Bologna, 2 luglio 2019 – Improvvisazione. Questa parolina va cancellata dal vocabolario di coloro che montano a cavallo. Vale per chi pratica agonismo, per chi lavora in maneggio sulla tecnica, pur senza mettersi alla prova in gara, e sia per chi pratica trekking o equitazione di campagna light, in forma leggera.
Detta così sembra un’ovvietà e in parte lo è.
Ma ci sono concetti ovvi che in questo sport non vanno mai dimenticati, anzi vanno ricordati e sottolineati perchè attengono alla sicurezza dei cavalieri e dei cavalli.
Troppo spesso con l’arrivo dell’estate si pensa che montare in sella, soprattutto in passeggiata, sia come inforcare semplicemente una bicicletta.
Non c’è nulla di più sbagliato.
L’equitazione di campagna è una cosa seria, tanto quanto l’impegno su un percorso a ostacoli. Quando si esce dal circolo ippico servono una preparazione di base solida, capacità di gestire l’animale di fronte a piccoli e grandi eventi imprevedibili, competenza nell’affrontare le difficoltà che si possono incontrare quando si è all’aperto.
Senza dimenticare gli oggetti e le attrezzature che devono trovare posto nelle bisacce quando il percorso è fatto di più giorni, proprio per non trovarsi in difficoltà.
Nel servizio che trovate all’interno, firmato da Cristina Magri, scorrono tra le righe i consigli basilari per un trekking di più giorni. Mai dimenticare, fra le altre cose, di potare con sè il curasnette, una lunghina, una capezza e le balze per le soste.
Un ultimo consiglio, antico e saggio, a chi conduce il gruppo in passeggiata.
Fate uscire solo coloro che padroneggiano già l’equitazione di base.
Gli altri a lezione.
di Beppe Boni – Condirettore de Il Resto del Carlino di Bologna e Direttore di Cavallo Magazine –
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