Slovenia ho già perso una settimana e nessuno me lo ha chiesto, di mpotivi gravi per doversi fermare in un viaggio a cavallo ce ne sono a bizzeffe, i documenti di Isotta sono a posto e non mi vado a imbarcare in un labirinto di città per un motivo così incerto. devo passare la frontiera con la Svizzera tre volte nei prossimi giorni. vediamo che succede.
La Svizzera è un falso mito quasi ovunque, tutti dicono che gli svizzeri sono persone terribili e che è un paese difficile da attraversare. alla frontiera le guardie mi hanno detto:
– Buongiorno!
– Buongiorno!
E sono passata. basta.
I documenti devono essere a posto a prescindere da cosa succederà alla frontiera. i vaccini è meglio farli perchè se sono obbligatori un motivo ci deve essere. le carte necessarie per un trasporto su ruote sono diverse da quelle di due compagni di viaggio che stanno attraversando le Alpi a Piedi.
Su questa come su molte altre questioni, si pensa che i problemi siano insormontabili. se ci si ferma a pensare ai problemi non si parte neanche. è ovvio che ci saranno. quando arrivano li si risolve.
(continua)