Roma, 30 novembre 2020 – La Camera dei Deputati ha interpellato diversi soggetti in merito all’esame della proposta di legge sulla disciplina dell’ippicoltura.
Tra questi anche l’Associazione Italiana Appaloosa, che ci ha trasmesso un sunto del suo intervento presentato dal segretario Giuseppe Ficacci che potete leggere di seguito.
Gentili Associati, l’Associazione Italiana Appaloosa (AIA) e la Federazione italiana sport equestri (FISE) sono stati interpellati dalla Segreteria della XIII Commissione della Camera dei deputati in occasione l’audizione informale, in videoconferenza, nell’ambito dell’esame della proposta di legge C. 2531 Gadda, recante disciplina dell’ippicoltura e delega al Governo per l’adozione di disposizioni volte allo sviluppo del settore, nella giornata di mercoledì 18 novembre 2020.
Nel ringraziare gli onorevoli per averci reso partecipi e ascoltato fattivamente, riportiamo di seguito gli interventi dell’Associazione Italiana Appaloosa, rappresentata dal Segretario Giuseppe Ficacci (+39 329 057 5174 [email protected]) durante l’audizione in oggetto:
L’Associazione Italiana Appaloosa si occupa di promuovere i cavalli di razza Appaloosa in Italia. Gli appaloosa sono una delle tre razze americane più importanti, le altre due sono i Quarter Horse e i Paint Horse. Queste tre razze equine rappresentano un quota molto importante dei cavalli sportivi allevati, o importati e addestrati in Italia.
Nello specifico gli Appaloosa vengono impiegati in due tipologie di discipline.
Posso stimare che circa il 70% dei soggetti vengono impiegati in competizioni di morfologia, gare di bellezza che coinvolgono soggetti di tutte le età a partire da puledri appena svezzati (6 mesi circa); il restante 30% dei soggetti viene impiegato in discipline sportive di Monta Western: dal reining, patrocinato dalla FISE, a discipline Stock e Performance, patrocinate invece dalla FITETREC-ANTE.
Posso senza dubbio asserire che la quasi totalità dei nostri associati di fatto svolge un’attività agricola se consideriamo il cavallo che producono, allevano e addestrano (trasformandolo appunto, citando l’Avvocato Di Paola) come un prodotto dell’agricoltura. Di fatto i nostri allevamenti insistono generalmente, o sicuramente, su un fondo agricolo. Di fatto i cavalli che ivi nascono, crescono e vivono giovano del fondo, dei pascoli, dei boschi e delle eventuali sorgenti d’acqua.
Siamo davvero lieti che questa proposta di legge voglia inquadrare l’ippicoltura come un’attività agricola e consentire, attraverso la definizione di un adeguato contesto normativo, lo sviluppo della filiera.
Normare gli aspetti previdenziali e impiegatizi è molto importante. La maggior parte dei nostri associati gestisce Associazioni Sportive Dilettantistiche, anch’io sono il presidente di un ASD, e i nostri collaboratori potrebbero essere inquadrati come operai agricoli piuttosto che come collaboratori o soci lavoratori.
Un altro aspetto molto importante e altresì interessante che abbiamo colto nel testo della proposta di legge, è la volontà di rendere coerente la disciplina urbanistica e ambientale con l’inquadramento delle attività in ambito agricolo. In merito ci tengo a ripetere che quasi tutti gli allevamenti dei nostri associati insistono e sono strettamente connessi ad un fondo agricolo. Tutte le attività allevatoriali e di addestramento (stallaggio, alimentazione, guardiania, sorveglianza sanitaria, movimentazione, preparazione fisica, pascolo, gestione delle deiezioni. mascalcia etc.) vengono svolte sul fondo agricolo e molto spesso necessitano la presenza dei soggetti coinvolti 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, specialmente nel periodo delle nascite, perchè un puledro “non avvisa quando ha deciso di venire al mondo”. In queste molteplici occasioni, l’ippicoltore si trova costretto a “risiedere” sul fondo agricolo senza poter regolarizzare il proprio status, come invece è giustamente concesso al conduttore del fondo agricolo.
Un ulteriore aspetto che vorrei portare alla vostra attenzione è che il cavalo è l’unica specie, di interesse zootecnico, che non ha una anagrafe unica sanitaria. Esistono oggi più associazioni ed enti preposti a questa funzione APA, AIA, ARA, BDN etc… E’ auspicabile un’unica anagrafe e soprattutto accreditata e riconosciuta, o meglio ancora unificata, a livello europeo agevolando e semplificando lo spostamento dei capi.
In merito alla volontà di promuovere il Cavallo Italiano, autoctono, da italiano la apprezzo ma da rappresentate di un’associazione che promuove una razza americana in Italia, e da amante appassionato di questa razza, devo sottolineare che quest’aspetto ci sta un po stretto. In questo argomento mi sento di rappresentare spontaneamente anche la Quarter Horse Italia e il Paint Horse Club Italiano.
I cavalli che alleviamo e promuoviamo noi sono cavalli che – anche se probabilmente nati in Italia – hanno nelle loro genealogie indubbiamente cavalli prodotti negli Stati Uniti. Sarebbe invece per noi opportuno poter produrre un cavallo americano, con il riconoscimento di una sorta di “made in Italy” per valorizzare i soggetti allevati o addestrati in Italia.
In ultimo accolgo con grande piacere la volontà dell’Onorevole Gadda di voler inserire, in seguito al nostro intervento, la “Morfologia” tra le discipline e le attività elencate al Comma 1.