Bologna, 9 febbraio 2023 – Il contest Young Writer di Cavallo Magazine, nella categoria 14-17 anni ha trovato particolarmente interessante il lavoro di Lucia Giribaldi che, per scrivere della propria passione in maniera documentata, si è rivolta alla tecnica giornalistica dell’intervista. Ecco il suo eleaborato, tutto da leggere e da gustare…
Parlando con Valentina
Valentina Truppa è il mio idolo perché è un’amazzone tecnicamente molto preparata ed in grado di trasmettere le sue conoscenze in modo chiaro e preciso; ha portato un cavallo preso da puledro fino alle olimpiadi con buoni risultati, il che è anche una mia grande ambizione. Tutt’ora cura l’addestramento e la gestione dei suoi cavalli in prima persona. Fin da giovane ha conseguito nella sua carriera innumerevoli risultati (tra cui, per ben sei volte, il primo posto nel Campionato italiano tecnico e freestyle, il terzo posto nella Reem Acra FEI World Cup Final Dressage nel 2012, ed aver preso parte a due Olimpiadi). Valentina mi ha detto che all’inizio della sua carriera agonistica, con le sue prime gare internazionali, ha sempre pensato che nella vita avrebbe fatto solo esclusivamente il cavaliere. Invece, col passare del tempo, avendo ottenuto diversi incarichi federali, ha constatato di essere molto gratificata anche dal ruolo di istruttore, nel veder crescere i giovani binomi che lavorano con lei, come ha detto che è successo anche nel mio caso.
Un argomento mai stato veramente affrontato nelle interviste fatte a Valentina finora, riguarda la parte “umana” e organizzativa fuori dal contesto della ripresa, quindi fuori dal rettangolo. Spesso si considera solo la preparazione sul campo, ovvero provare le varie manovre e successivamente la relativa gara, ma ovviamente c’è anche tutto un contorno, che negli anni si impara. Dalla gara più vicina a quella più lontana, tutto quanto ha una logistica e una preparazione antecedente, e secondo Valentina sarebbe bene sensibilizzare i ragazzi a riguardo. L’organizzatore di ciò può essere uno “stable manager” o direttamente il cavaliere interessato, come nel caso di Valentina, che avendo una scuderia piccola gestisce ogni aspetto in prima persona, così da avere tutto sotto controllo. Quindi c’è tutta una pianificazione anche dei vari documenti, sia inerenti al cavaliere, che al cavallo e al mezzo di trasporto. Anche le pulizie rientrano in questo discorso, come preparare finimenti e quant’altro.
I cavalli oggi vengono scelti anche in base alle genealogie ed è molto importante che rientrino in determinati canoni fisici e caratteriali. Essendo nata e cresciuta in un allevamento di cavalli, posso confermare quanto Valentina sostiene, ovvero che oggigiorno si hanno più indicazioni sulla genetica e quindi risulta un po’ più semplice procedere nella selezione degli stalloni e delle fattrici che si vogliono impiegare nella riproduzione. Basandosi sugli indici genetici dei genitori si possono avere indicazioni su quello che potrà essere il futuro del puledro. Nonostante ciò, risulta comunque molto più semplice farsi un’idea vedendo un cavallo a 3/4 anni già in lavoro piuttosto che vedendolo a soli 6 mesi di vita.
Dopo l’individuazione della genealogia, quando poi i puledri di circa 3 anni arrivano in scuderia da Valentina, lei cerca fin da subito di capirne anche il carattere.
Alla domanda se prediligere in un cavallo il carattere o le andature, Valentina mi ha risposto che ci vorrebbe una compensazione delle due cose, benché lei ha avuto modo di constatare che per quanto bello, un cavallo con un pessimo carattere, è inutile averlo. Piuttosto è meglio un soggetto leggermente meno qualitativo, com’era il suo Ranieri, ma molto intelligente e collaborativo. In casi come questo certe carenze si possono compensare con la tecnica. L’ideale sarebbe avere entrambe le cose, però Valentina mi ha raccontato anche della sua esperienza con Chablis ed Eremo, che sono stati per ora i suoi due cavalli più importanti: di Chablis dice che è un cavallo con cui bisogna sempre scendere un po’ a compromessi; Eremo invece era un cavallo molto pauroso e molto caratteriale, quindi a volte, nonostante un’ottima preparazione e campo prova, bastava un piccolo inconveniente in campo gara per mettere tutto a repentaglio. Ci sono cavalli che apprendono facilmente, come ad esempio Eremo del Castegno che a 9 anni era già in Grand Prix; cavalli che invece vanno aspettati, perché ad esempio hanno avuto una crescita un po’ altalenante, oppure hanno difficoltà su un esercizio in particolare, come nel caso di Chablis col piaffe.
