Bologna, 4 ottobre 2017 – Tra Emilia e Toscana, dove le sommità si stagliano imponenti all’orizzonte, collegate tra loro da un filo sinuoso che demarca il confine materiale tra terra e cielo, emergono chiare tracce delle genti che nel corso dei millenni hanno risieduto presso queste aspre pendici.
Tra le comunità che si insediarono in questi siti vi furono i Celti, popolo caparbio e per certi versi misterioso, che radicò cultura e caratteri ancora oggi presenti nell’Appennino centrale. Molti toponimi sono evidente espressione del loro passaggio. Parte significativa delle espressioni dialettali, tutt’ora usate nel versante emiliano, rimandano alla lingua di queste comunità di origine indoeuropea, così come uno degli alimenti tipici della montagna modenese, la “crescentina”, erroneamente da molti chiamata “tigella” confondendo l’alimento con la pietra utilizzata per la cottura, che quando viene servito in tavola sfoggia l’inequivocabile fiore celtico, ben stampigliato sulla superficie. Infine le caratteristiche “capanne”, con le particolari gradinature sulle sommità dei muri di testata e la copertura di paglia, hanno superato indenni l’usura del tempo e degli agenti atmosferici per mostrarsi intatte anche nel terzo millennio.
Atmosfere uniche, ambienti suggestivi, panorami mozzafiato, nei quali il silenzio sarà compagno di strada dei viandanti a cavallo che, nel prossimo fine settimana, aderiranno alla due giorni organizzata dal Gruppo Attacchi VdA – Appennino Modenese, sodalizio con sede a Sestola (MO).
L’organizzazione prevede il trasporto dei bagagli dei cavalieri e profende per i cavalli tramite un mezzo di servizio, pranzi e pernottamenti per gli ospiti sono previste in strutture alberghiere, mentre il ricovero dei quadrupedi sarà in aree appositamente attrezzate e, durante la notte, in box.
Il programma:
Sabato 07 ottobre 2017, Pian del Cavallaro:
La partenza è prevista dal maneggio di Sestola, e il primo punto sosta sarà al Lago della Ninfa, grazioso gioiello incastonato tra le maestose vette che lo circondano. Dopo pranzo si riparte in direzione di Fiumalbo e, a quota 1629 m, si giunge presso la Fontana Bedini, grazioso sito dove poter fare rifornimento d’acqua per cavalli e cavalieri, per poi percorrere il lungo tratto di strada bianca che porta a Pian Cavallaro 1869 m, suggestiva prateria d’alta quota alle pendici del Monte Cimone, la vetta più alta dell’Appennino tosco-emiliano, dove è probabile imbattersi in branchi di cavalli al pascolo.
Ci si immerge progressivamente nel comprensorio di Fiumalbo, dove si trovano le affascinanti capanne celtiche e dalle loro misteriose origini, realizzate con una particolare tecnica costruttiva molto antica. Queste costruzioni sono riconducibili alla tradizione celtica, caratterizzate dal tipico profilo scalinato. Le origini delle capanne, fabbricati adibiti ad uso agricolo e al ricovero di animali da allevamento, non sono certe. Gli edifici, generalmente a pianta rettangolare, sono stati realizzati in sasso con copertura a due spioventi rivestita da un manto di paglia di segale, raccolta in mazzi finemente allineati sopra ad una trama di travetti di legno. Le penne, lastre in arenaria disposte a gradoni che rendono così caratteristico e originale l’aspetto di questi edifici, sostengono l’armatura del tetto e disegnando i due fronti dell’edificio rendendolo molto simile a quelli che sorgono in Bretagna e Irlanda, terre abitate dai Celti.
Domenica 8 ottobre 2017, Fiumalbo.
Probabilmente da “ Flumen Album” con chiara allusione allo spumeggiare delle acque dei torrenti che lo circondano, il rio Acquacciola e rio delle Pozze che unendosi vanno a formare lo Scoltenna, è il paese, fra tutti quelli del Frignano, che ha maggiormente conservato intatto il centro storico e le tradizioni. Nel 2001 Fiumalbo è stata premiata con la Bandiera Arancione del Touring Club, il marchio di qualità turistico ambientale dell’entroterra. Borgo medievale che si presenta al visitatore con architetture intatte e restituite all’antico splendore da lungimiranti interventi conservativi.
Comunicato Stampa Gruppo Attacchi VdA – Appennino Modesene