Bologna, 22 novembre 2022 – I mondo dell’equitazione western come un’esclusiva tutta a stelle e strisce? Un mito da sfatare, perché anche in Italia gli appassionati dei cavalli e delle discipline legati alla tradizionale equitazione americana costituiscono una filiera che coinvolge 75.500 persone, conta 32mila esemplari registrati, tre associazioni principali, 2.500, fra maneggi e allevamenti, con un giro d’affari diretto di 9 milioni di euro.
Un mondo di cui Veronafiere, attraverso Fieracavalli, si vuole fare portavoce, creando un ponte tra Italia e Stati Uniti per esplorare nuove opportunità di scambi e business in questo settore, in particolare guardando all’area sportiva, del turismo in sella e della food- experience.
Fino allo scorso fine settimana, i padiglioni della fiera scaligera hanno ospitato due appuntamenti clou per il reining, cioè la “regina” delle discipline sportive americane: il Futurity IRHA IRBHA, in cui hanno debuttato i più promettenti puledri di tre anni, e le finali dei campionati nazionali assoluti organizzati da FISE, la Federazione italiana degli sport equestri.
In tutto hanno gareggiato 700 cavalli, tra cui numerosi “Million Dollar Horses”, veri e propri campioni che rientrano in uno speciale ranking internazionale basato sul montepremi vinto in carriera che sono scesi in arena nell’evento veronese per ‘accarezzare’ il montepremi complessivo di 800mila euro.
Proprio in questa occasione si è tenuto a Veronafiere un incontro b2b con tutte le principali associazioni sportive e allevatoriali di riferimento in Italia per queste razze. Obiettivo: individuare attraverso Fieracavalli nuove iniziative commerciali e culturali tra le due sponde dell’Atlantico, con il cavallo americano come denominatore comune. Una missione che vede la collaborazione del Transatlantic Investment Committee (TIC), piattaforma che opera in stretto raccordo con le rappresentanze diplomatiche negli Stati Uniti e in Italia per rafforzare i legami nel campo dei co-investimenti strategici tra i due Paesi.
«L’equitazione americana – ha spiegato Federico Bricolo, presidente di Veronafiere – rappresenta senza dubbio uno degli ambiti di Fieracavalli che insieme al TIC, alle associazioni allevatoriali e alle aziende possiamo espandere ulteriormente guardando alle affinità che lo legano naturalmente al mercato degli Stati Uniti. L’idea è quella di rendere il cavallo ambasciatore di nuove cooperazioni e scambi transatlantici in campo sportivo, commerciale, turistico ed enogastronomico. Veronafiere è già presente in Nord America nella promozione delle filiere wine&food e della pietra naturale: ora con Fieracavalli vogliamo portare oltreoceano un altro dei suoi brand storici e di successo, rafforzando il nostro presidio nell’area».
«Il successo della missione negli Stati Uniti che il TIC ha organizzato a ottobre in collaborazione con l’ambasciata italiana a Washington DC e con la missione diplomatica statunitense in Italia –ha commentato Andrea Gumina, presidente del Transatlantic Investment Committee – dimostra che c’è una grande attenzione nel campo delle relazioni economico-commerciali tra i nostri due Paesi. Per questo, abbiamo deciso di aderire alla proposta di Veronafiere, attraverso Fieracavalli, ed avviare un progetto che ci porti a massimizzare il potenziale del reining come veicolo di investimenti congiunti Italia-USA e di valorizzazione del nostro made in Italy».
Al meeting a Veronafiere hanno partecipato, oltre a Federico Bricolo e Andrea Gumina: Armando Di Ruzza, event manager di Fieracavalli, Maria Baleri, senior consultant Fieracavalli, Eleuterio Arcese, presidente di IRHA (Italian Reining Horse Association), Silvio Camanini, vicepresidente di NBHA (National Barrel Horse Association), Stefano Serni, presidente di FISE Toscana e referente nazionale per il reining e l’equitazione americana per la Federazione Italiana Sport Equestri, Franco Amadio, presidente di FITEREC-ANTE (Federazione Italiana Turismo Equestre e Trec- Ante), Roberto Cuoghi, presidente di IRBHA (Italian Reining Breeder Horse Association), Michele Bongiorni, presidente di AIQH (Associazione Italiana Quarter Horse) e Michelangelo Fasoli, membro del TIC.
Il cavallo americano in Italia
Parlare oggi di cavallo americano non significa riferirsi soltanto alla passione per uno stile di vita legato al folclore di jeans, cinturoni, camicie a scacchi, cappelli texani e line dance. Questo mondo rappresenta anche una filiera sportiva che conta, oltre al reining, ben 11 “specialità”: da quelle più adrenaliniche (barrel racing, pole bending) a quelle che si ispirano al lavoro nei ranch con il bestiame (cutting horse, working cow horse, team penning e ranch sorting), percorsi a ostacoli (gimcana western) e vere e proprie performance che esaltano la duttilità dell’animale (western pleasure, trail horse, western riding e horsemanship).
Nel Paese, il comparto muove un giro d’affari diretto (senza contare l’indotto) di circa 9 milioni di euro all’anno. Il conto è presto fatto: 4 milioni di euro dal commercio di cavalli per il reining; 1 milione dal turismo sportivo; 1 milione dalla vendita di attrezzature, abbigliamento e prodotti per l’allevamento; 1,8 milioni dal montepremi delle gare in calendario; 800mila euro dai trasporti e dalla movimentazione degli animali.
Numeri destinati a crescere, soprattutto dopo la pandemia, come confermano i continui aumenti dei tesserati alle principali realtà in Italia che ruotano intorno al cavallo americano: IRHA (Italian Reining Horse Association), NBHA (National Barrel Horse Association), IRBHA (Italian Reining Breeder Horse Association), AIQH (Associazione Italiana Quarter Horse), FISE e Fitetrec-Ante (Federazione Italiana Turismo Equestre e Trec-Ante).
Fonte: comunicato stampa