Nella sua carriera, Valentina non crede di aver mai trovato un cavallo uguale a un altro. Ha trovato cavalli con delle similitudini, ma mai sovrapponibili.
Nell’addestramento bisogna progredire gradatamente, insegnandogli innanzitutto ad andare in gara, ai cambiamenti d’ambiente. Ci sono cavalli, come Chablis, che non risentono di questi cambiamenti e dove li metti stanno, e quelli come Eremo, che bastava una cosa diversa anche a casa per renderlo estremamente irrequieto.
Strada facendo si scopre anche la loro attitudine ad andare in gara: ci sono cavalli “garisti”, che a volte vanno addirittura meglio in gara che a casa; ci sono poi i cavalli che in gara sono talmente spaesati dal nuovo ambiente e non riescono a dare il massimo perché troppo tesi. Negli anni, portando spesso fuori questi ultimi soggetti, a Valentina è successo sia con Sauvignon e più recentemente anche con l’altro Eremo (Eremo di Fonteabeti), che loro si abituano. Mentre ci sono anche quelli, che non si sono mai completamente abituati ad andare in gara, ad esempio Eremo del Castegno, che nonostante ciò è arrivato comunque fino alle Olimpiadi.
Nell’addestramento si deve anche tener conto della progressione tecnica che ha fatto il cavallo. Non tutti i cavalli possono raggiungere lo stesso livello nei vari esercizi. Valentina ha constatato coi suoi cavalli, come ad esempio nel caso di Ranieri per il piaffe e passage, che è comunque arrivato a competere fino al Grand Prix, ci possono essere problemi nell’apprendimento di un determinato esercizio, dovuti non tanto all’addestramento, ma alla conformazione fisica del cavallo o ad altri motivi. In questo caso il cavallo incontrerà sempre una particolare difficoltà nell’eseguire quell’esercizio e in gara non riuscirà mai ad ottenere un voto ottimale. Il dressage alla fine è matematica. Se in alcune voci della ripresa ci sono dei 6 e si riesce a compensare nelle altre figure con degli 8 e dei 9 si alza la media, altrimenti non si riesce ad avere un punteggio finale competitivo. Ad esempio se lo scopo è quello di partecipare ai campionati europei, ai campionati del mondo o alle Olimpiadi, non è sufficiente che il cavallo sappia eseguire tutti gli esercizi richiesti, ma deve arrivare ad un punteggio superiore ad almeno 64%. Solo 60 binomi partecipano alle Olimpiadi nelle gare di dressage. Esserci implica aver superato tale selezione. Gli atleti appartenenti ad una nazione provvista di squadra vanno con le squadre, mentre chi viene da una nazione sprovvista di squadra può qualificarsi solo come individuale, come è successo a Valentina sia per le olimpiadi di Londra nel 2012 sia per quelle di Rio 2016. Il binomio deve rimanere sempre in un certo standard di punteggi. I posti rimanenti come individuale, ovvero quelli presenti nella ranking list parallela a quella mondiale e creatasi solo l’anno prima delle olimpiadi, escludendo tutti i provenienti dalle nazioni che hanno già la squadra, sono nettamente meno. Solo i migliori 10 di questi potranno partecipare alle Olimpiadi; anche la media dell’ultimo dei qualificati è normalmente superiore al 70%. Bisogna mantenere un punteggio alto per tante gare per mantenere la propria posizione in classifica, come Valentina che aveva una media di punteggi che oscillava tra il 73 e il 75%. Chi fa i migliori risultati e il numero maggiore di gare passa avanti in graduatoria, quindi è un continuo far gare. È pertanto fondamentale conoscere molto bene il proprio cavallo, non solo dal punto di vista tecnico durante la gara, ma anche dal punto di vista gestionale: deve essere in grado di reggere tante gare (anche nell’arco di poco tempo), sia fisicamente che mentalmente, ed avere una buona accettazione dei viaggi. Ranieri, ad esempio, è un cavallo che può gareggiare a cadenza mensile ma poi ha bisogno di un successivo periodo di recupero, mentre Chablis ed Eremo permettevano a Valentina di andare in gara anche una settimana dopo l’altra, a volte senza nemmeno dover fare rientro a casa.
Pur avendo un cavallo ben preparato e che lavora molto bene a casa, se quest’ultimo accusa molto male i viaggi, stressandosi molto, arriverà in gara stravolto, quindi nonostante tutta la preparazione fatta, la sua performance in gara ne risentirà molto, come appunto le capitava con Ranieri.
Secondo Valentina, per trovare un cavallo idoneo ad avere una carriera agonistica intensa, non è sufficiente focalizzarsi sulla genealogia, i movimenti e il carattere, ma bisogna guardare anche come accetta lo stress legato a cambiamenti d’ambiente, gare e viaggi. Questo però lo si scopre veramente solo strada facendo, si può intravedere già durante le gare dei cavalli giovani, però poi, secondo Valentina, lo si capisce in realtà dagli 8/9 anni in su, quando è quasi completa la maturazione del cavallo.
È bene che il cavallo impari a viaggiare il prima possibile e che il suo primo viaggio sia piacevole.
Valentina preferisce che i suoi cavalli non viaggino più di 8/9 ore consecutive. Dopo questo arco di tempo, se possibile, è bene fermarsi in una stalla di sosta, affinché possano riposarsi, mangiare e bere. Pur lasciandogli il fieno a disposizione per il viaggio, si è visto che, proprio perché stanno viaggiando, non tutti mangiano né tantomeno bevono. La temperatura è un altro fattore importante nei viaggi. È bene prestare attenzione che non si verifichino gravi sbalzi termici o eventi eccessivamente stressanti, come ipertermie o ipotermie. Valentina, se può scegliere, d’estate preferisce far viaggiare i cavalli di notte, dato che c’è meno caldo, meno traffico e in caso di incolonnamento si evitano fenomeni di surriscaldamento. Quello che ci preme è che all’arrivo il cavallo sia nelle condizioni ottimali per aver la migliore prestazione possibile in gara, prestando particolare attenzione al fatto che non si disidrati e continui a mangiare in gara e nel viaggio. Valentina cerca sempre di arrivare in gara mezza giornata in anticipo, per dare il tempo ai suoi cavalli di riposarsi ed ambientarsi.
Valentina preferisce sempre viaggiare coi suoi cavalli, per accertarsi che vada tutto bene. Ci sono stati dei viaggi in cui Valentina pensava che non sarebbe mai arrivata a destinazione, per quanto fossero interminabili. Come, per esempio, gli oltre 2000km fatti per partecipare alla finale di coppa del mondo a Göteborg, in Svezia, nel 2014. Un viaggio così lungo va ovviamente suddiviso in più tappe.
Normalmente i cavalli vengono legati per il trasporto. Alle volte a Valentina è capitato, soprattutto nel caso di dover trasportare un cavallo piuttosto grande, con un van da 2, di spostare la paratia, in modo da ricavarne un piccolo box; ad esempio ha fatto un paio viaggi con Zeus, che è un cavallo di un 1,80m, in cui lo ha fatto viaggiare libero e lui si è autogestito.
Tra i cavalli di Valentina Chablis viaggiò in aereo sia per una gara a Miami, in Florida, e poi per le olimpiadi di Rio ed entrambe le volte non ha risentito per niente del viaggio. Infatti né Chablis né tutti gli altri cavalli presenti a bordo erano a disagio, sembrava che per loro fosse assolutamente normale. Vengono messi in queste specie di minibox, troppo piccole perché si possano girare, come le poste, e caricati poi sull’aereo. Una volta a bordo per loro è come essere in un grande van ed anche durante decollo e atterraggio non c’è stata alcuna inquietudine da parte dei cavalli.
Alla domanda che le ho posto in merito alle qualità dei suoi cavalli che ha apprezzato di più nell’addestramento, Valentina mi ha elencato le caratteristiche di alcuni dei suoi cavalli: di Eremo del Castegno ha apprezzato la capacità di apprendimento, perché era un cavallo precoce, che ha progredito rapidamente e bene nell’addestramento; di Chablis l’essere “garista”, un cavallo agonista che, soprattutto negli appuntamenti più importanti, dava sempre il massimo; di Ranieri, l’intelligenza e la sua fiducia nelle persone. A proposito di somiglianze tra alcuni dei suoi cavalli, Valentina mi ha detto che: Smile è molto simile a Chablis; Zeus è molto simile a Eremo del Castegno, perché anche lui a 9anni ha già imparato tutte le manovre da Grand Prix ed anche lui tende ad agitarsi per i cambiamenti di ambiente, ma ciò è riconducibile alle poche gare che ha fatto finora; Eremo di Fonteabeti momentaneamente sembra essere una via di mezzo tra Eremo del Castegno e Chablis, con buone capacità di apprendimento; attualmente non le è ancora ricapitato di avere cavalli intelligenti come Ranieri.
È sempre un piacere parlare con Valentina, che è una continua fonte di buoni consigli per me giovane amazzone. Spero di esser riuscita a trasmettere, con questo excursus su talune delle molte cose che questa campionessa mi ha insegnato, alcuni dei motivi che accrescono la mia stima ed ammirazione nei suoi confronti.
Testo di Lucia Giribaldi